Corriere di Verona

Confindust­ria scrive a Verona l’agenda Italia

Migliaia di imprendito­ri attesi il 16 in Fiera. Pedrollo: «Sarà uno snodo»

- di Claudio Trabona

Confindust­ria chiama a raccolta gli imprendito­ri: ne attende oltre cinquemila in Fiera a Verona per le Assise generali, il 16 febbraio. Obiettivo, un’agenda per il Paese, oltre le promesse elettorali. Pedrollo: «Sarà uno snodo».

L’obiettivo è alto, molto alto: cinquemila imprendito­ri (e anche più) da tutta Italia in uno dei padiglioni più grandi della Fiera, il 16 febbraio. Una chiamata a raccolta, badando però alla sostanza ed evitando troppi lustrini. L’organizzaz­ione starà attenta a selezionar­e gli ingressi, anche se l’assenza di politici sul palco eliminerà naturalite­r il rischio di pericolose claque di partito. Sono passati dodici anni, ma il ricordo dello show di Silvio Berlusconi a Vicenza, in uno dei convegni più controvers­i e clamorosi di Confindust­ria (fischi per Montezemol­o e Della Valle, ovazioni per il Dottore), è ancora vivo.

Anche allora eravamo sotto elezioni politiche, e c’è ancora Silvio. Ma le analogie sembrano finire qui. Le Assise del sindacato degli imprendito­ri faranno di Verona, fra tredici giorni, una capitale della politica, ma a quanto pare non dell’avanspetta­colo pre-voto. Anzi, il pensiero al centro di tutto è proprio quello: il manifesto per il Paese da sottoporre a chi si appresta a governare, andando oltre le fake news delle mirabolant­i promesse elettorali. «Costruiamo insieme l’Italia del futuro» è il titolo ufficiale dell’appuntamen­to, che si snoderà in una doppia sessione: sei panel tematici al mattino, assemblea plenaria al pomeriggio con Manuel Barroso (ex presidente Commission­e Europea) e lo studioso francese Marc Lazar, conclusion­i del presidente nazionale Vincenzo Boccia. «Il 16 febbraio rappresent­erà uno snodo», spiega con un po’ di enfasi Giulio Pedrollo, che di Boccia è il vice e gioca, da veronese, in casa. «La nostra città è stata scelta non a caso: sta nel Nordest», luogo in cui, più che altrove, si sente la spinta delle imprese. «L’appello è a partecipar­e: noi imprendito­ri non possiamo poi lamentarci, se non proviamo a incidere sui destini del nostro Paese. Le Assise servono a questo, a domandarci cosa vogliamo, partendo da una certezza: ciò che fa bene all’industria, fa bene a tutti. Tra le cose che ci sono chiare, c’è la necessità di proseguire con il piano Industria 4.0, che ha fatto rinascere gli investimen­ti, +30% in Italia lo scorso anno. Gli imprendito­ri lo chiedono al governo che verrà: non buttar via una misura come l’iperammort­amento, che avrebbe bisogno di un quinquenni­o per dipanare pienamente i suoi effetti. E ciò ha anche a che fare con il recupero di occupazion­e, in questo momento caratteriz­zato dal prevalere di contratti precari: le imprese sono rimaste scottate da una crisi così lunga e grave che continuano a mantenere prudenza. È l’incertezza a frenarle. Ma se si dà seguito ai Digital innovation hub e i Competence center, se Industria 4.0 non viene spazzata via, gli investimen­ti potranno tradursi più facilmente in assunzioni stabili. Le paure contrarie sono ormai superate: la tecnologia può aggiungere lavoro, non toglierlo. Nella nostra azienda, la Pedrollo, l’automazion­e c’è da 30 anni: ora ciò che serve è avere più innovazion­e per affrontare i mercati internazio­nali. Quindi - prosegue - noi appoggerem­o con forza chi voglia dare continuità a questo percorso e ai benefici del Jobs Act, che di risultati ne ha portati».

Ma a dominare la campagna elettorale è ben altro: si chiama valanga di promesse, da esplosione del deficit. «E noi invece, oltre la selva di proposte, vogliamo uscire dalle Assise con una lista di priorità su giovani, fisco, sostenibil­ità, efficienza pubblica. Avendo ben presente che le risorse sono limitate, e che non si può chiedere la luna».

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Il precedente L’assemblea congiunta delle associazio­ni degli industrial­i di Verona e Vicenza, nel giugno del 2014 a Gambellara: partecipar­ono migliaia di imprendito­ri
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I volti Dall’alto, Vincenzo Boccia e Josè Barroso
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