Morto Arrigoni, l’uomo di Rinascita
Il ricordo della figlia Lia: «Ha vissuto credendo sempre nello scambio tra culture»
Ferruccio Arrigoni era nato nel 1936 a Firenze, ma è a Verona che ha lasciato il segno di una vita dedicata alla cultura. La notizia della sua scomparsa ha lasciato profondamente rattristati i tanti che hanno condiviso con lui battaglie politiche e culturali e i clienti ancora in lutto per la chiusura nel 2011 della libreria Rinascita, da lui aperta nel 1979. «Ha vissuto credendo nello scambio tra culture, nella politica intesa come una grande cosa, al servizio della comunità - racconta commossa la figlia Lia -. Militante in tutte le cose che ha fatto, sempre dritto, coerente, profondo: qualità che si trovano sempre più a fatica». A Verona era arrivato nel 1969, da Bari, con la moglie Giuliana e il primo figlio Lucio, per aprire qui una sede dell’agenzia Nuova Italia. Dieci anni dopo, l’apertura di una libreria ispirata alla rivista di Gramsci, parte di un circuito che perseguiva un progetto culturale che non ha retto al cambiamento del mercato, al calo di lettori in cerca di edizioni rare e di qualità, alla concorrenza nel settore dei best sellers di centri commerciali, megastore, Amazon e via dicendo. Lawrence Ferlinghetti che festeggiò alla Rinascita i suoi 80 anni, Camilla Cederna, Banana Yoshimoto, che venne appositamente dal Giappone, Dacia Maraini, Marco Travaglio, quando ancora non era un personaggio televisivo, molto prima del Fatto, e poi Ingroia e Caselli, nel 2001, e Colombo…: sono solo alcuni dei protagonisti degli incontri in libreria e nell’ambito delle feste dell’Unità per le quali Arrigoni, che è stato dirigente del Pci locale, curava la parte culturale. «Un uomo appassionato e caldo, mi mancherà moltissimo – ricorda Nadir Welponer che con lui ha condiviso la militanza politica –. È stato un antesignano con Rinascita facendone un punto di riferimento per più di una generazione». I ricordi di Lia, scorrono a fiumi: «A lungo è stato consigliere comunale a Negrar: ma sai che poi, quando incontravo esponenti politici, dai missini ai democristiani, tutti lamentavano la sua assenza e rimpiangevano la passione con la quale scaldava le sedute? Persino in ospedale ha trovato fans tra gli infermieri che si occupavano di lui: “Ma lo sapete chi è quest’uomo?” si è messo a gridare uno di loro un giorno. Il babbo ha dato davvero tanto a questa città».