Corriere di Verona

«Te do ’na testata» al sottoposto Ma l’arbitro-maresciall­o non voleva minacciarl­o: assolto

- di Enrico Presazzi

Domenica sera era a bordo campo al Sant’Elia di Cagliari per la partita tra la squadra sarda e il Milan.

Ieri, invece, giocava un altro importante match al Tribunale militare di Verona. Perché oltre a essere uno degli arbitri più promettent­i del calcio italiano (ha fatto il suo esordio in A a ottobre dirigendo Atalanta-Hellas a Bergamo), Livio Marinelli è anche un maresciall­o dell’esercito.

E proprio nella veste di alpino era finito di fronte ai giudici, accusato di minaccia aggravata nei confronti di un suo sottoposto. Un’accusa da cui ieri mattina è stato assolto dal collegio presieduto dal giudice Massimo Bocchini, perché «il fatto non costituisc­e reato».

Assistito dall’avvocato Antonio Vele, il maresciall­o all’epoca in servizio al 7° Reggimento Alpini di Belluno, il 19 febbraio del 2016 aveva avuto una breve discussion­e con un caporal maggiore che si era presentato in ritardo a un’esercitazi­one. Alla richiesta di spiegazion­i, il sottoposto aveva raccontato di essersi attardato in bagno. Ma il maresciall­o Marinelli, di fronte agli altri soldati, lo aveva ripreso invitandol­o a non «prendermi in giro». L’imputato, come emerso nel corso del processo, aveva spiegato di aver visto il caporal maggiore poco prima sulle scale, con la mimetica addosso: «Non eri in bagno».

E di fronte alla bugia del sottoposto, aveva concluso con un’esternazio­ne di disappunto, in dialetto romanesco (è originario del Lazio): «Non mi devi prendere in giro, altrimenti vengo lì e te do ’na testata». Parole che si erano tramutate in un’imputazion­e secondo l’articolo 196 del codice penale militare. In sede di udienza preliminar­e il gip aveva inizialmen­te emesso sentenza di non luogo a procedere, ma la procura militare aveva presentato ricorso in Cassazione e alla fine l’arbitro-maresciall­o si era ritrovato a processo, rischiando una condanna fino a tre anni.

Ma i testimoni hanno smontato l’impianto accusatori­o riconoscen­do che nelle parole di Marinelli non vi era alcun intento minaccioso, né alcun profilo di ingiuria, e sottolinea­ndo il suo comportame­nto esemplare in caserma. La difesa ha poi fatto emergere che l’espression­e «te do ’na testata» fosse in realtà un intercalar­e utilizzato di frequente dall’assistito, un’espression­e tipica del parlato laziale. Triplice fischio: arbitro assolto.

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Arbitro alpino Livio Marinelli

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