Burocrazia
La lenta agonia delle imprese: 2000 pagine di leggi nel solo 2016 «Cambiano i nomi, ma restano i lacci»
VENEZIA Dici «split payment» (pagamento disgiunto) e si sogna subito l’America, il suo fisco implacabile ma cristallino, quello che incastrò Al Capone per capirsi. Lo cali fra le nebbie nordestine e diventa, insieme al gemello «Reverse charge» (addebito a carico), la bestia nera di elettricisti, idraulici, caldaisti ma anche architetti e progettisti. Nella giungla di oltre 2000 pagine di misure fiscali prodotte nel 2016, come segnala la Cgia di Mestre, c’è l’imbarazzo della scelta: non si contano le novità burocratiche che mettono in ginocchio soprattutto i piccoli.
Partiamo dallo «split payment». Un elettricista che lavora per la PA, pubblica amministrazione, emette una fattura da 1000 euro senza Iva. Sarà la PA a «girare» all’erario i 220 euro di Iva dovuta. Bene per le casse dello Stato. Ma, anzi malissimo per l’elettricista che, avendo pagato i materiali con un’Iva al 22% è automaticamente a credito. E per richiedere la compensazione dovrà sborsare 300-400 euro per il visto di conformità che può apporre soltanto un commercialista. Stesso meccanismo per il «Reverse charge» nella situazione in cui l’elettricista lavori in subappalto, sarà la ditta che ha preso in carico l’appalto a girare l’Iva allo Stato. La ratio è la lotta all’evasione fiscale ma, nel frattempo, per chi lavora, le spese per ogni fattura sopra i 5000 euro, aumentano.
Ma non doveva essere l’era della sburocratizzazione del fisco, anche grazie alla fatturazione elettronica? Peccato che se il livello di adeguamento tecnologico dei sistemi informatici della PA è quello sperimentato lo scorso ottobre con l’invio dei dati dello «spesometro», non c’è da star tranquilli. In quell’occasione, la paralisi dei database gestiti da Sogei è stata riconosciuta dalla stessa Agenzia delle Entrate. Il grido d’allarme l’aveva lanciato la Cgia: «Nel 2016 tra leggi e decreti legge in materia fiscale ci sono state 11 novità legislative, che hanno a loro volta modificato 110 norme esistenti, e 36 decreti ministeriali composti da ben 138 articoli». Una giungla per grandi e piccole imprese. Il grido di dolore arriva soprattutto dai piccoli. Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Veneto, taglia con l’accetta: «Neppure il tempo di portare a casa lo scorso anno in una trattativa all’ultimo sangue la compensazione fra debiti e crediti che si aprono nuovi fronti. Non ne possiamo più, ci considerano delinquenti per partito preso». Se dovesse andare in porto l’introduzione dell’obbligo generalizzato di fattura elettronica, Confartigianato chiederà che vengano contemporaneamente ridotti molti degli adempimenti vigenti: dal visto di conformità all’obbligo di Pos alle comunicazioni delle liquidazioni Iva periodiche. Secondo una stima degli artigiani, un’impresa individuale di piccola media dimensione, con un minimo affaccio al mercato estero, rischierà di spendere tra costi di gestione amministrativa per la fattura elettronica, adeguamento tecnologico, visti di conformità, commissioni sul Pos, spesometri e comunicazioni Iva circa 6 mila euro l’anno. Una rivoluzione fiscale che gli artigiani temono «gattopardesca»: spesso a cambiare è solo il nome. Vale per i fu studi di settore, ora «indicatori sintetici di affidabilità fiscale». Resta vero che secondo le ultime statistiche dell’Agenzia delle Entrate sui risultati degli studi di settore 2016, il 60% dei contribuenti è «non coerente». Per recuperarlo c’è sempre il visto di conformità, ovviamente. E poi l’Imu sugli immobili strumentali: per il classico capannone veneto, si può dedurre dal reddito d’impresa solo il 20% dell’imposta pagata. «Dobbiamo pensare che i giovani non possono lavorare tutti come dipendenti, - dice Bonomo - facciamo tornare la voglia di fare impresa». Massimo Da Re, presidente dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Venezia ammette: «L’auspicio è che l’avvento della fatturazione elettronica spazzi via buona parte degli adempimenti e che in futuro ci resti il tempo per lavorare alle strategie aziendali». Secondo il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, si dovrebbe arrivare «a incentivare chi le norme fiscali le scrive concretamente». Gli fa eco l’ex sottosegretario del Mef, Enrico Zanetti, Scelta Civica: «Ho battagliato perché ci fosse almeno un viceministro con deleghe specifiche sul fisco perché si perpetua uno staff tecnico che ha un approccio statalista, punitivo, per braccare gli evasori, anche con gli onesti». Intanto, chi sta in prima linea, si attrezza per sopravvivere all’inverno. «Visto il bailamme di normative – spiega Franco Marchetto presidente dell’Associazione Dottori commercialisti del Triveneto – ci dobbiamo specializzare». La linea Maginot per Confartigianato è l’abolizione di quel visto di conformità considerato incostituzionale. Il Leitmotiv delle manifestazioni messe in cantiere a dicembre sarà sempre «Robe da matti», con una camicia di forza come simbolo della burocrazia fiscale fuori controllo.