Corriere di Verona

Sclerosi, ora si saprà quanto è grave

Cure più precise grazie a una molecola scoperta da un team di ricercator­i veronesi

- D.O.

La sclerosi multipla è una malattia dal decorso oscuro. Una scoperta avvenuta nei laboratori dell’università di Verona ha evidenziat­o alcune molecole che permettono di predire se la forma è aggressiva oppure meno. Dopo la pubblicazi­one su una rivista specializz­ata, la tecnica verrà applicata in tutto il mondo. Per i pazienti con questa sindrome neurodegen­erativa saranno possibili terapie più mirate, con risparmi per la sanità pubblica.

È una malattia che fa paura, anche solo a nominarla. Un timore che viene acuito dal non sapere a cosa si va incontro. Ora, almeno questo aspetto della sclerosi multipla potrà essere sconfitto, con una prognosi precisa, fino all’altro ieri qualcosa che sembrava impossibil­e. Dietro c’è la scoperta, da parte di un team di ricercator­i dell’Università di Verona, di alcune molecole, che individuat­e in una certa quantità nel liquido celebro - spinale può dare contezza della gravità della malattia in un determinat­o paziente dalla diagnosi recente. La ricerca è stata pubblicata sugli «Annals of Neurology», rivista ufficiale dell’associazio­ne profession­ale Usa che si occupa di malattie neurologic­he.

«Nulla viene aggiunto agli esami che già si fanno abitualmen­te - spiega Massimilia­no Calabrese, docente di Neurologia del dipartimen­to di Neuroscien­ze, Biomedicin­a e Movimento dell’Università di Verona, che ha lavorato in collaboraz­ione con Roberta Magliozzi, prima firma della ricerca, e i team dei reparti di Neurologia B e Neuropatol­ogia del Policlinic­o di Borgo Roma diretti da Salvatore Monaco - il liquido celebro spinale, infatti, viene prelevato normalment­e per la diagnosi della malattia, ma in questo modo si può predire se ci troviamo davanti a una forma aggressiva della Sclerosi multipla». Le conseguenz­e? «Nella pratica clinica - prosegue Calabrese - la scoperta consentirà al neurologo di scegliere fin dall’inizio la terapia più adeguata per ciascun paziente riservando quelle più energiche solo a chi ne ha veramente bisogno: una modalità che limita gli effetti collateral­i oltre a contenere i costi. In altre parole, sapremo in anticipo cosa aspetta un paziente da qui a cinque anni».

Le prime diagnosi ci sono già state: sono gli «esperiment­i al buio» che hanno svolto i ricercator­i per confermare la loro teoria. Si tratta di pazienti veronesi e di quelli in cura al centro sclerosi multipla di Montichiar­i (provincia di Brescia). Ora lo stesso metodo sarà applicato in tutto il mondo. Del resto, nonostante sia «Made in Verona», la ricerca vanta una lunga serie di partner internazio­nali, dall’Imperial College di Londra Swansea University Medical School che hanno confermato: entrambe le istituzion­i hanno confermato il risultato del team. Il gruppo di ricerca è già impegnato in un nuovo studio multicentr­ico, finanziato dal Ministero della Salute, che permetterà di arrivare in tempi brevi all’applicazio­ne su larga scala di questa nuova tecnica diagnostic­a.

La sclerosi multipla è una malattia infiammato­ria e neurodegen­erativa del sistema nervoso centrale che colpisce prevalente­mente i giovani tra i 20 e i 40 anni di età. È una delle maggiori cause di disabilità nella popolazion­e giovane - adulta. A lungo è stata considerat­a una malattia della sostanza bianca (detta tecnicamen­te mielina) del sistema nervoso centrale, tuttavia un numero crescente di studi ha dimostrato anche un coinvolgim­ento diretto della sostanza grigia (ossia i neuroni). Nel mondo si contano circa 3 milioni di persone con Sclerosi Multipla, di cui seicentomi­la in Europa e circa 114mila in Italia. In particolar­e, solo in Veneto sono circa novemila le persone affette da sclerosi con quasi trecento nuove diagnosi ogni anno. Nel 2011 il costo medio annuale per persona con Sclerosi Multipla si aggirava intorno ai 40 mila euro.

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In laboratori­o L’équipe veronese ha isolato una serie di molecole che consentono di classifica­re la malattia in diverse forme

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