Corriere di Verona

«LA MUSICA, WOODSTOCK E LA MIA COMUNE HIPPY»

- di Lorenzo Fabiano

Baffoni, grigia criniera raccolta a coda di cavallo, il ritratto degli anni Settanta: lo vedi aggirarsi tra le vie e le osterie del Nobil Riòn de «La Carega», il suo feudo, e ti sembra di stare con Dennis Hopper e Peter Fonda in Easy Rider. Quello è stato il suo mondo, e lo è ancora. Anni 65, la pensione; il diario Peace and Love di Carlo Casarotti da Santo Stefano, per tutti Charlie, è la storia di chi ha vissuto un sogno di libertà, di chi il mondo se l’è preso e plasmato sullo spartito di Imagine di John Lennon.

Baffoni, grigia criniera raccolta a coda di cavallo, il ritratto degli anni Settanta: lo vedi aggirarsi tra le vie e le osterie del Nobil Riòn de «La Carega», il suo feudo, e ti sembra di stare con Dennis Hopper e Peter Fonda in Easy Rider. La colonna sonora non può che essere affidata alle note di Crosby, Still, Nash, & Young e dei Creedence Clearwater Revival. Quello è stato il suo mondo, e lo è ancora. Anni 65, la pensione; il diario Peace and Love di Carlo Casarotti da Santo Stefano, per tutti Charlie, è la storia di chi ha vissuto un sogno di libertà, di chi il mondo se l’è preso e plasmato sullo spartito di Imagine di John Lennon.

Una storia di aggregazio­ne, di amicizia, di una generazion­e che rifiutò ogni canone per un ampio respiro fuori dagli schemi prestabili­ti. Anno 1974, eravamo quattro amici al bar: tutto ha inizio da Piazze Erbe e Porta Vescovo dove Charlie, suo fratello Cici, Dino, Gigi fanno comunella. Charlie è studente di medicina a Padova, Cici vende libri, Dino Piccoli lavora in banca, Gigi Nava ha una carrozzeri­a. A loro che sognano Woodstock e l’Isola di Wight, l’aria di Verona va un po’ stretta e allora in una di quelle sere un po’ così... nasce l’idea di un viaggio in Marocco in moto. Due soldi, non di più, in tasca ci sono, poi si vedrà. Detto, fatto. Assemblano tre chopper e un sidecar e partono all’avventura tra le alture dell’Atlante e le dune del Sahara. Su basi solide di amicizia, insieme stanno benone. Ogni anno un bel viaggetto, ma ad un certo punto non basta più nemmeno quello. Incrociano gli sguardi: ma perché non mollare tutto e condivider­e una vita in comunità? Sì, si può fare, pensano. Del gruppo fanno parte Jean Pierre Zocca, studente delle belle arti, Mao Baffo il falegname, Rocco il factotum, e infine Occhio e Daniela, rispettiva­mente geometra e infermiera. La pazza idea diventa realtà quando individuan­o un casolare in vendita in località Carrarini, sulle colline che sovrastano il borgo di Centro di Tregnago. Seicento mq di casa, una trentina di campi: «L’acquistamm­o nel 1978 - ricorda Charlie -. Non era in buone condizioni, ma era bellissima in un contesto magico: la rimettemmo in sesto, rifacemmo il tetto e la rendemmo vivibile. Ricordo le facce stranite degli abitanti del paese, ci guardavano con sospetto: ma chi diavolo sono stì capelloni? Non impiegammo molto a superare la diffidenza. Si creò un legame fortissimo, che dura ancora oggi». Così nasce la comunità «Family Stone» meglio conosciuta con l’epiteto di «I Carrarini», caso unico a Verona.

«Ci guadagnava­mo da vivere lavorando il legno. Poi l’Enaip Veneto ci suggerì di coltivare frutti di bosco, gemme rare ai quei tempi. Non ne capivamo quasi nulla, ma imparammo presto: in breve tempo i nostri prodotti, rigorosame­nte biologici, finirono sulle tavole di Tre Corone, Desco, Dodici Apostoli», sottolinea.

La musica è il filo conduttore: la band, i Family Stoned, si esibiscono nei vari rock festival della provincia: «Dylan e la West Coast i nostri cavalli di battaglia; ricordo un concerto a Sommacampa­gna contro l’energia nucleare». Verona, la Bangkok d’Italia: «La Guardia di Finanza ci propose di mettere in piedi una comunità di recupero per tossicodip­endenti: non se ne fece nulla, ma qualcuno riuscimmo a riportarlo tra i binari». La compagnia intanto si allarga, ai Carrarini è un via vai continuo, gradito a Kiff, il pastore tedesco di casa. «Un giorno arrivò persino un viandante australian­o hippie di origini aborigene. Era bravissimo ai fornelli e ci deliziò con le sue pittoresch­e ricette».

Si lavora da primavera ad autunno: d’inverno con il ricavato in cassa comune si va in giro per il mondo in pullmino, un van Volkswagen e un Citroen. Ogni anno una meta diversa: dal nord del Brasile all’Africa nera, dall’Afghanista­n alla madre India («a Goa eravamo di casa»). In Italia sono gli anni di piombo: il paese vive in un clima di conflitto sociale sotto la scure del terrorismo. Verona non ne è indenne: gennaio 1982, sono i giorni del rapimento Dozier, generale americano in forza alla Nato sequestrat­o nella nostra città. Verona e le sue colline vengono passate al setaccio. Il racconto assume tinte grottesche: «Nel cuore della notte sentimmo un rumore di motori dalla strada sottostant­e, vedemmo una ventina di auto della polizia salire verso la nostra comune. Lo vennero a cercare da noi: finì a pane, salame, vino rosso e quattro risate. Il calumet della pace, però non glielo offrimmo -ridacchia- quella era una nostra esclusiva. Fu solo un’azione di depistaggi­o, Dozier lo liberarono un paio di giorni dopo a Padova». Arrivano gli anni Novanta e sulle comuni scende il tramonto: «Tutto ha un inizio e una fine, si cambia vita, si volta pagina. Capimmo che quell’epoca era finita, decidemmo quindi di vendere i Carrarini. Andava bene così. La lavorazion­e del legno divenne la nostra profession­e: ci chiamarono persino ad Eurodisney, dove realizzamm­o una pagoda. Ci pagarono profumatam­ente».

«Noi avevamo un sogno, e possiamo dire di averlo realizzato. Oggi ci si ritrova ancora ogni tanto a parlare dei bei tempi con chi c’è col pensiero rivolto a chi non c’è più. In fondo siamo rimasti quelli di allora, noi la nostra piccola rivoluzion­e l’abbiamo fatta e qualcosa abbiamo pur smosso. Detto questo, da sempre il mondo ruota attorno ai soldi e al potere di chi li ha e soprattutt­o li sa far muovere», chiosa Charlie con una velo di amarezza. Vero, tuttavia la vita è pur fatta per essere vissuta. Se sei povero dentro, un lauto conto in banca non basta a farti ricco.

 ??  ?? Scatti di vitaQui a destra, alcuni momenti della vita da hippy di Charlie Casarotti e dei suoi amici. In altro, a destra, la comune «I carrarini» sopra TregnagoTi­pi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di Verona. Il senso dell’iniziativa è quella di raccontare, attraverso la storia di personeggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro, affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corrieredi­verona@rcs.it o a lorenzo.fabiano@me.com
Scatti di vitaQui a destra, alcuni momenti della vita da hippy di Charlie Casarotti e dei suoi amici. In altro, a destra, la comune «I carrarini» sopra TregnagoTi­pi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di Verona. Il senso dell’iniziativa è quella di raccontare, attraverso la storia di personeggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro, affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corrieredi­verona@rcs.it o a lorenzo.fabiano@me.com
 ??  ?? Protagonis­ta Qui a sinistra, Carlo «Charlie» Casarotti. Sotto, momenti di vita degli anni Settanta: a sinistra, durante un’esibizione musicale, a destra con gli amici
Protagonis­ta Qui a sinistra, Carlo «Charlie» Casarotti. Sotto, momenti di vita degli anni Settanta: a sinistra, durante un’esibizione musicale, a destra con gli amici
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