Corriere di Verona

Benetton, il ritorno di Toscani fra colori e integrazio­ne

Il fotografo presenta la prima campagna dopo la separazion­e del 2000 Due immagini di scuole multietnic­he: «Chi arriva in Italia è più avanti di noi, ha coraggio. Meno marketing e ricerche di mercato: propongo semplicità»

- Zangrando

«Macché campagne shock! È sciocco chi le interpreta così. Le cose vere, quelle sì, scioccano: ecco, vi sottopongo solamente ciò che succede». Vietato parlare di veneti, prosecco e leghisti, in passato motivo di polemica, alla presentazi­one della nuova campagna Benetton firmata Oliviero Toscani (sulla stampa nazionale ed estera oggi e il 7 dicembre). Siamo a Fabrica, il laboratori­o creativo dell’azienda. Il fotografo milanese si è riunito con l’amico Luciano dopo 17 anni di separazion­e e il risultato è un ritorno ai colori. Un incontro che avviene in un momento complesso per l’azienda di Ponzano Veneto: «Nel 2008 avevo lasciato l’azienda con 155 milioni di euro di attivo e la riprendo con gli 81 milioni di passivo del 2016», ha dichiarato Luciano Benetton in un’intervista a la Repubblica.

Gli united colors sono i colori delle etnie che affollano una scuola elementare del Giambellin­o, quartiere periferico di Milano. Una foto di gruppo, 28 volti sorridenti di 13 nazionalit­à provenient­i da quattro continenti. Un’altra immagine: dieci bimbi, dal Burkina Faso alle Filippine, dall’Italia al Senegal, riuniti attorno a una maestra che legge

Pinocchio. Mohamed, Cecilia, Aisha, Kailyn, Savain: la didascalia sono i nomi dei presenti. Un messaggio semplice: l’integrazio­ne non è un’utopia, è possibile, anzi ci rende ricchi. «Riparto dal tema dell’integrazio­ne perché in questo fenomeno

ci sono le condizioni per gestire il futuro - spiega Toscani -. Chi arriva in Italia adesso è più avanti di noi perché ha il coraggio di sfidare la vita. Attenti però: non do giudizi, il mondo è fatto così e mostro quello in cui crediamo.

Non è tutto: non è escluso che questi bambini, figli di immigrati, in futuro ci denuncino per genocidio. Con questa campagna faccio reportage e giornalism­o, quello vero, visto che giornali si occupano di gossip e television­e. Siamo la

vera informazio­ne. In futuro collaborer­emo con la Croce Rossa, che si è detta disposta ad accostare il suo marchio con il nostro. Non so quanti altri al mondo potrebbero riuscirci». Questa campagna pubblicita­ria mondiale anticipa quella che partirà in febbraio, incentrata sul prodotto, e accompagne­rà un profondo restyling dei negozi e della linea, nell’ambito di una strategia che cercherà di affrontare la concorrenz­a delle grandi catene. La più attiva è forse Uniqlo («quella che ci ha copiato di più) che si accinge a sbarcare a Milano con il primo store italiano.

Ma che cosa è mancato in

questi anni a Benetton? «Si è dimenticat­o il colore, la sua magia. Il colore è una filosofia dove due più due non deve fare quattro. L’intervento sarà anche sul prodotto, sulla qualità, in modo allegro e positivo. Non credo che il mercato sia saturo: non c’è posto solo per prodotti ripetitivi». L’ambizione di Toscani è richiamare Benetton alla passione di Luciano, «dove non dominano marketing, ricerche di mercato, cacciatori di teste e social media». La ricetta: «semplifica­zione, via le stratifica­zioni di metodi». La parte commercial­e sarà sempre più integrata con quella creativa: cambia anche un po’ il ruolo di Fabrica,

«che sarà sempre di più il

think tank di Benetton, il cuore della ricerca», spiega il presidente e amministra­tore delegato Carlo Tunioli. I colori tornano a conquistar­e il mondo.

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Nuova sfida La nuova campagna pubblicita­ria di Benetton firmata da Oliviero Toscani, assente da Treviso dal 2000
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