Confindustria scrive a Verona l’agenda Italia
Migliaia di imprenditori attesi il 16 in Fiera. Pedrollo: «Sarà uno snodo»
Confindustria chiama a raccolta gli imprenditori: ne attende oltre cinquemila in Fiera a Verona per le Assise generali, il 16 febbraio. Obiettivo, un’agenda per il Paese, oltre le promesse elettorali. Pedrollo: «Sarà uno snodo».
L’obiettivo è alto, molto alto: cinquemila imprenditori (e anche più) da tutta Italia in uno dei padiglioni più grandi della Fiera, il 16 febbraio. Una chiamata a raccolta, badando però alla sostanza ed evitando troppi lustrini. L’organizzazione starà attenta a selezionare gli ingressi, anche se l’assenza di politici sul palco eliminerà naturaliter il rischio di pericolose claque di partito. Sono passati dodici anni, ma il ricordo dello show di Silvio Berlusconi a Vicenza, in uno dei convegni più controversi e clamorosi di Confindustria (fischi per Montezemolo e Della Valle, ovazioni per il Dottore), è ancora vivo.
Anche allora eravamo sotto elezioni politiche, e c’è ancora Silvio. Ma le analogie sembrano finire qui. Le Assise del sindacato degli imprenditori faranno di Verona, fra tredici giorni, una capitale della politica, ma a quanto pare non dell’avanspettacolo pre-voto. Anzi, il pensiero al centro di tutto è proprio quello: il manifesto per il Paese da sottoporre a chi si appresta a governare, andando oltre le fake news delle mirabolanti promesse elettorali. «Costruiamo insieme l’Italia del futuro» è il titolo ufficiale dell’appuntamento, che si snoderà in una doppia sessione: sei panel tematici al mattino, assemblea plenaria al pomeriggio con Manuel Barroso (ex presidente Commissione Europea) e lo studioso francese Marc Lazar, conclusioni del presidente nazionale Vincenzo Boccia. «Il 16 febbraio rappresenterà uno snodo», spiega con un po’ di enfasi Giulio Pedrollo, che di Boccia è il vice e gioca, da veronese, in casa. «La nostra città è stata scelta non a caso: sta nel Nordest», luogo in cui, più che altrove, si sente la spinta delle imprese. «L’appello è a partecipare: noi imprenditori non possiamo poi lamentarci, se non proviamo a incidere sui destini del nostro Paese. Le Assise servono a questo, a domandarci cosa vogliamo, partendo da una certezza: ciò che fa bene all’industria, fa bene a tutti. Tra le cose che ci sono chiare, c’è la necessità di proseguire con il piano Industria 4.0, che ha fatto rinascere gli investimenti, +30% in Italia lo scorso anno. Gli imprenditori lo chiedono al governo che verrà: non buttar via una misura come l’iperammortamento, che avrebbe bisogno di un quinquennio per dipanare pienamente i suoi effetti. E ciò ha anche a che fare con il recupero di occupazione, in questo momento caratterizzato dal prevalere di contratti precari: le imprese sono rimaste scottate da una crisi così lunga e grave che continuano a mantenere prudenza. È l’incertezza a frenarle. Ma se si dà seguito ai Digital innovation hub e i Competence center, se Industria 4.0 non viene spazzata via, gli investimenti potranno tradursi più facilmente in assunzioni stabili. Le paure contrarie sono ormai superate: la tecnologia può aggiungere lavoro, non toglierlo. Nella nostra azienda, la Pedrollo, l’automazione c’è da 30 anni: ora ciò che serve è avere più innovazione per affrontare i mercati internazionali. Quindi - prosegue - noi appoggeremo con forza chi voglia dare continuità a questo percorso e ai benefici del Jobs Act, che di risultati ne ha portati».
Ma a dominare la campagna elettorale è ben altro: si chiama valanga di promesse, da esplosione del deficit. «E noi invece, oltre la selva di proposte, vogliamo uscire dalle Assise con una lista di priorità su giovani, fisco, sostenibilità, efficienza pubblica. Avendo ben presente che le risorse sono limitate, e che non si può chiedere la luna».