Pasta Zara in difficoltà sul debito «Usciremo da questa situazione»
L’azienda cerca una moratoria. Pesano le «baciate» con Bpvi e Veneto Banca
«Siamo fiduciosi di poter uscire da questa situazione». Umberto Bragagnolo, vicepresidente di Pasta Zara, l’azienda di Riese Pio X, nel Trevigiano, noto per essere il secondo produttore italiano di pasta secca esportata per l’80%, non si tira indietro dal commentare il quadro dell’azienda. Dopo anni di crescita, il pastificio, 240 milioni di ricavi 2016, fa i conti con un’insidiosa tensione finanziaria. Esito di un piano di investimenti molto ambizioso, che ha aumentato la capacità produttiva e integrato i molini nella filiera produttiva, che ha però appesantito la posizione finanziaria netta consolidata di 54 milioni nel solo 2016, da 153 a 207 milioni, senza che si vedano ancora i risultati sperati sul fronte ricavi. In un mercato rivelatosi tra l’altro non facile lo scorso anno su alcune destinazioni estere.
Situazione in cui la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono i 25 milioni di svalutazioni che manderanno in perdita il bilancio 2017, facendo saltare i parametri di sostenibilità del debito. E in cui la svalutazione delle azioni «baciate» di Bpvi e Veneto Banca vale da sola 9 milioni. Così alcune banche hanno ridotto i finanziamenti a breve, mettendo sotto pressione l’operatività. Pasta Zara, a questo punto, cerca una moratoria sul debito, per giungere a un accordo di ristrutturazione.
Formalmente la moratoria non c’è; ma da quel che si capisce a disposizione c’è marzo per mettere a punto il piano che sta predisponendo Deloitte.
La situazione è emersa in questi giorni, di fronte al moltiplicarsi delle comunicazioni sulla situazione finanziaria. Così il 26 febbraio, per ottenere la rateizzazione del pagamento dei contributi previdenziali dello scorso anno, il cda predispone un bilancio provvisorio al 20 dicembre 2017. Emerge la perdita di 25,7 milioni, che fa scendere il patrimonio netto a 77,3 milioni, rispetto ai 103 del 2016. In mezzo ci sono anche le svalutazioni delle azioni Bpvi e Veneto Banca. Azioni «baciate», acquistate con parte dei finanziamenti concessi nel tempo (28 e 27 milioni rispettivamente). Lo spiega lo stesso bilancio 2016, che dà conto della controversia giudiziaria per 10 milioni, che punta a dichiarare nulli i contratti d’acquisto, secondo quanto previsto dal codice civile. «Cautamente si ritiene vi siano elementi a favore della società», conclude il bilancio. Ma intanto l’azzeramento delle azioni 2016 si deve tradurre in bilancio. Elemento in più che fa saltare il rispetto dei parametri sul debito, 200 milioni di euro solo per la capogruppo, senza contare quanto concesso alla controllata Pasta Zara 3, dedicata allo stabilimento bresciano di Rovato e alla finanziaria di famiglia, la lussemburghese Fauf: il rapporto tra patrimonio netto e posizione finanziaria netta, il cui tetto è a 1,88 volte, quasi raddoppia, salendo a 2,55.
In coda sul fronte del debito, a quel che risulta, a metà dell’anno scorso c’erano 15 banche, grandi e piccole. Cosa che può complicare ulteriormente la partita, pur se nessuno sta facendo pressioni. Con Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ci sono dal Mediocredito del Friuli alla Volksbank, da Mps a Unicredit e Intesa, da Bpm a Carige, a Bper, da Sella a Pop Sondrio fino a Popolare Puglia e Basilicata, Valsabbina e Banco Tre Venezie.
Nel frattempo si registra un primo segnale non positivo. L’assemblea degli obbligazionisti del piccolo minibond da 5 milioni in scadenza nel 2020, convocata su richiesta di Finint, non ha dato il via libera alla richiesta di moratoria e di rinuncia ad esercitare il diritto al rimborso anticipato. Un’astensione che equivale ad un mettersi alla finestra in attesa degli avvenimenti, per vedere quale sarà la linea che terranno le banche.
Sull’altro piatto della bilancia resta comunque una Pasta Zara rodata sul piano operativo: 240 milioni di ricavi nel 2016, in calo dai 285 dell’anno prima solo per la riduzione dei prezzi del prodotto, ed un utile netto di 3,2 milioni di euro, 2,5 in più dell’anno prima. Su questo si farà leva in una partita di riduzione del debito tutt’altro che agevole.