I figli della maestra uccisa invocano giustizia in tv: non ammazzatela di nuovo
«L’assassino della mamma ora è il nostro stalker, fermatelo»
«Dopo l’ultima lettera di minacce, voleva denunciarlo due giorni prima di essere uccisa. Le hanno risposto che non c’era tempo e di andare in procura, ma nostra madre non poteva perché era una maestra e c’erano gli esami».
Per la prima volta da quando si sono ritrovati orfani per mano di Jean Luca Falchetto, il barista di 54 anni che ha accoltellato a morte 17 volte la loro mamma Alessandra Maffezzoli dopo essersi introdotto da una finestra nella casa di lei a Pastrengo la notte dell’8 giugno 2016, Alberto e Massimo Di Pietro, 20 e 19 anni, hanno rinunciato a qualsiasi privacy e deciso di uscire insieme allo scoperto. Lo hanno fatto ieri all’ora di pranzo di fronte alla più pubblica delle platee, in diretta tv, intervistati da Giancarlo Magalli ai «Fatti Vostri». Accompagnati dalla legale di parte civile Federica Panizzo hanno invocato ancora una volta, nel più clamoroso dei modi, «giustizia per nostra madre ammazzata barbaramente dall’ex compagno violento e molesto» che non si rassegnava all’idea di essere stato lasciato per sempre dalla donna che avrebbe dovuto essere «soltanto sua». Hanno gridato la loro rabbia contro «l’inadeguata condanna di primo grado, perché quei 15 anni e 4 mesi in abbreviato - secondo Alberto e Massimo - non sono minimamente sufficienti a punire l’efferatezza della mat- tanza subìta dalla mamma, a cui prima delle 17 coltellate Falchetto ha spaccato la testa con un vaso di cemento».
Per la prima volta, poi, i due ragazzi hanno puntato il dito contro «chi lasciò inascoltati gli allarmi lanciati dalla nostra mamma prima di essere uccisa, perché lei - hanno rivelato - due settimane prima di essere assassinata lo aveva diffidato ad avvicinarsi ancora, mentre 48 ore prima del femminicidio lo voleva querelare ma le venne risposto che non c’era tempo e di rivolgersi in procura». Temono che il barista possa uscire «troppo presto, magari già tra qualche anno», da quella cella del carcere di Montorio «da cui - sono tornati a denunciare anche ieri Massimo e Alberto - ci sta inviando una serie di lettere con tanto di disegnini, cornicette, cuoricini e fruttini, per chiederci come stiamo, cosa facciamo adesso e perché sarebbe colpa di nostra madre se lui le ha fatto ciò che ha fatto...». Per quegli «incresciosi scritti» considerati «vere e proprie molestie», l’avvocato Panizzo ha confermato la già annunciata querela a Falchetto per il reato di stalking ai danni dell’intera famiglia Maffezzoli-Di Pietro: «L’omicida di nostra madre - hanno lamentato i figli - ora è diventato il nostro persecutore, pazzesco». Hanno anche letto sotto i riflettori un estratto finora inedito da quelle «ripugnanti missive», con il barista che si definisce «un uomo disgraziato come vostra madre, dopo questa storia». Parole che hanno lasciato tutti a bocca aperta, conduttore compreso. E allora a far sentire un’ultima volta la loro voce sono stati proprio i coraggiosi Massimo e Alberto: «Aggravategli la pena in appello, non lasciate impunita l’orribile morte di mamma».