Affi diventa proprietario del West Star Diventerà museo della guerra fredda
Da ieri il Comune di Affi è ufficialmente il nuovo proprietario di West Star. Il «passaggio di consegne» gratuito è avvenuto con la firma in contemporanea del ministero della Difesa, che ha ceduto il sito al ministero delle Finanze, che lo ha ceduto a sua volta al Comune.
Giornata storica per Affi, quindi, che ha atteso dieci anni per ricevere il copioso mazzo di chiavi di accesso alla stella d’occidente, il bunker antiatomico capace di resistere a 100 megatoni, costruito nella pancia del monte Moscal e reso attivo nel 1966 a difesa del comando di tutte le forze armate dell’alleanza Atlantica. Da ieri è patrimonio degli affiesi, che per mezzo secolo hanno vissuto «all’ombra»di questo importante sito militare. Da lì, durante la guerra fredda si governavano le strategie Nato nel mondo.
Il sindaco Roberto Bonometti, con l’assessore Gian Marco Sacchiero, per due mandati hanno condotto il complicato iter per arrivare al traguardo. E la loro emozione si è vista tutta ieri nella cerimonia in municipio alla presenza dei più alti vertici militari, tra cui gli ultimi generali che hanno comandato la base rimasta top secret e inaccessibile ai civili fino al 9 ottobre 2007, quando la Nato dichiarò il «cessato interesse per il sito». Il passaggio è stato siglato dal colonnello Gianfranco Altea, direttore del 5° Reparto infrastrutture di Padova, dal direttore del Demanio di Vicenza-Verona, Danilo Faelli e dal sindaco Roberto Bonometti. Al tavolo anche il direttore del Demanio veneto Dario Di Girolamo e il generale del corpo d’armata di Stase, Lucio Innecco, il regista Vittorio Mauro Quattrina che ha confezionato un documentario molto ricco di inediti sul bunker di Affi e Leonardo Malatesta che lo ha raccontato in tre libri.
A dirigere le fila il generale Gerardino De Meo, al comando della base negli ultimi tre anni di attività militare e che ne ha ricostruito la storia divenuta leggenda. L’idea dell’Amministrazione comunale è quella di recuperare West Star per farla divenire un museo della guerra fredda (come avvenuto a Soratte sul colle di Roma), a cui abbinarci attività private come un centro raccolta dati informatici, ma anche un caveau per opere d’arte e valori. Gli amministratori sono aperti a tutto, pur di reperire i tanti denari necessari all’intervento, fino a battere cassa alla Comunità europea.