Maestre in rivolta a rischio il rientro in decine di classi
Oltre 200 insegnanti lunedì al corteo di Roma
In duecento sono pronte ad andare a Roma. Il rientro da scuola dopo le vacanze di Natale potrebbe essere problematico per le scuole del Veronese. Molte insegnanti, infatti potrebbero aderire allo sciopero. La ragione? Il rischio licenziamento per le maestre precarie con la sola maturità magistrale.
Il primo giorno di scuola del nuovo anno rischierà, per alcuni bambini, di essere un prolungamento delle vacanze natalizie. Un rientro che si preannuncia complicato, quello nelle elementari (e anche qualche scuola materna) del Veronese. Seppur supportato solo dai sindacati di base, lo sciopero previsto lunedì potrebbe vedere molte adesioni. Circa 200 maestre delle scuole della provincia andranno a Roma con i pullman organizzati, per la manifestazione nazionale. Un altro centinaio dovrebbe essere presente a Venezia. Altre ancora potrebbero decidere semplicemente di assentarsi dal lavoro. Il numero comprende le 250 insegnanti che attualmente hanno una classe, poiché in ruolo sub judice,
e che, dopo la sentenza della plenaria del Consiglio di Stato, saranno di fatto licenziate una volta che il loro ricorso individuale arriverà a sentenza. Si tratta di maestre in cattedra da anni: oltre a loro ce ne sono ancora 800 nelle graduatorie che rischiano di essere escluse a tempo indeterminato. Sono le cosiddette insegnanti «col diploma magistrale», le ultime a ottenere questo titolo prima del 2001, quando è stato abolito. Ma spesso hanno proseguito gli studi. «Io sono laureata in Scienze Motorie - dice Elena Pasini, in cattedra da 16 anni e ho fatto ogni corso di aggiornamento possibile. Non passiamo pagare perché siamo incappate in un periodo in cui non era chiaro il percorso per diventare insegnante. La mia situazione, in particolare, ha il sapore di una beffa: non mi trovo ancora in ruolo perché il mio cognome, che inizia con P, è finito nel ricorso “M-Z” e non “A-L”. Il primo gruppo è stato immesso il ruolo, il secondo no. Il motivo? Due giudici e due date diverse». Pasini, assieme ad altre cento insegnanti, si trovava ieri fuori dal provveditorato, per un sit-in organizzato dal sindacato di base Gilda. Davanti all’entrata, le insegnanti hanno formato una croce con fotocopie della Gazzetta ufficiale, in cui si leggeva della prima (e favorevole sentenza). «Una situazione assurda, il cui filo conduttore è stato il caos, dall’inizio alla fine - spiega Isabella Ipsaro, maestra alle elementari di Montecchia - il Consiglio di Stato ha smentito se stesso: non ci si può trovare in una situazione in cui un giorno una persona è considerata in grado di insegnare e l’altro no. Senza contare che hanno bisogno di noi da settembre a giugno e poi ci danno il ben servito». Si dicono vicini agli insegnanti anche i sindacati confederali, che non aderiranno allo sciopero nella speranza di giungere a una soluzione «pragmatica» dopo l’annuncio, da parte del ministero di rivolgersi all’Avvocatura di Stato. E c’è anche il timore che uno sciopero al primo giorno di rientro dopo una pausa di due settimane possa essere percepito come negativo da parte dell’opinione pubblica. Ma l’ultima decisione la prenderà chi rischia il posto e che è più che mai sul piede di guerra.
Elena Pasini La maggior parte di noi è laureata. Paghiamo un caos di cui sono responsabili altri