«Succede una volta su centomila. E non c’è molto da fare»
Girelli, medico dell’Università: «I test genetici? Funzionano, ma sono ancora troppo costosi»
Succede. Semplicemente, succede. È difficile dirlo nel 2018, quando la medicina sembra avere una spiegazione per tutto, ma funziona così. Il cuore smette di battere, e basta. È accaduto per Davide Astori, il capitano della Fiorentina, a soli 31 anni. Accade, ogni anno, a uno sportivo compreso in una forbice tra le cinquantamila e le centomila persone. Una probabilità bassissima, ma che c’è. E la letteratura medica la conosce bene. «Purtroppo alcuni decessi, tra gli atleti, dovuti a cause cardiache restano inspiegabili». A parlare è Domenico Girelli (nella foto), ordinario di Medicina interna all’università di Verona e responsabile di un team di ricerca che da anni si occupa delle cause delle malattie cardiache (e dell’aumento del colesterolo). «Occorrerà attendere i risultati dell’autopsia per fare delle ipotesi sul decesso - avverte - ma eventi del genere sono spesso dovuti a cause genetiche, per lo più ancora sconosciute». Qualche ipotesi? «Le più frequenti sono la cardiopatia aritmogina del ventricolo destro e la cardiomiopatia ipertrofica, anche se la seconda, di solito, si può notare dal soffio al cuore ed è diagnosticabile con un elettrocardiogramma». È possibile la prevenzione? «La medicina genetica ci sta lavorando ma ci sono ancora nodi da risolvere» spiega Girelli. «Lo screening genetico c’è e da risultato - specifica il medico ma è ancora molto costoso per potervi sottoporre le persone di routine. Inoltre c’è questo problema: in molti soggetti sani si evidenziano delle mutazioni potenzialmente pericolose, ma che spesso non hanno conseguenza». Nel caso di Astori, a complicare la diagnosi, c’è la morte avvenuta di notte. «Si fa fatica ad avere maggiori elementi - conclude Girelli fosse successo durante una partita, inoltre, si sarebbe potuto intervenire con un defibrillatore. Ma è importante capire le cause, anche solo per aiutare i suoi figli e i suoi parenti più stretti, che potrebbero avere lo stesso problema».