L’attivista per il diritto alla casa rischia lo sfratto da Agec «Forse pago le mie battaglie»
Fino a qualche anno fa, era lui ad animare le proteste degli attivisti «per il diritto alla casa». Ma adesso è lui a essere finito sotto sfratto per morosità.
E ieri mattina, quando l’ufficiale giudiziario ha suonato al campanello del suo appartamento Agec di via Capodistria, in Borgo Roma, non sono mancati attimi di una certa tensione. Perché Khaled Ben Ammar, una vita di battaglie con i sindacati di base e un recente passato di guai con la giustizia a causa di un’indagine su un giro di passaporti e permessi di soggiorno irregolari, riteneva di essere riuscito a sistemare la sua situazione. «Mi hanno notificato la richiesta di sfratto all’incirca un anno fa, ero fuori di 4.500 euro e avevo già presentato al Comune la richiesta di riconoscimento di morosità incolpevole - ricordava l’ex sindacalista tunisino -. Negli ultimi giorni ho fatto i versamenti, ma evidentemente da Agec è stato deciso di mandarmi via ad ogni costo. Forse qualcuno vuole farmela pagare per le battaglie degli scorsi anni».
Sul posto, per gestire la situazione, sono intervenuti in breve tempo anche gli agenti delle volanti con il vice-dirigente Bruno De Santis. E la presenza di pattuglie non è passata inosservata nel quartiere. Tanto che presto hanno iniziato a diffondersi voci incontrollate di un uomo «barricato» in casa per evitare lo sfratto. Una fake-news in piena regola, perché Khaled e i familiari (vive lì con la moglie e i 4 figli) hanno cercato in ogni modo di dialogare con l’ufficiale giudiziario che, al termine della mattinata, ha concesso un rinvio di un mese. In strada, ad assistere alle trattative, alcuni amici nordafricani che hanno cercato di evitare ad ogni costo lo sgombero. «Sono stati loro ad aiutarmi, hanno organizzato una colletta e hanno raccolto i soldi negli ultimi giorni - raccontava Khaled -. Ma l’avvocato di Agec chiede il saldo immediato delle spese legali e sono risultato di nuovo in debito per poche centinaia di euro». Una versione che cozza con la ricostruzione ufficiale, secondo la quale la morosità non sarebbe ancora stata del tutto sanata. «I problemi con l’affitto sono sorti quando ho avuto quei problemi (era stato arrestato dalla squadra mobile nel 2013, ndr) -spiega -. Lì non sono riuscito a pagare tutti i mesi d’affitto. Ma ora riesco a mettermi in regola. Chiederò urgentemente un incontro con l’assessore comunale ai Servizi Sociali Stefano Bertacco». Perché, tra qualche settimana, l’ufficiale giudiziario tornerà a bussare alla sua porta. «Spero di riuscire a pagare anche le spese legali che mancano - conclude -, ma non so se potrà bastare. Da qui vogliono mandarmi via a tutti i costi».