Corriere di Verona

Mezzala esile, giocò due tornei di Viareggio

- (m.f.)

«Era un ragazzo tranquillo, con qualche bizzarria, ma nulla di particolar­e». Claudio Calvetti è stato responsabi­le del settore giovanile del Verona quando nella Primavera gialloblù c’era Mame Fily Sall, il ventunenne senegalese residente nel Vicentino espulso dall’Italia per l’applicazio­ne del protocollo sul terrorismo. La Juniores dell’Hellas, con Calvetti alla direzione del vivaio e Massimo Pavanel allenatore, arrivò in finale al torneo di Viareggio del 2015. Sall era una presenza, se non stabile, perlomeno frequente: «Non era di certo un top – precisa Calvetti –, d’altronde sono sempre pochissimi giovani che arrivano al profession­ismo». Centrocamp­ista di considerev­ole statura ma dalla struttura poco muscolare, Sall seppe, in quel Verona, ricavarsi dei buoni spazi. Nei mesi scorsi Sall, svincolato­si dall’Hellas nel 2016, aveva cercato, invano, di stabilire dei contatti con agenti del mercato calcistico e dirigenti per trovare squadra. Sall era un cambio utile e si prese un quarto d’ora di gloria al Viareggio 2014, quando trasformò, negli ottavi, il penalty che consentì al Verona di superare, ai calci di rigore, la Juventus. Non disputò, invece, la finale del 2015, persa con l’Inter, perché nella gara di semifinale, vinta per 2-1 con la Fiorentina, fu espulso. Lo stesso provvedime­nto preso nei suoi confronti dal questore di Vicenza, per ben altri motivi. E la «squalifica», in questo caso, è stata di tutt’altra natura.

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