Mobili visionari e vino nella «bolla»: il Veneto al test sostenibilità
C’è Daniele Lago, amministratore delegato dell’omonoma azienda padovana dell’arredamento, che sulla sostenibilità ha fatto leva per rivoltare quella che era stata una piccola impresa tradizionale, passata nel giro di dodici anni da 20 a 200 dipendenti. E poi c’è Sandro Boscaini, anima del fenomeno Amarone declinato da Masi, che, se di sostenibilità deve discutere, avverte sul fenomeno vino in Veneto, tra Prosecco e Amarone: «Rischiamo di creare un mostro».
Voci intorno al tema d’apertura, ieri, delle Assise di Confindustria, il convegno sulle carte che l’Italia può giocare sulla sostenibilità, costruito intorno al rapporto biennale del Centro studi di Confindustria. Concetto variamente interpretabile, a più dimensioni. Alcune le sottolinea il presidente di Confindustria Verona, Michele Bauli, nel saluto d’apertura: «La sostenibilità intesa senza derive ideologiche, ma come consapevolezza che si può fare di più e meglio, considera lo sviluppo come un sentiero che si costruisce tenendo conto di tante variabili. Dove ottimizzare significa utilizzare al meglio le risorse disponibili, in un equilibrio virtuoso».
Si tratta soprattutto di crederci, al punto di avere una visione che sconfina ogni tanto nel visionario. «La sostenibilità dev’essere sistemica, o non ha senso. Le aziende sono orchestre che vanno fatte suonare con il pianeta - dice per esempio Lago nella tavola rotonda -. A un certo punto ho iniziato a capire che il design era uno strumento di trasformazione sociale, che non dovevamo fabbricare solo pezzi, ma significati». Il racconto di Lago diventa un crescendo, anche di emozione: «Mi prende l’agitazione», confessa il giovane imprenditore, risvegliando la platea e strappando un applauso. Racconta della nuova fabbrica che sta costruendo, di come la volontà di ascoltare i clienti abbia finito per tradursi in una «comunità» digitale con qualche milione di fan e nella soluzione dell’Appartamento Lago, in cui i clienti diventano testimonial: «Una soluzione per riaprire le case alla comunità. Dobbiamo entrare in risonanza col mondo. Se l’intelligenza artificiale distruggerà il 20% del lavoro, l’antidoto può esser questo. Ed è molto più probabile che ce l’abbia un imprenditore italiano con alle spalle il Rinascimento».
E però sostenibilità è anche il Veneto che deve fare i conti con la «bolla» del Prosecco e del Valpolicella, con i rischi di volumi sempre più giganteschi, che rischiano di omologare e comprimere verso il basso i prezzi e i diversi valori in gioco. «Rischiamo di buttare via un mucchio di roba sostiene Boscaini, in un discorso tutto a margine -. Mi fa ridere questo confronto che si vuole spingere tra Prosecco e Champagne, quando una bottiglia del vino francese vale sei volte tanto».
Ma come trovare l’equilibrio tra l’espansione di un mondo, evitandone l’inflazione? «Anche lo Champagne ha allargato i suoi spazi, ma non a tutti i costi - sostiene Boscaini -. E la piramide del valore va rispettata: nel Prosecco è la Docg che deve uscire per prima. È la Mercedes che deve trainare la Smart». Nel corso del convegno uno dei refrain che risuona è come la sostenibilità nelle aziende spesso faccia a pugni con i ritmi delle trimestrali di Borsa. Dove Masi è approdata. Pentiti? «No replica Boscaini -. Il problema è più la finanza che la Borsa. Ma c’è finanza e finanza. Noi abbiamo guardato negli occhi chi ha acquistato le nostre azioni, dicendo loro che non potevamo dare ritorni a brevissimo termine. Invece di diventare un problema, è stata l’occasione per partire con un investor club che ci ha legato ai nostri azionisti. Permettendo di condividere con loro il nostro mondo».