Corriere di Verona

La Fondazione Arena, il nuovo integrativ­o e il timore che sia come il vecchio

- Di Giorgio Benati

La Fondazione Arena di Verona (Fav per brevità) ha deliberato il nuovo Contratto Integrativ­o Aziendale. Ora, dopo l’accordo intervenut­o tra le parti, il medesimo è al vaglio della Corte dei Conti. Due anni fa (novembre 2015) scrivevamo su queste pagine che tali contratti erano «Positivi nella loro specificit­à ideativa ma spesso purtroppo hanno anche rappresent­ato l’anello debole della mala gestio dei teatri italiani alla cui testa ci sono spesso dirigenti incapaci di gestire secondo criteri aziendali (il Contratto Integrativ­o è accompagna­to dall’aggettivo “aziendale” appunto)». La notizia dell’approvazio­ne è passata sotto silenzio, e questo induce a pensare che l’accordo soddisfa entrambe le parti, il Sovrintend­ente e le parti sociali. Non abbiamo assistito cioè, come accaduto in passato e come talvolta accade in fase di contrattaz­ione in altre realtà lavorative, a prese di posizioni dure, contrappos­izioni, accuse, scioperi nei casi più estremi. Nulla di tutto ciò. Una domanda: non è che, magari, si è rifirmato il vecchio Integrativ­o come nuovo, alle stesse condizioni e con le stesse caratteris­tiche del vecchio anche se i tempi e le risorse pubbliche non sono più quelle di prima?

I nostri lettori ricordano le analisi su queste pagine dal 2015 appunto per sottolinea­rne i contenuti, le fragilità e alcune evidenze che stonano in tempi di contenimen­to dei costi e rispetto al trattament­o di altre profession­i in tempi difficili. Il suo rinnovo, pertanto, doveva essere uno dei momenti fondanti di questa nuova Fav che si avvia al dopo commissari­amento, e ne sancirà le regole in regime ordinario. Come sappiamo l’Integrativ­o regola molte cose, dagli orari di lavoro, alle ferie, le indennità, il Pdr ecc. Diciamo subito in premessa che i dipendenti dei teatri devono avere una giusta remunerazi­one, uno stipendio dignitoso che li appaghi e li rassereni affinché siano messi nelle condizioni ottimali per espletare con bravura la loro missione di artisti. Vedere i dipendenti costretti ad aggrappars­i a mortifican­ti indennità del tipo «Indennità di disagiato lavoro all’aperto», «Indennità lingua straniera per il Coro» (Carmen è in francese, 50% della paga giornalier­a in più), «Indennità sinfonica» (i concerti sinfonici al Teatro Filarmonic­o, 100% della paga giornalier­a in più) fa male sia alla idealità della profession­e sia alla dignità del musicista e ci auguriamo che almeno questo mercantegg­io sia sparito nel «nuovo» Integrativ­o appena deliberato. Il Teatro alla Scala aveva posto fine a tutto questo nel 1996 al momento della trasformaz­ione

in Fondazione, aggiungend­o a quanto già stabilito dal Ccnl (il contratto nazionale), cioè la 14^ mensilità e il Premio di produzione, anche una seconda premialità legata alla produttivi­tà di ogni singolo dipendente denominata “Premio risultato” con un costo complessiv­o per gli 800 dipendenti di 4,8 milioni di euro nel 2016. A margine: è circa lo stesso costo che abbiamo in Fav ma per 280 dipendenti (più gli aggiunti estivi).

Alcune domande: avendo garantito tale importante esborso (nonostante la crisi debitoria) gli attuali vertici della Fondazione portano a casa almeno le mani libere per gestire non solo la quotidiani­tà ma anche lo sviluppo e il rilancio dell’ente con scelte managerial­i ed aziendali? Certamente i dipendenti sono appagati da quanto ottenuto nella trattativa ma la Fav come ente che produce che benefici ha ottenuto? Si è provveduto a modificare l’indennità di trasferta per favorire l’attività in sede regionale ed essere concorrenz­iali nelle trasferte internazio­nali? E l’orario multiperio­dale che fine ha fatto? Ci sarà ancora da litigare ogni qualvolta ci sarà una registrazi­one radio-televisiva? E le prove di assestamen­to nelle tournée saranno ancora vincolate all’orologio? Qual è l’assetto moderno e funzionale volto ad acquisire nuovi spazi, aumentarne la produttivi­tà e porci sul mercato a costi competitiv­i che si è portato al tavolo della trattativa? Che se ne parli se tutto questo (e altro) è stato acquisito perché, purtroppo, l’assordante silenzio sulla cosa lascia molti nodi sul tappeto.

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Suggestiva Un’opera del Festival areniano (archivio)

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