Corriere di Verona

SE ARRIVA LA GUERRA DEL FERRO

- Di Gigi Copiello

Arriva la guerra del ferro. Facile gioco di parole: «Arriva», società di Deutsche Bahn, sfida Trenitalia nel trasporto regionale su ferro in Veneto. Un affidament­o da 2 miliardi, spalmato in più anni. Non è solo una sfida: in Friuli , dove «Arriva» è tra i vincenti, è tutto bloccato per i ricorsi di Trenitalia perdente. In Piemonte, qualcosa di simile. «E’ il mercato, bellezza». Finisce il monopolio di Trenitalia sul trasporto ferroviari­o italiano, nazionale o regionale.

In Europa è già così. Adesso tocca anche al Veneto. In Friuli, con la gara, la Regione ha portato a casa 11 punti di produttivi­tà: con un costo minore, aumenta il servizio. Una buona notizia, specie per gli utenti. Che succederà, allora, in Veneto? Fino ad ora si è parlato di società, di imprese. Ma è la Regione che è «padrona» del servizio, di quello regionale. E’ la Regione che ha i soldi e fissa le tariffe. E’ la Regione che bandisce la gara, per un tempo determinat­o, trascorso il quale la Regione rifà la gara e così via. La Regione è il padrone. Ma il «padrone» Regione ama le gare? Crede nel mercato? Ha idea di cos’è il mercato? Parrebbero domande stupide, magari capziose. Ma abitiamo il Veneto che ha fatto strame di gare e mercato nel Mose, con dentro un governator­e (Galan) ed un assessore Chisso), tra gli altri. Ma abitiamo il Veneto che per star fuori dal mercato, dalla quotazione in borsa, ha buttato sul lastrico decine di migliaia di famiglie: parliamo delle ex Popolari.

Eabitiamo il Veneto dove la Regione ha prorogato, senza gara, il contratto a Trenitalia. Senza per giunta sapere, la Regione, se per sei anni più tre o per dieci anni più cinque. Ancora: in forza di quella proroga la Regione paga a Trenitalia l’acquisto dei treni.

Poteva essere il contrario: la Regione è «padrona» anche di «Sistemi territoria­li», che gestisce linee minori ed ha già treni propri. Con gli stessi soldi, la Regione poteva comprare i treni e affittarli a Trenitalia. Altre Regioni lo fanno. Noi, campioni dell’autonomia, no, per la gioia dell’azienda centrale dello Stato. E ancora: la Regione, che è padrona del servizio, conosce il servizio? Ha una struttura regionale, mica solo un assessore, che conosce i flussi, quelli in essere e soprattutt­o quelli potenziali, ossia quelli che toglierebb­ero auto dalle strade ingolfate? Conosce poi l’altra metà del cielo, di cui è sempre padrona, ovverosia il trasporto pubblico su gomma? Anche qui il gioco di parole viene facile: il padrone è lo stesso, ma gomma e ferro viaggiano su binari paralleli. Non si incrociano. Mai. Molte altre cose sono da dire. Ma un paio di domande s’hanno da fare. Non solo alla Regione. Una, ai sindacati: una bella gara, sul ferro, vi toglierebb­e di dosso l’accusa, molto popolare soprattutt­o tra gli operai delle imprese private, che voi difendete sempre e comunque chi è al riparo dal mercato. Nel caso, poi, non rischiate molto: chi va in gara, nel ferro, è sempre grande impresa, quasi sempre pubblica. L’altra a Confindust­ria: prendete partito, per una volta, per il mercato, per le gare? Parrebbe mestiere vostro che più vostro non si può. Eppure mica s’è visto quel vostro partito in altre occasioni, quelle più sopra citate.

Come si vede, e per finire, la battaglia che si apre nel ferro veneto, non è per niente old, ma molto, molto niew!

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