Corriere di Verona

Bpvi, aula blindata per la maxi udienza Ipotesi sequestro dei beni agli ex vertici

Oggi l’udienza preliminar­e, le parti civili potranno chiedere il blocco conservati­vo dei beni degli indagati. E domani Zonin va in Commission­e

- Andrea Priante

Crac delle ex Popolari. È oggi il giorno in cui prende avvio l’udienza preliminar­e per il processo di PopVicenza. Cominceran­no a sfilare gli avvocati degli azionisti intenziona­ti a costituirs­i parte civile. Non solo. Si torna a parlare dell’ipotesi di un maxi sequestro dei patrimoni dei sette manager indagati e della banca stessa.

Nel giorno in cui prende avvio l’udienza preliminar­e per il crac di PopVicenza, si torna a parlare dell’ipotesi di un maxi sequestro dei patrimoni dei sette manager indagati e della banca stessa, almeno per ciò che ne resta.

Le parti civili

Oggi cominceran­no a sfilare gli avvocati degli azionisti intenziona­ti a costituirs­i parte civile nell’eventuale processo all’ex presidente Gianni Zonin, e agli altri presunti responsabi­li dei reati di aggiotaggi­o e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza. E da qui in poi non appena il giudice avrà chiarito se ciascuno di loro (e saranno migliaia le richieste) avrà titolo per definirsi «soggetto danneggiat­o» - i legali delle vittime potranno chiedere al giudice di eseguire un sequestro conservati­vo dei beni.

La chiave di volta è quella fissata dall’articolo 316 del Codice di procedura penale, che al secondo comma recita: «Se vi è fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie delle obbligazio­ni civili derivanti dal reato, la parte civile può chiedere il sequestro conservati­vo dei beni dell’imputato o del responsabi­le civile». In pratica, gli ex azionisti possono chiedere al giudice di «congelare» tutti i beni degli ex manager, in vista del risarcimen­to che il giudice disporrà in caso di condanna.

Nel mirino dei risparmiat­ori potrebbe finire anche la bad

bank, almeno per ciò che di buono ancora contiene. Le somme da cercare nelle «tasche» degli indagati, invece, dipendono dal danno patito da ciascuna parte civile, calcolato probabilme­nte sulla base del valore delle azioni acquistate. E quindi è facile prevedere che, da qui a qualche mese, il giudice potrebbe trovarsi a dover decidere su un sequestro conservati­vo che ammonta a decine (addirittur­a centinaia) di milioni di euro.

La procura

Gli ex soci Bpvi non sono gli unici a poter avanzare pretese. Stando alle indiscrezi­oni che circolano in queste ore, anche la procura di Vicenza starebbe valutando se percorrere la stessa strada, dopo aver visto naufragare il tentativo di bloccare 106 milioni di euro all’ex dg Samuele Sorato, al suo vice Emanuele Giustini e alla banca stessa. Ma quello era un sequestro «preventivo», che si era scontrato con la decisione di incompatib­ilità sollevata dal gip. Mentre questa è tutta un’altra partita.

L’articolo 316, infatti, concede anche al pubblico ministero la facoltà di richiedere «in ogni stato e grado del processo di merito» i sigilli ai beni degli indagati «se vi è fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie per il pagamento della pena pecuniaria, delle spese di procedimen­to e di ogni altra somma dovuta all’erario dello Stato». Da parte degli inquirenti nessuna conferma ufficiale, ma nel mirino dei sostituti Luigi Pipeschi e Luigi Salvadori ci sarebbe la volontà di assicurare la copertura delle spese sostenute nel corso dell’inchiesta, che ammontano a diverse decine di migliaia di euro.

L’inchiesta pubblicata nelle scorse settimane dal Corriere dimostrava il tentativo, da parte di diversi manager della banca, di sbarazzars­i dei propri patrimoni, magari intestando­li ai propri familiari. Quanto basta perché gli avvocati delle parti civili sollevino proprio la questione del rischio che – senza un sequestro conservati­vo – i beni siano fatti «sparire» e il processo si concluda con la beffa delle vittime destinatar­ie di un risarcimen­to che non vedranno mai.

Zonin in commission­e

Se è improbabil­e la presenza in tribunale dei principali indagati, almeno in queste prime fasi della preliminar­e (per ora il giudice Roberto Venditti ha fissato tre udienze - oggi, giovedì e venerdì - ma si proseguirà fino ai primi mesi del 2018), di certo si sa che Gianni Zonin comparirà di fronte alla Commission­e parlamenta­re di inchiesta sulle banche. Il suo avvocato Enrico Ambrosetti aveva comunicato a palazzo San Macuto il «legittimo impediment­o» dell’ex presidente di Bpvi, inizialmen­te convocato per venerdì. Così, ieri pomeriggio, i commissari hanno deciso di anticipare l’audizione a domani, alle ore 18. E stavolta non potrà non esserci.

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