Tim Parks: «Tre punti e magari loro retrocedono»
Quando il derby di Verona VERONA era il centro d’Italia (o quasi), lui l’ha raccontato affilando la penna: «Tutti parlavano del Chievo. Dicevano che erano buoni e bravi. La mia risposta l’affidai a un articolo uscito su The Guardian e ripreso dal Corriere della Sera». Tim Parks, lo scrittore-tifoso dell’Hellas (indimenticabile il suo libro «Questa pazza fede»), in quel suo pezzo del 2001, non le mandò a dire. La risposta? Lui sorride: «Esposero uno striscione contro di
me in curva nord. Mi sentii onorato…».
Parks, da allora sono passati diciassette anni. Il Chievo è pressoché sempre rimasto in A, il Verona ha sofferto le pene dell’inferno.
«Questa è la nostra storia. Ci siamo abituati. Al Chievo non credo che sia così. La loro è una comunità ristretta, noi siamo in tanti, e questo pesa sia nel bene che nel male». A cosa si riferisce? «Sento che Maurizio Setti è deluso per le contestazioni che subisce. Comprensibile, ma è naturale: sei il presidente dell’Hellas, ce l’hanno tutti con te. Succedeva anche a Giambattista Pastorello, che ora qualcuno addirittura rimpiange: un tempo neanche poteva avvicinarsi al campo di allenamento senza prendere insulti».
Verona uguale sofferenza, dice lei. Questa stagione lo conferma… «Però per chi tifa Hellas è tutto normale. Per il Chievo,
invece, no. E allora attenzione a questo derby, perché, dovessimo batterli, andrebbero in crisi. Sembrava che, come sempre, fossero salvi dopo il girone d’andata, invece sono crollati. Chissà che non continui così».
Un fatto è certo: il Verona è in perenne burrasca. Il Chievo può avere dei cali, ma resta sempre lì.
«In tutti questi anni hanno cambiato poco. Hanno un presidente, Luca Campedelli, che sa scegliere i collaboratori giusti. E adesso non sono più la società che entrava in Lega Calcio e nessuno conosceva. Il Chievo è cresciuto anche sul piano politico». Ne parla con una punta d’invidia?
«Invidia no, ci mancherebbe, però sanno fare le cose giuste al momento giusto. In assenza di pressione della piazza ci sono meno complicazioni. Il tifoso del Verona
guarda ogni sfumatura, sente l’Hellas come qualcosa di proprio. Al Chievo il padrone è Campedelli e, piaccia o meno, le decisioni le prende sempre lui».
Diceva di Setti, ma anche Fabio Pecchia è, da molti mesi, nel pieno delle proteste della tifoseria.
«Non lo conosco direttamente, giudizi non ne do. Ce l’hanno con lui? Sarà perché una volta, al Napoli, ci ha segnato un gol che a momenti non ci spediva in B (ride, nda). C’ero anch’io quel giorno al San Paolo: pareva fosse finita». C’è un filo di emozione nella sua voce.
«Come potrebbe essere diversamente? Mi auguro di provarne tanta al derby. Lo seguirò in tv, a Milano, dove vivo ora. Caro Hellas, vinciamo e salviamoci. Se a spese del Chievo, poi…». (m.f.)
Per noi la sofferenza è normalità, il Chievo non è più abituato al pericolo