Caracciolo decide il derby Rilancio Hellas, Chievo nei guai
Gran gol del difensore, lotta salvezza più aperta Le mosse dell’allenatore del Verona mettono in difficoltà i «cugini», mai davvero pericolosi
Il derby è dell’Hellas e lo decide un difensore, Antonio Caracciolo, che gira in porta la palla come un consumato goleador E così, pur ammaccato, dolorante, pieno di botte e di guai, questo Verona che forse si salverà o forse no, di sicuro ha dimostrato, di meritare, per spirito e coraggio, di restare in Serie A. Quanto al Chievo, l’ennesima gara deludente degli ultimi mesi, con una classifica che ora si fa davvero preoccupante.
Il derby è dell’Hellas. Ammaccato, dolorante, pieno di botte e di guai, questo Verona forse si salverà o forse no, ma di sicuro ha dimostrato, con il Chievo, di meritare, per spirito e coraggio, di restare in Serie A.
Dall’altra parte, al contrario, si è visto un gruppo che fatica a fare gioco, che non riesce a mettere in evidenza le doti che l’avevano sorretto in un girone d’andata che aveva vissuto per mesi viaggiando a cento all’ora. La flessione del Chievo va, adesso, chiamata con il nome corretto: crisi. Perché di questo si tratta, al di là della tenacia con cui il Verona si è imposto.
È uno strano appuntamento, quello di una serata che stacca il biglietto della diciannovesima stracittadina ufficiale, tra campionato e Coppa Italia. L’Hellas ci arriva martoriato dalla sorte, che gli ha tolto, all’ultimo balzo, anche Kean, insieme allo squalificato Romulo e agli infortunati Valoti e Cerci. Già Pecchia se la deve cavare con una coperta corta, ma così il tecnico gialloblù si trova per le mani un fazzoletto. Eppure «don» Fabio è bravo a ricamarlo, a stirarlo, a farlo sembrare più conforme alle necessità di quanto non sia.
La Curva Sud, strabiliante per l’incitamento che accompagna l’Hellas, espone sempre lo striscione che invita Pecchia ad andarsene, ma nessuno, stavolta, gli chiede di fare le valigie.
Il Chievo, invece, esce da una galleria attraversata con luci troppo fioche per non andare piano: pochi punti raccolti in questo lungo inverno, per gli uomini di Maran, che però, proprio per il derby, recuperano le molte tessere di un puzzle che si era scompigliato.
C’è, a rimescolare gli ingredienti di questo incrocio fuori dagli schemi, la tensione di una classifica agitata. Molto per l’Hellas, e si sa (era quel che era scritto nelle stelle di questa stagione) ma anche il Chievo non può scherzare, onde evitare di scottarsi le punte della dita, ed è un eufemismo. Ecco, tutto quel che rende unica una partita più insolita che mai.
La carta a sorpresa la sfila dal taschino Pecchia, costretto a ridisegnare il Verona per
Caracciolo Venivamo da alti e bassi, per la classifica vincere era fondamentale
supplire ai tanti forfait. Mette titolare, all’esordio dal 1’, Felicioli, che fin qui ha fatto la comparsa. Non solo: per chi se lo aspetta terzino, la novità è vederlo giostrare da ala sinistra, con Fares basso. Se l’Hellas cerca certezze, il Chievo ne ha in abbondanza, o perlomeno dovrebbe essere così – tesi smentita dalla prova dei fatti – visto che Maran può tornare a presentare un impianto di gioco collaudato dopo i travagli del periodo.
Ed ecco, allora, due squadre che non concedono confidenze, che si guardano ma non azzardano, accorpate, sia l’una che l’altra, attorno a un centrocampo di pietra. Da una parte, la coppia CalvanoBüchel (che per primo insidia Sorrentino con un tiro scivoloso), dall’altra la catena a tre composta da Castro – che quando ingrana è sempre una tagliola –, Radovanovic ed Hetemaj.
Il Verona, per rompere l’equilibrio, se la gioca in contropiede, scattando secondo le frequenze dei ribaltamenti di fronte. Il Chievo piazza di là chili e centimetri, da esibire sulle azioni di palla inattiva, e i brividi, all’Hellas, vengono su dei corner in sequenza, con Cacciatore e Bani che spaventano Nicolas, attentissimo, poi, a tamponare su Castro, scappato via a Vukovic. La volontà dell’Hellas, la maggior qualità del Chievo: copione scritto. Prova a cambiarlo Maran, togliendo Meggiorini per inserire Giaccherini, ma all’improvviso sussulta il Verona, con il colpo di Caracciolo che stende Sorrentino e che fa detonare la partita. Va dentro Pellissier, Pecchia risponde con l’ingresso di Zuculini, per avere più corsa, e ridispone la squadra, che si schiera con un arroccato 4-5-1. I giocatori dell’Hellas spremono dalle gambe ogni energia, in tanti si ritrovano a combattere con i crampi, mentre il Chievo scaglia palloni a ripetizione in area, ma si impanata nella ragnatela acuminata del Verona. Che fa festa, e ha tutte le ragioni del mondo per godersela.
Pellissier Va invertita la rotta: quello che diamo adesso non basta più