Bpvi, la procura chiede lo stato di insolvenza
Raffica di richieste danni verso Intesa. Sì a cinquemila parti civili, no ai già risarciti dalla banca
Bpvi, la Procura pronta a chiedere lo stato d’insolvenza. È uno dei fatti nuovi emerso ieri al processo sul crac dell’ex Popolare di Vicenza, dove sono state ammesse cinquemila parti civili (respinte però le richieste di chi già aveva ottenuto risarcimenti) e dove i soci hanno avanzato nuove richieste di sequestro per 400 milioni nei confronti dei nuovi proprietari di Intesa.
Poco più di cinquemila parti civili ammesse, quasi tutte quelle che l’avevano chiesto, fra loro anche Bankitalia e Bce. Decine e decine di citazioni, come responsabile civile, della stessa Bpvi e della liquidazione, di Intesa Sanpaolo che è subentrata, ma anche di Banca d’Italia, e in alcuni casi di Consob e Banca Nuova. E richieste di sequestri conservativi per oltre 400 milioni di euro nei confronti di alcuni imputati (ma pure dei familiari a cui hanno ceduto beni), per i quali la procura ha già chiesto e ottenuto i sigilli sui loro beni. Procura che, ha già fatto sapere, s’appresta a chiedere lo stato d’insolvenza della banca, una volta valutata l’entità dei crediti deteriorati. S’è chiusa così, ieri pomeriggio, in tribunale a Vicenza l’ennesima udienza preliminare per il crac di Popolare Vicenza, con indagati (non presenti) l’ex presidente Gianni Zonin, l’allora consigliere Giuseppe Zigliotto, gli ex vicedirettori Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta e Paolo Marin, e il dirigente Massimiliano Pellegrini.
Il giudice Roberto Venditti ha letto l’ordinanza con cui ammette le parti civili che possono entrare nel processo e chiedere i danni per i reati contestati (aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto), per tutti gli imputati. Ad eccezione dell’ex direttore generale Samuele Sorato, la cui posizione è stata stralciata per motivi di salute, e il cui procedimento probabilmente rimarrà parallelo a quello principale, e di Bpvi in liquidazione in quanto citata come responsabile amministrativo, fatto, come ha ricordato il Gup, che esclude di chiederle danni.
Il Gup ha poi escluso dal processo, per la richiesta danni: 62 persone. Quanti avevano chiesto di costituirsi nei confronti di Sorato e di Bpvi in liquidazione, e chi aveva sottoscritto l’accordo transattivo con Bpvi, chi cioè nel 2017 aveva accettato il rimborso di 9 euro ad azione proposto dalla banca con la rinuncia a qualsiasi pretesa risarcitoria.
Fuori dai giochi anche alcune associazioni: Movimento difesa del cittadino, Unione nazionale consumatori e il suo comitato regionale veneto (in quanto «non v’è la prova che l’ente abbia svolto attività concreta relativamente alle vicende che hanno interessato la Bpvi in epoca compatibile con la commissione dei delitti ipotizzati»). Così come il Comune di Schio (in quanto «ha finalità diverse dalla tutela dei risparmiatori»), ed anche la Camera di Commercio di Padova. Infine, accogliendo la richiesta di estromissione delle difese, anche l’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi», «perché - scrive il giudice - la costituzione risale ad epoca successiva alla commissione dei fatti oggetto di contestazione». Ammesse invece le associazioni Codacons, Adusbef, Confconsumatori-Confederazione generale dei Consumatori, Federconsumatori nazionale, di Veneto e Friuli, Cittad in anz attiva.
Molti avvocati ieri hanno presentato poi anche richiesta di sequestri conservativi: tra questi Renato Bertelle, che tutela 220 risparmiatori e che ha chiesto i sigilli per quasi 31 milioni di euro (anche verso mogli e figli a cui gli imputati hanno intestato i beni), per 25 milioni l’avvocato Matteo Moschini, e per 350 milioni l’avvocato Sergio Calvetti che depositerà l’istanza domani. Quanto invece alle richieste di citazioni dei responsabili civili il giudice scioglierà le riserve nell’udienza di giovedì.