Famiglie dell’Amarone, rivincita in Europa «Ma non cambia nulla»
L’ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà intellettuale (Euipo) ha rigettato la richiesta di annullamento del marchio europeo «Amarone Families – Famiglie dell’Amarone d’Arte» che il Consorzio di tutela del Valpolicella aveva inoltrato. Com’è noto sulla querelle si era già espresso, con sentenza resa pubblica a fine ottobre, il Tribunale Imprese di Venezia: in quel caso il tribunale veneziano aveva dato torto all’associazione che raggruppa tredici storici produttori della Valpolicella (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini, Zenato) dichiarando illegittimi il nome dell’associazione, il manifesto e il regolamento.
In questo caso, invece, la decisione emessa dall’ufficio è stata diversa. «Il marchio europeo e il bollino Le Famiglie dell’Amarone d’Arte – sottolinea la presidente dell’associazione Maria Sabrina Tedeschi – sono quindi perfettamente validi e la decisione europea fa cambiare lo scenario». In particolare, secondo le famiglie, la decisione dell’Euipo «rigetta ogni richiesta del Consorzio sia in merito al presunto uso illegittimo di una denominazione protetta in marchio privato, sia sull’uso del termine Arte, non ritenendolo né laudativo né ingannevole per il consumatore».
L’analisi che fa il Consorzio, tuttavia, è piuttosto difforme. Innanzi tutto, fa notare, quella dell’ufficio marchi europeo non è una pronuncia giurisprudenziale, ma bensì di un ufficio amministrativo. «Si affrontano livelli diversi della questione – precisa il presidente del Consorzio Andrea Sartori – perché l’Europa parla del marchio, mentre la sentenza del tribunale affronta il tema della denominazione». In pratica, nel primo caso si affronta la questione da un punto di vista grafico del marchio, nel secondo dal punto di vista del suo utilizzo. Su questo punto, e in particolare per quanto riguarda la concorrenza sleale che i giudici veneziani avevano rilevato, il Consorzio è determinato a mantenere la propria fermezza. «Dato che la sentenza è destinata a fare diritto – sottolinea Sartori – e non è pertinente solo al nostro Consorzio, ma a tutte le denominazioni italiane, siamo decisi a renderla esecutiva».
Il che significa, come da sentenza, che l’associazione della Famiglie dovrà rimuovere il marchio dalle bottiglie, così come stabilito dai giudici, entro 60 giorni dalla pubblicazione del verdetto. «La decisione amministrativa – chiarisce Olga Bussinello, direttore del Consorzio – nulla aggiunge o toglie a quanto stabilito dalla sentenza. I piani sono completamente diversi». Nel caso in cui le Famiglie non ottemperassero, il tribunale ha previsto sanzioni. Sempre che, ovviamente, le Famiglie non facciano appello alla sentenza di primo grado del tribunale veneziano. E tuttavia, mentre, il livello del confronto sembra alzarsi, emerge da entrambi le parti la volontà di giungere a un’intesa. «Si augura di trovare nel Consorzio della Valpolicella la volontà di coinvolgere le differenti anime», scrivono le Famiglie. Con il presidente Sartori che risponde: «Si torni a dialogare e spero che le Famiglie rientrino nel Consorzio e arrivino a esprimere propri consiglieri».