Pecchia se ne andrà ma prima vuole salvare l’Hellas
Quasi sicuramente a fine stagione il tecnico lascerà l’Hellas ma prima vuole un’impresa: «La salvezza»
La società non mi ha chiesto l’Europa ma la salvezza, anche l’ultima giornata Non so perché si è creato questo clima su di me, ma vivo sereno
Prima c’è stata la lettera aperta scritta da Maurizio Setti. Poi, lunedì sera, Fabio Pecchia si è esposto come non aveva mai fatto, nel suo anno e mezzo al timone gialloblù, mettendosi al centro del palco di Telenuovo per rispondere alle critiche e alle osservazioni nei confronti del suo operato alla guida dell’Hellas. Il Verona si toglie ogni maschera e, con quattordici turni di campionato che rimangono da giocare e una salvezza difficilissima da cogliere, puntualizza, precisa e prova a tirare fuori le unghie, a cominciare proprio da Pecchia: «Non so perché si sia creato tutto questo attorno a me – le sue parole –. Sono stato chiamato diciotto mesi fa da Setti per tornare in A e abbiamo raggiunto la promozione. Adesso l’obiettivo è rimanere nella categoria. Su di me sono circolate informazioni sbagliate. Pensate che l’anno scorso a Racines un gruppo di tifosi mi ha fermato, chiedendomi di alzare la maglietta perché credevano che avessi il tatuaggio del Napoli…».
Se ne sono sentite tante, su Pecchia, che non è entrato nel cuore del pubblico di Verona nemmeno quando c’erano i risultati. Ora, invece, con la squadra in una situazione critica, il clima è quello noto: contestazione, striscioni, dileggio. Eppure Pecchia spiega: «In questo periodo, girando per la città, non ho mai subito neppure un’offesa. Questo è indice di grande civiltà ed è una cosa che mi fa vivere in modo sereno la mia vita pubblica e quella privata».
Vada come vada, che Pecchia centri una miracolosa salvezza o meno, è altamente improbabile che resti all’Hellas. Di certo non lo farà in caso di retrocessione, ma è ridottissima anche la possibilità che rimanga anche se il Verona si confermasse in Serie A. Già è stato annunciato (proprio da Setti) l’addio di Filippo Fusco, direttore sportivo che ha un rapporto stretto con Pecchia. Una scelta personale, che la proprietà del club ha accettato a denti stretti. Setti, se Fusco avesse voluto, non avrebbe esitato a sottoporgli un nuovo contratto, ma il ds non ha intenzione di proseguire nell’esperienza all’Hellas. Anche lui, quanto e più di Pecchia, è finito sotto attacco, nella bufera delle proteste. Saluterà a maggio.
Il Verona, al termine della stagione, andrà incontro a un’altra rifondazione, tanto più che metà dei giocatori in organico è in prestito – non soltanto secco, ma anche con diritto o obbligo di riscatto – e il compito di valutare le scelte da fare in merito spetterà al successore di Fusco, di concerto con l’allenatore che, pressoché certamente, rimpiazzerà Pecchia. Che, intanto, non molla e crede in modo fideistico nelle chance dell’Hellas di salvarsi: «Ci sono squadre che sono restate in A pur perdendo ventuno partite. L’anno scorso il Crotone ha giocato le ultime otto gare in modo perfetto e ce l’ha fatta. Dobbiamo recuperare 6 punti, è un margine che è alla nostra portata». Insegue un risultato formidabile, Pecchia («Da raggiungere anche all’ultima giornata. Questo è quanto la società mi ha domandato, non di andare in Europa League»). Dopo, potrà andare via. Ambizione ardua da realizzare, ma non chiedetegli di arrendersi: «Tutti sono stati contro di me. La cosa più semplice sarebbe stata lasciare, ma non sono fatto così. Finché ci sarà una briciola di speranza io continuerò a lottare». Per il giorno del congedo c’è tempo. Poi, in A o in B, spetterà a Setti ridisegnare il prossimo Verona.