Raggiri agli assistiti in difficoltà Altra condanna per Motta
Finora l’avvocato ha collezionato 17 anni e 4 mesi di pena
Altri tre anni e mezzo di condanna. E il conto adesso, in attesa che i verdetti passino in giudicato, inizia a farsi pesantissimo per l’avvocato Lucio Motta, finito al centro di un vortice di ammanchi dai conti correnti delle vittime che seguiva in qualità di amministratore di sostegno.
Perché il professionista difeso dal collega Davide Sentieri, nei vari processi che ha affrontato fino ad oggi, ha collezionato qualcosa come 17 anni e quattro mesi di pena. E su di lui pendono ancora diversi procedimenti, tra i quali quello di fronte al gup Laura Donati che a gennaio dovrà pronunciarsi sull’ennesima serie di ammanchi contestati per i quali il pm Valeria Ardito ha chiesto una condanna a otto anni in abbreviato. Ieri il collegio presieduto dal giudice Marzio Bruno Guidorizzi (a latere i colleghi Cognetti e Musio) era chiamato a giudicare una vicenda emersa nel luglio del 2014, quando le condotte di Motta erano già emerse con tanto di denunce e perquisizioni. Nel mirino, questa volta, era finita un’anziana («soggetto pienamente in grado di intendere e di volere, ma che per ragioni fisiche faticava a uscire di casa» ha ricordato l’avvocato Sentieri nel corso dell’arringa difensiva) della quale era stato nominato amministratore di sostegno.
Secondo la procura (ieri il pm Stefano Aresu ha chiesto sei anni di condanna contestando l’accusa di peculato), Motta «si appropriava in più riprese della somma di 97.913 euro, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità del denaro e del conto titoli dell’amministrata». Soldi che il legale avrebbe fatto sparire, anche se nel corso del processo ha dichiarato che venivano utilizzati dall’anziana per elargire «mance» ai parenti .
Ma il pm e l’avvocato Federico Lugoboni che tutelava i due nipoti dell’anziana costituitisi parte civile, hanno ricordato che dei ripetuti prelievi effettuati dal conto «mancano le pezze giustificative». «Forse ha commesso passi più lunghi della gamba - ha ipotizzato il difensore -, ma ricordo che questo incarico gli è stato affidato dopo le prime denunce e le prime perquisizioni». Altri tre anni e mezzo da scontare e un risarcimento immediatamente esecutivo da 50mila euro per i due nipoti della vittima.