Catullo, Marchi ai soci pubblici «Crescita forte anche nel 2018»
Ma Sboarina resta freddo. Arena: aerostazione, l’anno prossimo i cantieri
Dopo le diatribe, il faccia a faccia in Camera di commercio: Enrico Marchi, patron di Save, e Paolo Arena, il presidente del Catullo, davanti alla platea di azionisti e dirigenti. «Chiudiamo il 2017 con 3 milioni di passeggeri e cresceremo di un altro 9% nel 2018. Le cose vanno bene».
Non mancava nessuno, o quasi. Sindaci del territorio, soci, consiglieri di amministrazione, dirigenti. In Camera di commercio è stato il giorno del chiarimento e delle spiegazioni sull’aeroporto: da una parte Enrico Marchi, il patron di Save, e Paolo Arena, il presidente del Catullo, dall’altra la platea degli azionisti, compresi quelli che hanno costituito l’asse di «opposizione»: il Comune di Verona, rappresentato al più alto livello, cioé dal sindaco Sboarina e dall’assessore Polato, e la Fondazione Cariverona, l’ente che aveva dato - con le parole del presidente Alessandro Mazzucco - il via alla stagione degli attriti. Il perché lo sappiamo: la gestione dell’aeroporto di Verona, e il relativo piano di rilancio, che non convincono due soci forti come questi.
Clima disteso, è il report ufficiale. Né Sboarina né Giacomo Marino, dg di Cariverona (Mazzucco si è dovuto assentare per un problema personale) hanno sollevato polemiche. Solo qualche domanda. E così Marchi, all’uscita, ha potuto sfoderare sorrisi e una battuta: «Oggi sono buono». E anche soddisfatto: «Abbiamo aggiornato davanti agli azionisti le informazioni sul piano industriale, è stato un dialogo positivo. Del resto, visto come vanno le cose mi sarei meravigliato del contrario». E ha sciorinato i numeri: «Questa mattina mi sono fatto dare, come sempre, i dati di traffico, e sul Catullo a novembre facciamo il 17% in più. Non mi sembra sia una cifra trascurabile. Abbiamo detto che per il prossimo anno prevediamo un aumento dei passeggeri del 9%, contro una media nazionale prevista più o meno al 5%. Il 2017 lo chiudiamo con tre milioni di passeggeri, anzi superiamo questa cifra, e nel 2018 potremmo raggiungere quota 3,3 milioni». La strategia: «Ormai mi occupo di aeroporti da vent’anni, e da sempre miro a una crescita duratura nel tempo, sostenibile e solida. Senza fuochi d’artificio, che peraltro non sono più possibili. Noi preferiamo il passo da alpino. Da quando siamo entrati noi di Save come soci (al 40%, ndr), Verona ha fatto +31% di traffico. Abbiamo Volotea che ha qui la sua base, Neos specializzata nei charter che sta crescendo, abbiamo nuove destinazioni come Praga o il terzo volo su Francoforte. Noi siamo riusciti a fare quello che tutti dicono si debba fare e nessuno fa: creare un polo aggregato in Veneto, mentre per esempio qui a Verona l’autostrada Serenissima è andata agli spagnoli». E l’intenzione di salire all’80-90% del Catullo? Resta. «Vogliamo seguire lo stesso percorso di Treviso. Io penso che prima o dopo ci arriveremo».
In sintonia, ovviamente, Paolo Arena: «Quando si entra nel merito delle questioni, le valutazioni su un incontro come questo non possono che essere positive. Ci chiedono se si possa fare di più, quale sarà la previsione di sviluppo? Noi rispondiamo che stiamo cercando, come tutti gli imprenditori, di interpretare i segnali che ci arrivano. Il tema è la prosecuzione del nostro piano industriale e di sviluppo: non stiamo dormendo, stiamo affrontando tutti gli ostacoli e gli obblighi che ne derivano. I veronesi potranno aspettarsi più passeggeri e più compagnie nel nostro aeroporto. E adegueremo le infrastrutture. La nuova aerostazione? Dopo tutte le autorizzazioni Via, i nostri tecnici stanno ultimando il progetto definitivo, c’è poi un ulteriore passaggio con Enac, che auspichiamo si completi a gennaio-febbraio. Poi inizieremo con i lavori sul piano di rifacimento del terminal. Certamente il 2018 sarà l’anno per partire con il cantiere».
I soci pubblici principali sono riuniti nel veicolo Aerogest, di cui Giuseppe Riello è presidente e portavoce: «Era giusto fare il punto della situazione, anche alla luce delle diatribe che sono emerse recentemente. In questo momento l’aeroporto sta vivendo una crescita importante, ha ristabilito una serie di opportunità che erano state perse nel passato, sta andando nella direzione giusta. Il progetto prevede gli investimenti, ovviamente con i tempi tecnici che, aihmè,la burocrazia italiana rende sempre complicato rispettare». Mazzucco aveva parlato di troppi voli low cost e poche destinazioni interessanti per le imprese veronesi. «Tutto si può criticare, ma qui c’era il problema di far partire un aeroporto che era sostanzialmente morto. Sviluppare nuove rotte è difficile, ci vuole del tempo, e sono le compagnie che decidono sulla base di piani pluriennali, non gli aeroporti. Oggi i vettori devono guadagnare in ogni singolo volo e se non è redditizio lo chiudono. Da noi è successo di recente con quello per Parigi: in inverno non lo riempivano abbastanza». Quanto alla conquista da parte di Save del controllo della società, «c’è tempo per ragionare, visto che il patto di sindacato scade nel 2019».
Se Marchi e Arena convincono Riello e la Provincia di Trento, l’impressione è che non sia proprio scoppiato l’amore con gli oppositori. Il tono della nota diffusa nel primo pomeriggio dal sindaco Sboarina è neutrale, per non dire freddino: «L’incontro di oggi è stato utile sotto il profilo informativo. Sono state chiesti da soci vari chiarimenti e abbiamo ascoltato le spiegazioni di Save. Per quanto riguarda il Comune di Verona abbiamo chiesto di conoscere le idee di sviluppo che Save ha previsto per lo scalo veronese. A questo primo incontro ne seguiranno altri, in un processo di progressiva analisi delle questioni e di condivisione delle strategie per il futuro del Catullo». E Cariverona ha fatto sapere di non aver nulla da commentare. La questione, in qualche modo, rimane aperta.
Giuseppe Riello L’aeroporto era morto, stiamo risalendo. Anche se ora comandano le compagnie Il sindaco Abbiamo chiesto chiarimenti e ascoltato la Save. Seguiranno altri incontri