Le Tv chiedono di riaccendere le antenne
Ripetitori ancora spenti a una settimana dal provvedimento del gip Magri
«Riaccendete quelle antenne». È la richiesta che arriva dalle emittenti radio televisive locali all’Agenzia del Demanio, dopo che il gip Livia Magri, venerdì scorso, non ha convalidato il sequestro della seconda Torricella Massimiliana disposto d’urgenza lo scorso 13 dicembre dal pm Ottaviano.
«Riaccendete quelle antenne». È la richiesta che arriva dalle emittenti radio televisive locali all’Agenzia del Demanio, dopo che il gip Livia Magri, venerdì scorso, non ha convalidato il sequestro della seconda Torricella Massimiliana disposto d’urgenza lo scorso 13 dicembre dal pm Gennaro Ottaviano.
Di fatto, per le tv e le radio oscurate (tra le altre Telenuovo, Telearena e Telepace), in questi sei giorni non è cambiato nulla. Perché nessun tecnico dell’Agsm è salito in cima a salita Santa Giuliana per riattivare i contatori spenti a metà mese.
La procura, preso atto della decisione del gip, ha dissequestrato l’area riconsegnandola al legittimo proprietario, il Demanio appunto. E dall’Agenzia statale, non arrivano certo ramoscelli d’ulivo nei confronti delle emittenti che da decenni hanno installato parabole e ripetitori nell’area della fortificazione di origine asburgica.
Perché il Demanio, da circa sette anni, ha iniziato a rivendicare le «indennità di occupazione» senza riuscire a trovare un accordo con radio e tv (a novembre l’ultima richiesta sfiorava i 960 mila euro).
Un «tira e molla» che aveva esasperato la procura, intervenuta all’improvviso con un ordine di sequestro, contestando alle emittenti i reati di invasione e deturpamento di edifici.
Un provvedimento bocciato dal gip Magri che ha contestato sia l’urgenza che eventuali responsabilità di tipo penale da parte delle emittenti: «Non risulta infatti che un qualche responsabile di emittente radiofonica o televisiva abbia mai “invaso” l’area demaniale accedendovi, se non con violenza, quantomeno arbitrariamente - riporta l’ordinanza -. Al contrario si dispone di una serie di elementi che portano a ritenere con ragionevole certezza che, già a partire dagli anni Ottanta fosse stato consentito a una pluralità di emittenti radiotelevisive di installare i propri impianti nell’area demaniale. Il fatto poi che le emittenti abbiano portato avanti l’occupazione, in assenza di titolo, sino ad oggi (evidentemente cessando di corrispondere canoni a chicchessia) - senza, si badi che il Demanio o altro ente abbia mai richiesto (anche solo stragiudizialmente) il rilascio del fondo - non assume alcuna rilevanza sotto il profilo penalistico».
Forti di tale pronuncia, ieri le emittenti si sono riunite con i propri legali per decidere il da farsi. Perché, pur rimanendo valido il progetto di «liberare» la Torricella trasferendo le antenne sul vicino traliccio, al momento gli operatori lamentano i danni subiti dallo spegnimento improvviso delle antenne.
Il black out, in un periodo d’oro per i ricavi pubblicitari come quello natalizio, rischia di costare carissimo. «Ogni ingiustificato ritardo sarà attribuito all’Agenzia del Demanio, con addebito di tutti i conseguenti danni subiti dai nostri assistiti e con riserva di ogni iniziativa e tutela in tutte le necessarie sedi giudiziarie» minacciano gli avvocati in una nota riportata dall’Ansa.