«Non affittare ai negri o farai i conti con me»
Veronese patteggia per minacce al titolare di un’immobiliare. I giudici: «È discriminazione razziale»
«Non devi affittare case ai negri, non devi e non puoi farlo. Se lo farai, dovrai fare i conti con me. So dove trovarti in casa e anche in ufficio. Stai molto attento... ».
Frasi intimidatorie, quelle rivolte nel 2015 al titolare di una società immobiliare, che ieri si sono tradotte per Nicola Ferrari, 52 anni, di San Giovanni Lupatoto nella pena pecuniaria di 500 euro per il reato di minacce aggravate dalla discriminazione razziale.
Si è trattato di un patteggiamento: a configurare anche la violazione della legge Mancino che prevede e sanziona ogni forma di discriminazione, da quella politica a quella razziale, è stato il Tribunale collegiale presieduto dal giudice Rita Caccamo. Secondo i magistrati scaligeri, infatti, «utilizzare l’appellativo “negro” implica un pregiudizio di inferiorità razziale», configurando dunque «l’aggravante della discriminazione». A palazzo di giustizia, ieri, Ferrari non era l’unico imputato: sotto accusa, insieme a lui, c’era in realtà anche la madre, a sua volta imputata per molestie ai danni di due extracomunitari che abitano lungo la stessa via dell’anziana. Oltre che di parole offensive, era accusata anche di atti di stalking e danneggiamento contro i due immigrati: al momento della sentenza, però, i giudici hanno optato per il proscioglimento in quanto non risulta per l’età avanzata in grado di stare a giudizio a causa delle sue problematiche condizioni di salute psicofisica.Tutt’altra sorte, invece, per il figlio che doveva rispondere unicamente di quelle parole di minaccia indirizzate al titolare di una società immobiliare che stava gestendo la messa in vendita di alcuni appartamenti a San Giovanni Lupatoto. Tra i potenziali clienti, si erano fatti avanti anche alcuni soggetti di colore che si erano anche recati a visionare gli alloggi sul mercato.
Si trattava di immobili poco lontani da dove abitano gli imputati: motivo per cui Ferrari e la madre (ieri prosciolta da tutte le tre imputazioni, sempre per incapacità di stare processo) si sarebbero rivolti al responsabile della società immobiliare minacciandolo, secondo l’accusa,«di un male ingiusto» se avesse affittato a persone di colore.E lui, l’immobiliarista, aveva allora deciso di denunciare tutto, facendo così scattare le indagini della magistratura che ieri ha pronunciato anche il suo verdetto: «Si è trattato di minacce aggravate dalla discriminazione razziale», perché chiamare «negro» una persona di colore «implica un pregiudizio di inferiorità razziale».Così è deciso.