Zaccaria: «A Legge situazioni incancrenite, difficile intervenire»
Padova, l’ex rettore e la crisi del mito: unire i dipartimenti
Giuseppe Zaccaria Durante il mio rettorato ho fatto varie riunioni, ma non ho trovato riscontri
Dice di averci provato, ammette di non esserci riuscito. E dall’osservatorio privilegiato del giurista che conosce bene le dinamiche dell’Ateneo, mette in guardia chi si appresta a cimentarsi nell’impresa di risollevare Giurisprudenza dalle sabbie mobili della resistenza al cambiamento. Giuseppe Zaccaria, 71 anni a marzo, rettore dell’Università di Padova dal 2009 al 2015 e professore ordinario di Teoria generale del diritto, non si sottrae al dibattito sul declino di un corso dilaniato dalle faide interne, che continua a perdere studenti e ad arretrare in termini di valutazioni. Se il rettore Rosario Rizzuto assicura che i docenti «hanno già iniziato a lavorare» e dice che il problema di Giurisprudenza «non si risolverà in due minuti», Zaccaria predica pazienza e conferma che «intervenire non sarà semplice». Ma l’ex rettore invoca anche l’accorpamento dei due dipartimenti di Diritto Pubblico e Diritto Privato, divisi da una guerra che ostacola il rilancio.
La crisi di Giurisprudenza tiene banco da giorni. Che sensazione si prova?
«È un dispiacere. La nostra facoltà ha sempre avuto docenti prestigiosi e una reputazione seria, i dati emersi in questi giorni erano noti e dimostrano che negli ultimi anni è cambiato qualcosa».
Il calo degli iscritti è il sintomo di un malessere più profondo. Di chi è la colpa?
«Le cause sono numerose e molto complesse, sia da analizzare che da rimuovere. Durante il mio rettorato avevo convocato diverse riunioni coi docenti sul tema della didattica, finalizzate ad attenuare il ritardo degli studenti nel conseguimento della laurea e ad alleviare altre criticità rilevanti, ma non avevo trovato riscontri. A Giurisprudenza ci sono molte situazioni incancrenite, intervenire non sarà semplice».
A cosa si riferisce in particolare?
«Un esempio su tutti riguarda il rapporto docentestudente, dove non sempre si riscontrano le caratteristiche minime di rispetto e di dialogo che sarebbe lecito aspettarsi. E poi si presta poca attenzione all’internazionalizzazione. Concordo con chi dice che bisogna intervenire con la forza del convincimento e non solo in modo sanzionatorio, ma qualcuno deve farlo. Avendo fatto il preside della facoltà di Scienze politiche per nove anni, so bene che l’unica soluzione è quella di parlare coi colleghi; ora questo ingrato compito tocca alla presidente della scuola e ai direttori dei due dipartimenti».
A proposito, c’è chi propone il ritorno alla dipartimentazione unica proprio per superare il dualismo conflittuale tra Diritto Pubblico e Diritto Privato. Lei cosa ne pensa?
«In effetti il meccanismo dei due dipartimenti pone una serie di problemi, anche perché la scuola garantisce una forma di collegamento insufficiente. Quello del dipartimento unico è un obiettivo giusto, che però potrà arrivare solo al termine di un processo laborioso: cercare di calare la decisione dall’alto sarebbe sbagliato, bisogna partire dal basso e agire con calma. In altre parole sarà un lavoro lungo, che deve puntare a risolvere i problemi uno alla volta per ridurre la complessità. Altrimenti non resterà che un cumulo ingestibile».