La capogruppo protesta via gli sposi gay dal video
Bertoni attacca la Padovani. Esulta il Popolo della Famiglia
I dem della Terza Circoscrizione avevano preparato un video elettorale con una testimonianza della prima coppia gay che a Verona si è unita civilmente grazie alla legge Cirinnà. Ma la capogruppo del Pd a Palazzo Barbieri, Carla Padovani, cattolica fervente, s’è infuriata . Quel video ieri è stato pubblicato, ma senza le immagini degli «sposi».
«Sì, siamo molto delusi: io e mio marito ci battiamo da anni per i diritti civili, io ho la tessera di quel partito: purtroppo però anche lì ci sono delle mele marce; speriamo che almeno chiedano le dimissioni della Padovani da capogruppo…». Mauro Bertoni è uno degli «sposi» omosessuali che involontariamente hanno creato un putiferio all’interno del Pd veronese.
Come vi abbiamo raccontato ieri, i dem della Terza Circoscrizione avevano preparato un video elettorale, in vista del voto di domenica. In quelle immagini, Mauro Bertoni e Luciano Mazzucato si limitavamo a dirsi soddisfatti perché, dopo decenni di convivenza, grazie alla legge Cirinnà avevano potuto regolarizzare la loro posizione, cosa puntualmente avvenuta nell’agosto del 2016.
Ma la capogruppo del Pd a Palazzo Barbieri, Carla Padovani, cattolica fervente e da sempre contraria ai matrimoni omosessuali, s’era infuriata, chiedendo di togliere subito le proprie immagini dal video. Quel video ieri è stato pubblicato, ma senza le immagini di Mauro e Luciano. «Io e mio marito Luciano – spiega Mauro - siamo stati la prima coppia gay a Verona a unirsi civilmente nel 2016, ed a sposarci è stato tra l’altro il parlamentare del Pd, Vincenzo D’Arienzo. Ma a quanto pare – aggiunge - nel Pd, le mele marce esistono e ricoprono perfino ruoli istituzionali. Da quando siamo giovani lottiamo per i diritti civili, e per questo l’amarezza e lo sconforto sono ancora più grandi. E adesso ci chiediamo se, visto il ruolo di punta che la Padovani ricopre in consiglio comunale, rappresenti la voce dell’intero partito. Speriamo non sia così – conclude Bertoni - e che gli esponenti del Partito democratico prendano le distanze da un comportamento che rasenta l’omofobia, chiedendo le dimissioni della Padovani almeno da capogruppo».
Chi invece esulta è il Popolo della Famiglia che, col suo leader Filippo Grigolini, afferma di comprendere «l’imbarazzo di Carla Padovani e dei cattolici che votano Pd, emblema di un mondo che si era illuso di contaminare quel partito innestando sani principi in una pianta morta». Secondo il PdF quello di Carla Padovani è «un tradimento annunciato, anno dopo anno, durante questa mortifera legislatura che, con la complicità di parte del centrodestra, approvando leggi anti umane e folli come la Cirinnà, il biotestamento e il divorzio lampo o con le proposte per l’utero in affitto o la depenalizzazione dell’incesto, tutte a firma Pd o Cinquestelle, ha svelato il suo volto radicale e libertario».
In serata, peraltro, il Pd ha emesso una nota ufficiale per assicurare che «Unioni civili, biotestamento, reato di tortura, legge sul caporalato, codice degli ecoreati e reddito di inclusione sono tutte riforme a cui sul territorio lavoriamo da ben prima ci fosse data la possibilità di tramutarle in Legge dello Stato in Parlamento. Tali principi – assicura la nota - costituiscono la ragione stessa del nostro agire e della nostra esistenza: sui diritti civili non si media e non si arretra». Come dire, in pratica, che la Padovani in questo caso si trova isolata.