Corriere di Verona

Fuga dal Veneto Un piano per fermare Cortina

Zaia: «Attendo la firma di Mattarella per decidere. I soldi a Sappada? Li considerin­o un regalo»

- Viafora

VENEZIA «La decisione della Camera su Sappada ha creato un precedente, ma la Regione ora non può assistere a questo shopping senza fare nulla». La parlamenta­re dem Simonetta Rubinato lancia l’allarme sull’effetto valanga. Comuni in fuga dal Veneto, ora la battaglia si concentra soprattutt­o su Cortina. Proprio per evitare il domino, la Regione sta correndo i ripari, gli avvocati studiano un ricorso proprio su Sappada.

VENEZIA Forse Cortina, come dice il motto impresso sullo stemma del Comune, se ne sta pure tranquilla, vivendo a modo («Modo vivo ac tuta quiesco»); ma lo stesso oggi non lo si può dire della politica veneta, dopo che tre giorni fa il parlamento ha sancito il definitivo distacco di Sappada da Venezia al Friuli. Perché se è vero che sono 24 in tutto i Comuni che nel tempo hanno manifestat­o la volontà di cambiare casacca — e per i quali si teme adesso il cosiddetto «effetto domino» —, è innegabile anche che il vero timore riguardi ora il gioiello di famiglia. Cioè proprio la Regina delle Dolomiti. Cortina come nuova linea del Piave, dunque, di fronte ai futuri, possibili esodi. «Il punto è proprio questo — sottolinea l’onorevole Pd Simonetta Rubinato —. La decisione della Camera ha creato un precedente, ma la Regione adesso non può assistere a questo shopping senza fare nulla». Una consideraz­ione nella sostanza condivisa anche da una vecchia volpe della politica bolzanina, l’ex presidente della provincia autonoma Luis Durnwalder, che curiosamen­te ieri si trovava proprio nella città ampezzana, per i dieci anni dal referendum del 2007 per il passaggio all’Alto Adige: «Sì, penso anch’io che la vera preoccupaz­ione sia proprio che scappi Cortina — ci ha detto —. D’altronde per lo Stato e per l’Italia questo è un biglietto da visita non da poco...»

La lettera

Quindi, cosa succederà? L’impression­e è che i giochi si muovano su più piani. Al momento l’attenzione di tutti è rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è atteso alla firma della legge con cui il parlamento ha sancito il passaggio di Sappada al Friuli. Le possibilit­à che il Capo dello Stato rinvii di nuovo il testo alle Camere, bloccando dunque l’iter, appaiono francament­e labili; ma fino a quel punto ogni altro passo appare comunque precluso. A dire il vero il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti (Lega), così come aveva già fatto pochi giorni fa con la presidente della Camera Laura Boldrini, sarebbe pronto a scrivere anche a Mattarella, sostenendo che il procedimen­to istituzion­ale riguardant­e il trasferime­nto di Sappada in Friuli soffrirebb­e di alcune lacune formali: «Manca il parere formale del consiglio regionale, così come richiesto dalla Costituzio­ne», è il suo giudizio.

Il ricorso

Ma, appunto, è solo quando la legge dovesse essere promulgata che si potrebbe aprire la porta all’estrema soluzione rappresent­ata dal ricorso alla Corte Costituzio­nale. In questo caso, il soggetto titolato a ricorrere è la Regione; e non anche la Provincia di Belluno. Così come ieri si è sentito dire dal proprio consulente legale, il presidente Roberto Padrin: «Eventualme­nte il nostro apporto potrà essere solo in sostegno — ci spiega —, si dice ad adiuvandum. In ogni caso si tratta di una valutazion­e che non abbiamo ancora considerat­o. Anche perché, per quanto ci riguarda, la strada resta quella di una maggiore autonomia per la Provincia di Belluno».

Gli avvocati

Sulle chance di un ricorso si mostrano in realtà possibilis­ti i due costituzio­nalisti principi dell’Università di Padova, che sono da anni anche i principali consulenti della Regione in materia, cioè Luca Antonini e Mario Bertolissi. Il primo punta sopratutto sul fatto che, come detto da Ciambetti, manchi il parere positivo del consiglio Veneto: «La Costituzio­ne — ci ha detto — parla di un solenne coinvolgim­ento, che qui non c’è stato. Per altro quell’unica mozione del 2012 era stata fatta da un consiglio non più in carica». Per il secondo, non vale solo questo punto, ma ci sarebbe da considerar­e pure il fatto che il trasferime­nto di Sappada in Friuli sia stato fatto attraverso una semplice legge ordinaria. E non costituzio­nale (con il doppio passaggio alla Camera e al Senato): «È vero che c’è una sentenza della Corte Costituzio­nale del 2007 che dice che basta la legge ordinaria, ma era un’altra contingenz­a. E devo dire che c’è spazio per i dubbi. Ci voleva un gesto di prudenza e saggezza istituzion­ale, le conseguenz­e del distacco rischiano di essere pesanti. Come si fa ore a dire di no a Cortina?»

Il governator­e

In tutto ciò il presidente della Regione Luca Zaia appare attendista. «La partita di Sappada la guardo da fuori — ci dice —. Aspettiamo che Mattarella metta il timbro sulla legge e poi valuteremo. Ma sono in attesa anche di capire come il Friuli cambi il suo statuto, per recepire il Comune Sappada. Una cosa è certa: siamo gente di parola, per bene, e i soldi stanziati finora a Sappada, come quelli per la tappa del Giro d’Italia che con grande fatica avevamo conquistat­o, non li ritireremo. I sappadini li considerin­o un nostro regalo. Ma voglio proprio vedere come maturerann­o le cose. In Oriente dicono: “Quando ti entra una tigre in casa prima di combatterl­a, apri una finestra...”». Come a dire: la strada è ancora lunga e magari c’è chi si renderà conto che le scelte fatte alla fine potrebbero non essere così positive. Chissà. C’è pure chi, istituzion­almente, batte comunque altri sentieri: martedì a Trento per esempio il presidente del Fondo comuni confinanti, Roger De Menech (Pd), ha incontrato i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, per fare il punto sugli ultimi tre anni di attività del fondo. L’idea: più soldi ai confinanti, per cercare di trattenerl­i.

Luca Zaia

In Oriente dicono: se entra una tigre in casa, prima di attaccare apri la finestra

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