«Lo scalo ora va meglio ma quella gara sul 2% bisognava farla»
Il presidente Anac: fissato un principio, ora tocca ad altri intervenire. Il gelo di Cariverona sulla società
Raffaele Cantone parla chiaro: «Noi abbiamo stabilito un principio». L’Anac non prende provvedimenti che non le competono: toccherà semmai ad altri (magistrature). Ammette poca chiarezza nella legislazione, conosce i progressi dell’aeroporto oggi («è migliorato economicamente») ma ribadisce: «Quella gara sulla vendita del 2% andava fatta».
Ma adesso cosa succede al Catullo? Un punto lo chiarisce il protagonista del terremoto delle ultime ore: Raffaele Cantone. «L’Anac con la sua deliberazione – spiega il presidente al telefono - ha affermato un principio». Non è in grado, perché non è il suo compito, di imporre rivoluzioni societarie o provvedimenti, che caso mai sono di competenza delle magistrature ora chiamate in causa. Parliamo ovviamente di procura della Repubblica (vedi articolo sopra) e Corte dei conti.
Il principio fissato è, appunto, quello secondo cui «ciò che è stato fatto non è del tutto regolare. Si è consentita la vendita da parte di un Comune della propria partecipazione a un soggetto privato, ma questo non obbedisce alle prescrizioni del Codice degli appalti vigente all’epoca dell’operazione. Andava seguita la procedura di evidenza pubblica». Il Comune di Villafranca invece preferì la trattativa privata con Save per cederle il suo 2%. Fu il grimaldello che nel 2014 consentì al gruppo veneziano di diventare azionista e salire, attraverso l’aumento di capitale dedicato, fino al 40,3% della società aeroportuale, consentendole di giocare il ruolo attuale di socio molto influente e gestore di fatto dello scalo.
Cantone conosce bene tutte le obiezioni del Catullo e dei soci. Ammette che la legislazione in materia «è ambigua e si presta a interpretazioni» visto l’accavallarsi di norme da fonti diverse, ma non lo convince l’argomento secondo cui tutto è a posto perché è passato, come è passato, al vaglio di istituzioni vigilanti come l’Enac e il ministero delle Infrastrutture: «Non sono soggetti che si occupano della regolarità di un’alienazione di beni pubblici».
Il magistrato prestato all’Anticorruzione usa anche toni, per certi versi, concilianti. «Noi abbiamo tratto delle conclusioni, la Catullo potrà impugnare la nostra delibera davanti al Tar. Vedremo». E sa bene che l’ingresso del socio privato ha avuto un impatto tutt’altro che negativo sulla salute della società. «È vero, la situazione dell’aeroporto è migliorata economicamente in questi anni ma resta il fatto che la gara sul 2% andava fatta. Magari sarebbe pervenuta un’unica offerta – aggiunge alludendo proprio alla Save ma andava fatta». E anche in questo punto il presidente dell’Anac dimostra di avere ben presente la situazione: uno dei punti di difesa del Catullo è che allora, nel 2014, si agì in presenza di un’emergenza finanziaria e di un’unica proposta concreta, quella del gruppo veneziano, mentre tutti gli altri gestori aeroportuali andavano dileguandosi.
Il giorno dopo la notizia sulla delibera choc tutti hanno preferito parlare attraverso paludate note ufficiali. Ma oltre la forma, si delinea sempre più chiaro uno scontro di potere. Da un lato la Catullo spa «conferma la propria tranquillità rispetto al suo operato, che fin dall’inizio è stato improntato in un’ottica di assoluta trasparenza e legittimità» e sottolinea che «la correttezza delle operazioni, come si evince dalla stessa delibera Anac, è stata infatti verificata dalle Autorità competenti ed è stata garantita da illustri professionisti che hanno assistito il consiglio di amministrazione in tutto il percorso». L’operazione è «avvenuta alla luce del sole con dibattiti anche pubblici» e si è rivelata «un progetto riuscito, considerati i brillanti risultati di traffico e di bilancio che caratterizzano l’ultima gestione degli Aeroporti del Garda».
Dall’altra parte, si fa viva tramite un portavoce la Fondazione Cariverona, azionista al 2,8% della società aeroportuale. L’ente «ha registrato con ogni attenzione dovuta» la delibera Anac e «sottolinea come il dispositivo dell’Anac rilevi in termini critici l’assenza perdurante di “un piano industriale” presso la società. Tale situazione è stata all’origine delle crescenti preoccupazioni espresse dalla Fondazione in tutte le sedi opportune». Al di là dei contenuti, più o meno esatti, appare chiaro il clima di scontro. Cariverona è all’«opposizione» e sembra aspettare il nemico sulla riva del fiume.