Il premio a Recalcati «A scuola ero un disastro»
Ieri sera la cerimonia di consegna all’intellettuale e docente oggi seguito da un pubblico vastissimo. Tra ricordi, rievocazioni di cattivi maestri e giudizi anche sui politici: «Renzi? Frettoloso. Berlusconi? La potenza del godimento al di là della legge
Un bambino che guardava sempre fuori dalla finestra invece che ascoltare la maestra, studente non proprio modello, bocciato più volte. Un bambino però che, diventato adulto, ha potuto sviluppare le sue potenzialità, le sue vitali «storture», come le chiamerebbe oggi. Il suo nome è Massimo Recalcati: mentre riceveva ieri sera, al Piccolo Teatro di Giulietta, il Premio 12 Apostoli, ha commentato: «Quando vengo premiato, non posso non pensare al fatto di essere stato forse l’ultimo bambino a essere bocciato in seconda elementare». A dialogare con lui - oggi psicoterapeuta, saggista, docente e giornalista seguito da un vastissimo pubblico - nel corso della cerimonia di questa quarantesima edizione, sono stati alcuni degli «apostoli» che compongono la giuria, presentati dalla giornalista Monica Rubele: il quirinalista Marzio Breda, il giornalista Lorenzo Reggiani, esperto di cinema e cultura, Alfredo Meocci, già direttore generale della Rai, e Milo Manara, uno dei più noti e amati fumettisti. Assenti per influenza invece Stefano Lorenzetto e Luca Goldoni, classe 1928 e pilastro del premio (non ha mancato un’edizione) accanto a Massimo Gramellini, Vittorio Zucconi, Ettore Mo, Ferruccio de Bortoli, Gianluigi Beccaria e Sergio Romano. «Un premio nato in maniera conviviale – ha ricordato Monica Rubele – tra Giorgio Gioco, Enzo Biagi, Indro Montanelli nel 1968, oggi sostenuto da Sandro Fedrigoni e presieduto da Alessandro Sartori».
Tra rievocazioni di cattivi maestri, quelli che usano il proprio potere in maniera feroce, e di altri meravigliosi maestri, come quella Giulia Terzaghi che Recalcati ricorda come una salvatrice, tra i ricordi del padre fiorista che vergava parole in oro sui nastri componendo le corone dei defunti, tra lo svelamento di fatti intimi considerati come un miracolo, la nascita inattesa di un figlio desiderato, Recalcati
ha raccontato frammenti della propria esistenza, toccando in questo modo temi che sono universali, in cui ciascuno si può riconoscere e trovare risposte, tenendo così «incollato» il pubblico presente. A partire dal sacrificio, un concetto a smontare il quale è dedicato l’ultimo libro pubblicato dello psicoterapeuta - che tiene anche un corso (aperto al pubblico e non solo riservato agli studenti) all’Università di Verona cominciando dal cristianesimo, dove la lezione di «Gesù è quella di liberare la vita dal sacrificio. Per me la chiamata – ha spiegato Recalcati - è quella del desiderio: quando si fa qualcosa andando contro il desiderio, per soddisfare fosse anche Dio, si è fuori dalla legge».
Si è passati dall’educazione dei figli, («il difficile è lasciarli andare verso le loro attitudini invece che schiacciarli dentro un disegno famigliare prestabilito»), a psicanalizzare la politica. Renzi? «Uomo poco attaccato al potere, ma troppo precipitoso, tende ad agire più che a pensare». I suoi maggiori rivali, Berlusconi e Grillo, «incarnano l’uno la potenza del godimento al di là della legge (una delle chiavi del nostro tempo) e l’altro il sogno dell’adolescente, impossibile da realizzare, quello di trasformare tutto immediatamente». E in chiusura Recalcati ha donato la ricetta della felicità: «Desiderare quello che si ha».
La cerimonia si è conclusa con la tradizionale cena ai 12 Apostoli.