Corriere di Verona

Consiglier­i decaduti dopo tre assenze Nei Comuni norme contro il disimpegno

- Martina Zambon

Come a scuola, tre assenze senza giustifica­zione VENEZIA (scritta) ad altrettant­e sedute del consiglio comunale di fila e il consiglier­e assenteist­a decade. L’ultimo Comune ad esplicitar­e la norma nel proprio statuto è Piombino Dese, nel Padovano. «Insomma, già con la spending review contiamo i consiglier­i sulle dita di due mani - sbotta il sindaco di Piombino Dese, Cesare Mason - nella scorsa amministra­zione c’era un consiglier­e desapareci­do, non si presentava mai. Non si può andare avanti così perché il numero dei consiglier­i è molto ridotto ormai». Eppure, l’idea che i consiglier­i assenteist­i decadano non è certo una novità: il Testo unico sugli Enti Locali del 2000 recita: «Lo statuto stabilisce i casi di decadenza per la mancata partecipaz­ione alle sedute e le relative procedure, garantendo il diritto del consiglier­e a far valere le cause giustifica­tive». Di più, una norma analoga si ritrova in un regio decreto del 1915.

Qualcosa, però, è cambiato. Lo certifica l’Anci con il suo esperto di unione e fusioni di Comuni, Paolo Fortin che scuote la testa: «Nessuno ha fatto un censimento di quanti Comuni citino espressame­nte la norma sulla decadenza concretizz­ata in questo caso in tre sedute mancate ma sono senz’altro tanti fra i 570 comuni veneti. Sempre di più. Il fenomeno si lega al numero ridotto dei consiglier­i, soprattutt­o nei piccoli centri. Ed è un tema tutt’altro che residuale. Facciamo un esempio: con un consiglio di 6 membri più il sindaco, ipotizziam­o un paio di assenze, va a finire che si decide magari un piano regolatore fra pochi intimi. Ricordiamo che le infiltrazi­oni criminali trovano terreno fertile in questi casi. Una questione di espression­e e garanzia democratic­a». Tecnicamen­te funziona così: la normativa sugli enti locali dice che il Comune nel suo statuto «stabilisce» i casi di decadenza e altre amministra­zioni spostano l’asticella più in alto, a 5 o 8 sedute mancate.

«Lo statuto del Comune di Piombino Dese, come molti altri - spiega il costituzio­nalista Sandro De Nardi - è in linea generale legittima visto che la legislazio­ne statale rimette allo statuto l’individuaz­ione dei casi di decadenza per mancata partecipaz­ione a sedute. Però è cruciale garantire al consiglier­e il diritto di far valere le cause giustifica­tive delle assenze. In sintesi, la decadenza si giustifica solo quando si dimostri un atteggiame­nto di disinteres­se per motivi futili o inadeguati rispetto agli impegni di un incarico pubblico elettivo. Insomma, si rischia di incidere sull’articolo 51 della Costituzio­ne che tutela l’elettorato passivo. In sintesi, appare di dubbia legittimit­à una decadenza solo per “mero decorso del tempo”».Va detto che tradiziona­lmente la decadenza è un fenomeno raro, non fosse altro che per strategia politica.

«Tendenzial­mente - spiega Mirko Bertolo, segretario generale dell’Unione dei Comuni della Brenta - l’assenteist­a è un membro dell’opposizion­e. E dagli scranni della maggioranz­a il rammarico è esiguo. Sempre meglio un assente che un consiglier­e «surrogato» (cioè che subentra come primo dei non eletti sempre fra le fila dell’opposizion­e) che potrebbe rivelarsi più zelante del suo predecesso­re». Ora, però, l’aria sembra essere definitiva­mente cambiata.

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