Corriere di Verona

Amarone, una festa da fenomeno

La passerella per l’annata 2014 e la festa in Gran Guardia per i 50 anni della denominazi­one. Zaia rilancia: «L’appassimen­to patrimonio dell’Unesco»

- Nottegar

I 50 anni della doc Valpolicel­la, i successi del grande rosso veronese che l’anno scorso ha fatturato 600 milioni di euro: l’Amarone ha di che festeggiar­e, e l’Anteprima, ieri e oggi in Gran Guardia, ha messo in vetrina l’annata ‘14, tra le battute di Vittorio Sgarbi e le parole del governator­e Zaia: «Patrimonio Unesco per la tecnica di appassimen­to».

Buon compleanno Amarone. Lo hanno detto ieri le autorità che hanno inaugurato Anteprima Amarone 50, la manifestaz­ione che celebra il mezzo secolo della denominazi­one, e lo ripeterann­o oggi i molti appassiona­ti che affolleran­no la Gran Guardia. Fino alle 19, infatti, i wine lover potranno assaggiare le migliori bottiglie portate in degustazio­ne dalle 71 cantine presenti, a ritroso dall’annata 2014 fino a quelle storiche.

«In Veneto – ha detto il presidente della Regione Luca Zaia – abbiamo 52 denominazi­oni, però c’è l’Amarone che, con una manciata di ettari, ottomila circa, è il nostro biglietto da visita, una cosa unica. Per questo la Regione vuole fare in modo che la tecnica dell’appassimen­to delle uve diventi patrimonio dell’umanità, richiedend­o il riconoscim­ento Unesco». E a ricordare la straordina­rietà del fenomeno Amarone ci ha pensato il presidente del Consorzio di Tutela Valpolicel­la Andrea Sartori ricordando che la doc ha fatturato 600 milioni l’anno scorso e che, anche grazie al suo grande rosso, la Valpolicel­la sia ai vertici per valore dei terreni e rendita fondiaria per ettaro in Italia. «Dobbiamo tutto questo – ha sottolinea­to il sindaco di Verona Federico Sboarina – ai produttori e agli enologi dell’Amarone che, con lungimiran­za tipica dell’imprendito­ria veneta, hanno investito sul re dei vini della Valpolicel­la. Il brand dell’Amarone va ora sfruttato per la crescita della città, in connession­e col turismo, la cultura, l’arte. Con l’Amarone, Verona sarà capitale turistica ed enologica».

Mattatore della giornata inaugurale Vittorio Sgarbi che, prima ha provocato il pubblico dichiarand­o la sua fedeltà al Lambrusco, ma poi ha riconosciu­to la grandezza del principe della Valpolicel­la. «Non so perché abbiamo chiamato me, visto che sono un sostenitor­e universale del Lambrusco e l’Amarone proprio non mi va: gli toglierei anche il nome. A meno che non decidiate di occupare Modena cosicché il Lambrusco diventi una variante volgare dell’Amarone». Eppure, al di là delle battute, il critico ha sostenuto la grandezza degli agricoltor­i e del loro lavoro che hanno reso possibile l’Amarone e gli altri vini. «Se fossi ministro – ha detto – creerei un dipartimen­to agricolo al ministero dei Beni Culturali. Va compiuto un ricongiung­imento tra agricoltur­a e cultura. I campi coltivati sono un modello di memoria, le ville di Palladio che sono l’espression­e più alta dell’architettu­ra sono nate come aziende agricole. Perciò, quello che è stato separato va ricomposto». Per poi aggiungere: «Difendere un campo coltivato, vincolarlo è segno dell’intelligen­za dell’uomo, ed è come difendere la bellezza monumental­e di San Zeno». E la grande differenze con il mondo contempora­neo è che, in un generale decadiment­o delle arti, fatto che secondo Sgarbi sta minando il nostro tempo, il vino è in assoluta controtend­enza. «In un mondo in cui l’arte, la letteratur­a, la musica e l’architettu­ra stanno vivendo una fase di irrefrenab­ile decadenza – ha detto il critico – il vino, in continua ascesa, rappresent­a ormai la vera eccellenza artistica. Siamo arrivati ad un punto in cui cultura e agricoltur­a sono tornante a parlare lo stesso linguaggio e Veronelli e Soldati sono i due maestri che hanno contribuit­o a ricongiung­ere i due mondi. Oggi, esiste un nuovo tempio: il tempio del vino. Perché la nostra cultura ormai è marginale, ciò che conta dell’Italia è il vino». E questa realtà nasce dalla stessa natura del vino che è «superfluo e necessario allo stesso tempo». «Toglietemi il necessario, ma lasciatemi il superfluo», Sgarbi usa la citazione di Re Lear, «perché senza acqua non si può vivere e forse senza vino nemmeno».

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A fianco, da sinistra, il sindaco Federico Sboarina, il presidente del Consorzio Andrea Sartori e Vittorio Sgarbi, alle prese ieri con gli assaggi di Amarone in Gran Guardia Qui sotto a destra, una bottiglia di «Pruviniano», una delle...
(fotoserviz­io Sartori) Degustazio­ni A fianco, da sinistra, il sindaco Federico Sboarina, il presidente del Consorzio Andrea Sartori e Vittorio Sgarbi, alle prese ieri con gli assaggi di Amarone in Gran Guardia Qui sotto a destra, una bottiglia di «Pruviniano», una delle...
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