San Giovanni la «guerra» dei murales
Nel mirino degli esattori un disegno fuori dalla pizzeria: «È pubblicità»
SAN GIOVANNI LUPATOTO Il murales della discordia rappresenta mozzarella, del pomodoro e del basilico, dei funghi champignon e del salame piccante. Quello apparso sabato (e sparito ieri pomeriggio), in un altro punto del centro di San Giovanni Lupatoto dei tizzoni spenti. Con una scritta: «Quest’anno carbone, canaglie!». In entrambi i casi l’artista è Cibo, alias di Pier Paolo Spinazzè, lupatotino autore, di recente di un’altra opera realizzata a Parigi, che promuove il «Made in Italy». I due disegni rappresentano due episodi del suo braccio di ferro con il Comune.
Il primo murales, realizzato d’accordo con il proprietario, appare fuori da una pizzeria al taglio. Realizzato a marzo, di recente è stato chiesto ai proprietari di pagare una tassa in quanto rappresenterebbe una pubblicità. «Assurdo - la reazione dell’artista - non c’è nemmeno il logo. È un pretesto per tassare l’arte. E sono stati chiesti ben 3.712 euro, poi ridotti chissà come a poco più di cento. Ma è una questione di principio: l’arte non si tassa». Frase, quest’ultima, che Spinazzè ha messo nero su bianco, coprendo un suo precedente lavoro, una fetta di torta. «E pensare che l’avevo fatta per coprire la scritta “viva la f...” inopportuna in un posto dove i bambini vanno a giocare». Accanto, in uno stabile tappezzato di scritte, Cibo si è dato da fare con il carbone. Una provocazione d’artista che è stata è stata rapidamente rimossa, parrebbe, dai proprietari dell’edificio. «Non accetto che i miei disegni siano apprezzati quando compaiono al posto di insulti e scritte fasciste, e non vadano bene in altri contesti. I regolamenti comunali si possono anche cambiare: altre città, tra cui Padova e Firenze, l’hanno fatto senza problemi. In altri casi, è stato sufficiente parlare con l’assessore alla Cultura per risolvere il tutto. Solo a San Giovanni mi sono stati fatti problemi».
La replica che arriva dal Comune è che sono state, semplicemente, applicate le regole. «Ci sono diversi precedenti in tutta Italia, il funzionario delle imposte si è comportato secondo quanto prescritto dalla legge - fa sapere il sindaco Attilio Gastaldello- se la cifra è stata ridotta è stato solo perché, dopo una verifica, è stato ritenuto opportuno far pagare solo una porzione del murales, quello in cui viene rappresentata la pizza, ossia il prodotto direttamente legato all’attività del locale. Oltretutto, gli esercenti non sono contrari a pagare l’imposta».