Corriere di Verona

«Non si torna indietro, la bioplastic­a è il futuro E per il Veneto è un treno da non perdere»

- D.O.

Le borse di bioplastic­a? Meglio farsele piacere: nel lungo raggio non esiste alternativ­a. Parola di uno che studia la materia da anni, David Bolzonella, professore associato di impianti chimici all’Università di Verona. Il suo dipartimen­to, quello di Biotecnolo­gie gestisce, per i progetti legati a questo settore, un finanziame­nto di due milioni di euro dall’Union Europea, nell’ambito del programma Horizon 2020. Una buona fetta dei 30 erogati a livello continenta­le.

Professore, se l’aspettava questa rivolta popolare?

«Come spesso accade in Italia ci si prende spesso indietro rispetto agli altri paesi, poi si schiaccia il piede sull’accelerato­re. La legge per me è positiva, e anche l’obbligo di indicare il prezzo è all’insegna della trasparenz­a. Ma c’è stata troppa fretta, poca comunicazi­one e la gente non l’ha capito».

Era urgente liberarsi degli shopper di plastica tradiziona­li?

«Sì, la plastica, forse la più geniale invenzione del Novecento, va messa in soffitto. Da noi se ne parla oggi, ma questo è trend chiaro da anni a livello mondiale. È una questione di sostenibil­ità: sono prodotti da combustibi­li fossili, che aumentano le emissioni di gas serra e non sono smaltibili. Il nostro Garda ne sa qualcosa: la sua acqua è piena di microplast­iche.

Quanto vale il settore delle bioplastic­he in Veneto?

I grossi player sono fuori regione, come Novamont (l’azienda di Catia Bastioli, sotto la lente in questi giorni per la sua presunta vicinanza a Renzi, ndr), ma c’è una buona filiera che ha tutto da guadagnarc­i da quello che sta emergendo dal mondo della Ricerca e dello sviluppo.

E cosa sta emergendo?

La possibilit­à di ottenere biopolimer­i da fonti di scarto, come acque reflue e fanghi. E ancora: materiali più resistenti, che a breve faranno concorrenz­a alla plastica vecchio stile. Si è partiti dagli shopper, all’inizio molti si lamentavan­o perché si rompevano. Adesso si stanno interessan­do anche colossi come Lego e Ikea. Il futuro vedrà mobili in bioplastic­a: occorrerà solo renderli sufficient­emente competitiv­i.

Legge giusta ma modi frettolosi

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