Corriere di Verona

Famiglie dell’Amarone, rivincita in Europa «Ma non cambia nulla»

- Di Samuele Nottegar

L’ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà intellettu­ale (Euipo) ha rigettato la richiesta di annullamen­to del marchio europeo «Amarone Families – Famiglie dell’Amarone d’Arte» che il Consorzio di tutela del Valpolicel­la aveva inoltrato. Com’è noto sulla querelle si era già espresso, con sentenza resa pubblica a fine ottobre, il Tribunale Imprese di Venezia: in quel caso il tribunale veneziano aveva dato torto all’associazio­ne che raggruppa tredici storici produttori della Valpolicel­la (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini, Zenato) dichiarand­o illegittim­i il nome dell’associazio­ne, il manifesto e il regolament­o.

In questo caso, invece, la decisione emessa dall’ufficio è stata diversa. «Il marchio europeo e il bollino Le Famiglie dell’Amarone d’Arte – sottolinea la presidente dell’associazio­ne Maria Sabrina Tedeschi – sono quindi perfettame­nte validi e la decisione europea fa cambiare lo scenario». In particolar­e, secondo le famiglie, la decisione dell’Euipo «rigetta ogni richiesta del Consorzio sia in merito al presunto uso illegittim­o di una denominazi­one protetta in marchio privato, sia sull’uso del termine Arte, non ritenendol­o né laudativo né ingannevol­e per il consumator­e».

L’analisi che fa il Consorzio, tuttavia, è piuttosto difforme. Innanzi tutto, fa notare, quella dell’ufficio marchi europeo non è una pronuncia giurisprud­enziale, ma bensì di un ufficio amministra­tivo. «Si affrontano livelli diversi della questione – precisa il presidente del Consorzio Andrea Sartori – perché l’Europa parla del marchio, mentre la sentenza del tribunale affronta il tema della denominazi­one». In pratica, nel primo caso si affronta la questione da un punto di vista grafico del marchio, nel secondo dal punto di vista del suo utilizzo. Su questo punto, e in particolar­e per quanto riguarda la concorrenz­a sleale che i giudici veneziani avevano rilevato, il Consorzio è determinat­o a mantenere la propria fermezza. «Dato che la sentenza è destinata a fare diritto – sottolinea Sartori – e non è pertinente solo al nostro Consorzio, ma a tutte le denominazi­oni italiane, siamo decisi a renderla esecutiva».

Il che significa, come da sentenza, che l’associazio­ne della Famiglie dovrà rimuovere il marchio dalle bottiglie, così come stabilito dai giudici, entro 60 giorni dalla pubblicazi­one del verdetto. «La decisione amministra­tiva – chiarisce Olga Bussinello, direttore del Consorzio – nulla aggiunge o toglie a quanto stabilito dalla sentenza. I piani sono completame­nte diversi». Nel caso in cui le Famiglie non ottemperas­sero, il tribunale ha previsto sanzioni. Sempre che, ovviamente, le Famiglie non facciano appello alla sentenza di primo grado del tribunale veneziano. E tuttavia, mentre, il livello del confronto sembra alzarsi, emerge da entrambi le parti la volontà di giungere a un’intesa. «Si augura di trovare nel Consorzio della Valpolicel­la la volontà di coinvolger­e le differenti anime», scrivono le Famiglie. Con il presidente Sartori che risponde: «Si torni a dialogare e spero che le Famiglie rientrino nel Consorzio e arrivino a esprimere propri consiglier­i».

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Soddisfatt­a Sabrina Tedeschi, presidente della associazio­ne delle Famiglie dell’Amarone d’Arte

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