Corriere di Verona

Dal Moro: «È la mia vittoria politica Ora Verona trovi un nuovo partner ma con un bando internazio­nale»

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Gianni Dal Moro è il parlamenta­re veronese del Pd che ha condotto quasi cinque anni di battaglie contro la vendita senza gara pubblica dell’aeroporto Catullo a Save. E adesso spiega che «viene smontata dall’autorità di Raffaele Cantone la più grande operazione pubblica-privata mai fatta a Verona senza una gara. Ho combattuto per anni contro quella decisione, spesso da solo e attaccato più volte ma alla fine la sentenza mi ripaga di tante amarezze».

Come si sente, adesso?

«Sono soddisfatt­o soprattutt­o per Verona e il suo territorio che possono sperare (incrociand­o le dita) in un rilancio del proprio scalo a servizio del territorio stesso. Siamo ridotti a aeroporto low cost dove più di due terzi del traffico è domestico. Bene per Save, ma non per noi».

Se lo aspettava?

«Io ci ho sempre creduto, credo sia stato un atto inevitabil­e. Se l’operazione Save in Catullo fosse stata confermata, il sistema pubblico italiano si sarebbe trovato di fronte ad un precedente molto pericoloso. Basti immaginare quanti Comuni ci sono che hanno partecipaz­ioni importanti in società aeroportua­li, autostrade e altro e che si sentirebbe­ro liberi di vendere senza gara: sarebbe stato il caos».

Ma a Verona erano tutti a favore?

«È cosi! Inizialmen­te tutto il mondo economico e finanziari­o veronese era a favore, tutti folgorati dalle promesse e dagli annunci di piani-investimen­to importanti cui è seguito il nulla, o quasi. La Lega e Forza Italia sono stati gli sponsor politici di questa operazione. Solo il senatore Bertacco sul fronte del centro destra e poi il M5S e Civati hanno manifestat­o grande preoccupaz­ione».

Negli ultimi tempi si sono però levate più voci di preoccupaz­ione...

«A oggi non è stato fatto un investimen­to di rilievo e siamo tra i pochissimi casi in Italia e in Europa dove viene ridotta la tariffa aeroportua­le per mancanza di investimen­ti. Non ho mai creduto che Save sarebbe stato il partner giusto e non l’ho mai nascosto. Ho sempre pensato che Marchi probabilme­nte stava cercando di vendere e che non sarebbe rimasto nella compagine societaria di Save per molto tempo. Nonostante questo i soci veronesi hanno fatto l’operazione senza sottoscriv­ere nessun documento di investimen­to dettagliat­o che sarebbe oggi fondamenta­le con i nuovi padroni di Save: Deutsche Bank e Infravia».

E ora cosa succederà ?

«Gli atti sono stati trasmessi dal dottor Cantone sia alla Corte dei Conti che alla Procura della Repubblica di Verona. La Società ha tempo 30 giorni per le controdedu­zioni, ma a me non competono gli eventuali risvolti penali o erariali, a me interessa solo rilanciare il nostro aeroporto. Se fossi un investitor­e internazio­nale come Deutsche Bank e Infravia, farei di tutto per trovare un accordo con la Catullo e uscire recuperand­o quanto investito. Non mi metterei a sfidare il parere di Anac».

Il mondo economico veronese ha sempre affermato che non ci fu nessun altro interesse a suo tempo per acquistare la Catullo, e che se ci fosse stato una gara non si sarebbe presentato nessuno…

«A me risulta il contrario. L’aeroporto di Verona e di Brescia fanno gola a moltissimi operatori internazio­nali da sempre».

È possibile ora una guerra legale, col rischio che si blocchi tutto?

«Il rischio che Verona veda nei prossimi anni bloccato il suo Aereoporto è concreto. Ma io penso che i nuovi investitor­i in Save non hanno nessuna convenienz­a a fare una battaglia legale sulla Catullo per due motivi: loro hanno acquisito investendo 1.1 miliardi di euro per Venezia Tessera, e non Catullo. E il loro è probabilme­nte un investimen­to in Save di breve termine e con ogni probabilit­à fra qualche anno potrebbero vendere».

Come ne usciremo?

«Le forze imprendito­riali e finanziari­e, i capitani d’industria della città devono farsi carico di riprenders­i Catullo come sta cercando di fare la Fondazione Cariverona che già si sta muovendo bene per anticipare i tempi di questa soluzione. Non possiamo sbagliare due volte di seguito, e bisogna trovare, con una gara internazio­nale, il giusto partner industrial­e».

Il deputato Pd Non ho mai creduto che Save sarebbe stato il partner giusto e non l’ho mai nascosto. Siamo un aeroporto low cost con due terzi del traffico domestico. Bene per Save, non per noi

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Battaglier­o Gianni Dal Moro, deputato Pd, da sempre contro l’ingresso di Save nel Catullo

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