Corriere di Verona

«MA PER TUTTI SONO ROPETÒN»

Padrone di casa nella sua trattoria di San Giovanni in Valle, «recita» il menù ed è un simbolo della veronesità. Si descrive così: «Sono un gemelli, mato come un sesto, balengo come la soca»

- di Lorenzo Fabiano

Se parliamo di tipi veronesi, due chiacchier­e con Silvano Boniolo sono il minimo sindacale per una rubrica che si rispetti. Vi dice nulla il suo nome...? La prendiamo con la rincorsa: è il 6 agosto del 1975; la signora Sandra è in vacanza con i figli al mare. In osteria a San Giovanni in Valle, rimane il marito Silvano Boniolo. Da quel giorno sarà per tutti, solo, «Ropetòn».

Tipi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di Verona. Il senso dell’iniziativa è quella di raccontare, attraverso la storia di personeggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro, affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corri er ed i vero na@rcs.it o a lorenzo.fabiano@me.com e parliamo di tipi veronesi, due chiacchier­e con Silvano Boniolo sono il minimo sindacale per una rubrica che si rispetti. Vi dice nulla il suo nome...? La prendiamo con la rincorsa: è il 6 agosto del 1975; la signora Sandra è in vacanza con i figli al mare. In osteria a San Giovanni in Valle, rimane il marito Silvano.

Sandra è moglie premurosa, prima della partenza gli ha preparato un bel po’ di succulenti sughetti. Silvano se la può cavare da solo. Quella sera arrivano però gli amici a far combriccol­a. Qualche bicchiere e nessuna voglia di andare a casa: «E dai Silvano, prepàrane qualcosa da magnàr» lo incalzano. Lui arruffa su qualcosa, a dire il vero più confusione che altro. L’amico Paolo David lo guarda e lo battezza: «Ma sèto, che te sì proprio un bel ropetòn!». «Quel 6 agosto del 1975 l’è la data che m’ha cambià la vita. Prima i me ciamàva Ponci (solo quando alza i pollici capiamo si tratta di una fantasiosa storpiatur­a di Fonzie, ndr), ma da quella sera lì son diventà par tutti El Ropetòn», dice oggi Silvano.

Da lì a poco dall’Osteria Cisterna, nascerà infatti la Trattoria Ropetòn, una culla di veronesità anche per chi veronese non è. Lui è un personaggi­o senza tempo, un po’ ci è e un po’ ci fa, padrone della scena come il prim’attore sul palco in una commedia dell’arte di Molière. La recita del menù è il rituale che raggiunge il suo apice allo scandire dei gioielli di casa: le leggendari­e pennette del Ropetòn, seguite dal refrain «costata di manzo da 6 etti consigliab­ile per due». «Oggi il menù è sul tavolo, ma buona parte della clientela si aspetta che sia io a presentarl­o a mio modo. Ecco che allora faccio la mia parte», spiega Silvano.

La sua storia parte tanti anni fa quando da ragazzino cresciuto al Porto comincia a lavorare in una forneria di San Nazaro. Nelle sere d’estate dà fiato alle entrate con la vendita dei pandorini in Arena durante la stagione lirica: «Portavo il pane in bicicletta cantando le mie

Il 6 agosto del 1975 l’è la data che m’ha cambià la vita. Prima i me ciamàva Ponci, ma da quella sera lì son diventà Ropetòn

canzoni preferite (sembra di rivedere Ninetto Davoli, quando in bici consegnava i crackers tra le viuzze di Trastevere, ndr). Mi è sempre piaciuta la musica. Ecco perché ancora oggi sono canterino finché giro tra i tavoli. Sono rimasto quello di allora».

Corre l’anno 1971 quando con la moglie Sandra e la cognata Franca apre i battenti dell’Osteria Cisterna: «Allora San Giovanni in Valle era un vero quartiere popolare, mica come oggi che l’è diventà un posto da siòri. La nostra osteria era frequentat­a da ”vecioti” che tra un goto e l’altro giocavano a briscola. In zona no girava stinchi di santo, ma se te lassàvi la bici in strada, te la ritrovavi dove l’èra. Oggi mi pare non possiamo dire altrettant­o». A San Giovanni in Valle delle botteghe di quei tempi, è rimasta solo la loro trattoria: «Ce ne saranno state una decina, dal ‘pistòr’ negozio di alimentari, all’ortofrutta e così via. Sono spariti tutti. I tempi sono cambiati, così come la clientela, oggi divisa al cinquanta per cento tra veronesi e forestieri. Noi siamo rimasti fedeli alle tradizioni: non a caso il lesso con la pearà lo fèmo solo de domenica, come se faxèa ‘na volta». Dal 2000 la trattoria ha traslocato dirimpetto. Da allora a dar man forte c’è anche Stefano, il figlio: «Qui si scherza sempre. Magari non a tutti piace, ma papà capisce al volo con chi è il caso e chi no, e a seconda dei soggetti si modera». Il Teatro Romano è a due passi: tanti gli artisti conquistat­i dalla genuina simpatia del Ropetòn: «Dario Fo venne a cena nel 1976, quando era in scena alla Corte del Duca con Il Mistero Buffo. Qui venivano Vincenzo Cerami, Giorgio Albertazzi, Massimo Ranieri, e quel dentro la lavatrice...Franco Cerri!». Ecco allora l’aneddoto: «Una sera uno che voleva darsi un po’ di tono mi disse “Lei è fortunato Ropetòn: ha visto chi gli abbiamo portato!”. Era Michele Placido che lo zittì in un baleno: “Ma che dici! Guarda che Ropetòn è abituato a ospitare gente ben più importante di noi”. Quando è a Verona passa sempre a trovarci». È’ quasi ora di aprire la cucina in questa gelida mattinata di fine febbraio, il camino è acceso, Ropetòn va avanti e indietro freneticam­ente canticchia­ndo i suoi motivetti: «Impazzivo per Te di Celentano l’è el mè cavàlo de battaglia (ecco che la canta, ndr). Poi Little Tony. Bobby Solo invece no. Una Lacrima sul Viso? Anca no, perché qua nessuno ghà voia de piànxar». Il commiato è

sui generis:: «Sono nato il 25 maggio del 1942, Gemelli. Màto come un sesto, balèngo come la sòca». In una parola, Ropetòn.

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Sorridente Silvano Boniolo, per tutti sempliceme­nte «Ropetòn», titolare dell’omonima trattoria di San Giovanni in Valle dove la sua recita ai clienti del menù del giorno è ritenuta uno spettacolo
 ??  ?? La vignetta Una caricatura di Silvano Boniolo, uno degli osti più conosciuti di Verona per la sua trattoria culla di veronesità
La vignetta Una caricatura di Silvano Boniolo, uno degli osti più conosciuti di Verona per la sua trattoria culla di veronesità

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