Ivana Spagna: vita fra fantasmi e premonizioni
La cantante: «Ho visto prima un incidente e mi sono salvata»
Molte cose, Ivana Spagna le racconta nel suo ultimo libro; alcuni episodi, recenti, sono tutti da scoprire: come il sogno premonitore sull’ultimo incidente.
La vita di Ivana Spagna non è mai stata così intensa. Soprattutto «l’altra vita»: quella che da qualche tempo la fa incontrare ad entità sconosciute, in un terreno che si sgancia dalla razionalità per consegnarsi ad esperienze surreali, ma puntualmente registrate con lucidità. Un accesso al mistero che la popstar veronese racconta nel suo libro «Sarà capitato anche a te».
Come si possono chiamare i fantasmi che vede?
«Secondo me non si possono nemmeno definire fantasmi. Sono energie che restano in giro. Ho iniziato a vederle quando sono venuta ad abitare nella casa di Como, circa nel 2002. La prima volta mi è proprio successo in questa casa; poi sono seguiti altri episodi, anche altrove. La cosa incredibile è che ora si sono aggiunti anche i sogni premonitori. E mi sta succedendo davvero di tutto!».
Ci racconta l’ultimo sogno?
«Due settimane fa, una domenica, dovevo essere in un locale a Milano a cantare, e ho sognato come era il posto, perfettamente: vastissimo, palco alto, casse sospese. Tutto combaciava alla descrizione quando sono arrivata. Ma il punto è che avevo sognato anche la mia macchina: nel sogno sbandava, non riuscivo più a tenerla, un situazione pericolosissima. Racconto tuto, subito, al mio manager. Arriviamo al locale, ed era proprio come lo avevo sognato. Lì mi è venuta un po’ di paura. Ho detto ai miei collaboratori: «Se ho sognato questo ed è cosi, allora anche l’incidente può avverarsi». Morale: verso le due di notte sono andata a casa, si sono svitati i bulloni della ruota, ho sentito un botto pazzesco, è andato in blocco il motore, l’auto ha impennato, mi sono fermata di traverso in autostrada, una situazione rischiosissima, in mezzo ad auto e camion: per fortuna ho chiamato il 113 e la polizia, che ringrazio, è arrivata in meno di cinque minuti».
Se l’è vista brutta...
«La paura era proprio quella di essere presa dentro fra i camion che mi sfioravano perché la macchina non si muoveva più. La polizia ha chiuso l’autostrada, poi hanno aperto la corsia di sorpasso. Un poliziotto, in tale occasione mi ha detto: lei può raccontare di questa esperienza grazie a due cose, il fatto che qualcuno lì in alto le vuole bene e poi perché ha l’auto bianca. Ho rischiato tantissimo».
I sogni premonitori sono sempre negativi?
«Sempre. Forse sono un avviso forte. Tu sai che può succederti qualcosa, poi da umano è vero che cerchi sempre la conferma. Ti dici: “Dai, magari non andrà così”. Invece si avvera tutto».
Che reazione hanno le persone ai racconti?
«Se uno non vive queste cose è difficile che riesca a credermi. Questa cosa del locale e dell’auto l’ho esternata prima, fortunatamente. E da tempo ho deciso di fare proprio cosi: racconto tutto subito per sperare che non succeda o fare in modo che, comunque, gli altri ne siano immediatamente a conoscenza. Questo è un periodo in cui le visioni aumentano, in maniera molto strana, anomala. Certo, è da tempo che faccio sogni premonitori, ma erano sempre seguiti da periodi di “calma”, di pausa; invece ora ne faccio sempre. Non so da cosa possa dipendere. Io vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse cosa vogliono dire queste cose e perché le vedo. Io so solo che le vivo».
Lei che spiegazione si è data?
«Io sono solo convinta che la vita non finisce qua perché queste persone che io vedo, potendo osservare tutti i particolari del loro corpo ma mai il loro viso, da qualche parte vivono. Credo ci siano delle dimensioni parallele dove la nostra anima, o energia come la vogliamo chiamare, va a finire quando non vive più la nostra fisicità. Io questa gente la vedo. E anche in questi sogni dove incontro i miei cari, io faccio incontri “reali”. Non solo: pensi che il mio orologio al polso si ferma durante questi sogni. Ora sto cercando di capire da sola, sto leggendo dei libri sui viaggi astrali. Il nostro corpo e la nostra anima,+ ad un certo punto, si dividono e quest’ultima gira, in transito da qualche parte. Non finisce qui. Di questo ne sono certa. Ovvio, anche a me dispiace morire, ne ho paura: ma quello che sto vivendo prova che non termina qui la vita».
Qualcuno le dà della matta?
«Tutti lo pensano, secondo me. Ma non sapete quante mail mi arrivano, quanta gente vive le mie situazioni, ma hanno paura di raccontarle. Secondo me, invece, vanno condivise. Tutto quello che io ho raccontato, l’ho vissuto. Dai sogni premonitori ai contatti con le entità. E io non sono matta. Faccio il mio lavoro, mi conoscete, sapete il mio impegno. Ma se non hai visto i fantasmi, non ci credi, lo so. Io comunque mi sento bene da quando ne parlo: non è più un tabù. Prima mi confidavo solo con gli amici. Chissà che oggi anche altre persone prendano il coraggio di raccontarsi. Mi sto segnando tutto quello che mi succede. Ci sono tantissimi episodi rimasti fuori dal libro, che è già alla seconda ristampa, perché avvenuti dopo. E continuano a succedermi».
Mai avuto paura dei fantasmi?
«Le prime volte tantissimo. Ora no. Quando mi trovo davanti un fantasma non temo più di avere qualche malintenzionato davanti. Anzi, mi dispiace quando viene risucchiato e va via».
Chi c’è, fra le tante persone che ha incontrato?
«Tutti i miei cari li ho visti in sogno. Fra le entità, invece, c’è stato Giulio Ricordi, il vecchio proprietario di questa casa. La cantante lirica dell’800 Giuditta Pasta abitava nella casa vicino alla mia, dove Puccini faceva delle feste. I vestiti e le sembianze sembrano corrispondere all’entità che ho visto io, anche in questo caso. Sempre tenendo conto che io vedo tutti i particolari, ma non il volto di questi fantasmi».
Lei è molto religiosa: che nome dà a tutto questo?
«Non posso dare etichette, non so spiegare le cose. Ma la vivo in maniera bella, serena. Il fatto di sapere che la vita da qualche parte continua, ti consegna una sensazione indescrivibile».