Vertice con Sga, Veneto Sviluppo accelera sul fondo per le imprese
Spagna e Mion vedono Natale: «Primi contatti con i fondi già a Pasqua»
Ex popolari, Veneto Sviluppo e Mion accelerano sul fondo per le aziende in crisi, dopo il vertice con la Sga. L’incontro con Marina Natale, amministratore delegato della società del Tesoro che ha ricevuto i 18 miliardi di sofferenze e crediti deteriorati dalle liquidazioni di Popolare di Vicenza e Veneto Banca per avviarne il recupero, e il presidente di Veneto Sviluppo, Fabrizio Spagna, e Gianni Mion, l’ex manager di Edizione e ultimo presidente di Bpvi, ora nelle sue vesti di advisor della società di consulenza per la finanza d’impresa Leonardo&Co, risale a fine febbraio.
Sul tavolo il progetto che vede la finanziaria regionale impegnata nel costituire un fondo di investimento, con un primo obiettivo di raccolta di 200 milioni, per salire poi a 400, per intervenire nella ristrutturazione dei crediti delle aziende che si trovino con incagli che dalle liquidazioni di Popolare Vicenza e Veneto Banca siano passate alla gestione Sga. Con un migliaio di medie aziende industrialiobiettivo, secondo un studio di Kpmg, con ricavi tra 10 e 100 milioni ed elementi di solidità di fondo - prodotto riconoscibile, mercato di riferimento ed ottimo margine operativo lordo -, ma impigliate in una crisi finanziaria. In cui le banche, per dare il via libera alla ristrutturazione del credito, chiedono nuovo capitale, che le aziende non hanno. E che potrebbe esser fornito il fondo,con strumenti ibridi di capitale.
«Ritengo probabile partire con il pre-marketing del fondo già a Pasqua», sostiene Spagna. Ovvero il giro tra gli investitori, con l’obiettivo di mettere insieme le pre-adesioni al fondo. Passi in avanti effetto anche del faccia a faccia con Sga. «La società vede con interesse il rapporto sul territorio con un operatore non aggressivo - sostiene Spagna -. Il rapporto possibile è a doppio senso. Potrà essere Sga a chiederci se siamo interessati alle operazioni, così come potremo esser noi a indicare a Sga aziende che riteniamo interessanti, dopo averle selezionate con criteri di mercato».
Sarebbe un ulteriore sviluppo, mentre parte finalmente la gestione Sga. Il decreto firmato il 23 febbraio dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dev’essere ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Giunto con mesi di ritardo, anche perché la Due
Diligence tra Intesa, liquidazioni e Sga avrebbe fatto emergere ulteriori crediti (400 milioni si dice) retrocessi alla liquidazione. In compenso i 17 miliardi di crediti nominali - 9 di sofferenze e 8 di incagli - sono già in Sga. E giusto l’altro ieri il management avrebbe presentato il piano di gestione dei crediti. Stabilito che non ci saranno cessioni, il piano, secondo indiscrezioni, punta molto su una gestione interna, anche con il rafforzamento delle strutture attraverso ulteriori assunzioni, dopo i primi 65 gestori distaccati per un anno da Intesa, selezionati tra quanti già si occupavano della ristrutturazione dei crediti. Così i 5 miliardi che andrebbero affidati alle società esterne per la gestione sono in sostanza crediti in sofferenza, mentre solo un miliardo di euro sarebbero rappresentati da incagli, che si punta a gestire per un ritorno in bonis. In più Sga, sempre secondo quanto trapela, potrebbe risolvere la questione della concessione di nuova finanza nelle ristrutturazioni dei crediti, pur non essendo banca, facendo leva sulla conversione dei crediti in strumenti partecipativi o la concessione di finanza super-senior, cioé con formule in prededuzione che la garantirebbero anche se i piani di ristrutturazione non andassero a buon fine.
Di certo la partenza della struttura, con i suoi due uffici in Veneto nelle ex sedi centrali di Vicenza e Montebelluna, è decisiva per il salvataggio del sistema produttivo veneto, dopo la liquidazione delle due ex popolari, che lavoravano per l’80% in regione. L’arrivo delle lettere che avviano il recupero di Sga dovrebbe riguardare 50 mila posizioni in sofferenza e 45 mila a incaglio. Di queste 20 mila riguarderebbero famiglie e ditte individuali e 25 mila imprese, sia micro che più strutturate.