Corriere di Verona

Ex Popolari, «asse» Lega-M5S «Più soldi per il Fondo rimborsi»

Decreto quasi pronto ma la maggioranz­a in Parlamento è cambiata. «I 100 milioni? Insufficie­nti»

- Alessandro Zuin

Quelli che adesso sono maggioranz­a (relativa) in Parlamento hanno picchiato duro in campagna elettorale, giudicando i 100 milioni stanziati dal Fondo statale per rimborsare i risparmiat­ori azzerati dalle ex Popolari venete «poco più che un’elemosina» (copyright Movimento 5 Stelle). Perciò si apre uno scenario assai accidentat­o, politicame­nte parlando: da un lato c’è un governo uscente e ancora in sella, a impronta Pd, che sta gestendo la partita del decreto attuativo del Fondo, con la scadenza di legge del 30 marzo ormai alle porte; dall’altro ci sono due Camere nuove di zecca a trazione M5S e Lega, che dovranno approvare in commission­e il decreto di cui sopra. Un incastro non proprio agevole da trovare. Lo ha capito per primo il sottosegre­tario in carica a tempo determinat­o Pier Paolo Baretta, il quale sta predispone­ndo il decreto (che potrebbe essere pronto la prossima settimana, quella dell’insediamen­to del nuovo Parlamento) nella consapevol­ezza che il testo non dovrà dispiacere alla maggioranz­a uscita dalle urne. Pena una bocciatura al primo passaggio in commission­e.

I nuovi arrivati, intanto, affilano le lame. «Gli attori sono cambiati, ci prenderemo tutte le nostre responsabi­lità - avverte Erik Pretto, segretario della Lega di Vicenza (uno dei territori epicentro del disastro bancario) e neo deputato -, a cominciare dal fatto che stiamo selezionan­do gli uomini giusti da inserire in commission­e Finanze per condurre la battaglia». Battaglia per reperire più risorse, innanzitut­to: «Questo dovrà essere uno dei temi in primo piano per qualunque governo si dovesse formare».

I 5 Stelle ci vanno a nozze. Nel Trevigiano avevano messo in lista per la Camera uno dei capi degli azionisti in rivolta, l’avvocato Andrea Arman (non eletto, dalle sue parti l’onda leghista è stata più forte anche dell’indignazio­ne contro le banche) e ora si preparano a riprendere la campagna parlamenta­re da una posizione di forza. Le linee guida dell’azione ci sono già, nero su bianco: «I rimborsi ai truffati dalle banche sono uno dei punti cardine del nostro programma elettorale - ricorda Federico D’Incà, riconferma­to alla Camera dei deputati -, Luigi Di Maio ha detto e ripetuto, ogni volta che è venuto in Veneto, che tutti i danneggiat­i devono essere risarciti. Perciò - aggiunge il deputato bellunese la cifra di 100 milioni (in 4 anni, ndr) messa a disposizio­ne dallo Stato non è sufficient­e e deve essere incrementa­ta, perché chi è stato truffato ha diritto ad avere un ristoro. Aspettiamo di confrontar­ci su questi punti con il sottosegre­tario Baretta e poi, naturalmen­te, ci auguriamo che nasca un governo a 5 Stelle, per prendere le decisioni giuste».

Più fondi per i risparmiat­ori azzerati richiedono un supplement­o di ricerca. Già i famigerati 100 milioni non vengono dal bilancio dello Stato bensì dai mitologici «conti dormienti», cioè sono soldi privati «dimenticat­i» per lungo tempo dai legittimi proprietar­i nei conti correnti delle banche e perciò diventati senza ti-

L’incastro La partita è gestita dal governo uscente a guida Pd

tolare. Dove si reperiscon­o altre risorse, con questi chiari di luna? Va dritto al punto Gianni Girotto, trevigiano, appena riconferma­to senatore dei 5 Stelle e fresco dell’esperienza nella commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche: «Premesso che, prima di prendere qualsiasi decisione, dovremo avere accesso a tutti i dati necessari, oggi in possesso di chi sta al governo, le strade da percorrere sono essenzialm­ente due: attingere non soltanto ai conti correnti ma anche alle polizze assicurati­ve “dormienti” e affrontare la gigantesca questione del recupero dei crediti deteriorat­i o Npl che dir si voglia».

Quest’ultimo è un capitolo particolar­mente delicato: «La nostra proposta - sottolinea Girotto - è che il recupero venga gestito “in house”, anche dalle stesse banche che li hanno in pancia, anziché svendere i crediti al solito fondo speculativ­o. Questo permettere­bbe di conseguire due obiettivi: trattare più umanamente i debitori, che spesso sono famiglie e piccole imprese, e recuperare una percentual­e maggiore di soldi, da destinate per l’appunto al Fondo rimborsi. I 100 milioni che oggi sono sul piatto vanno sicurament­e aumentati».

Anche l’Associazio­ne Consumator­i Attivi, che oggi riunisce a Udine il variegato fronte dei risparmiat­ori traditi, ha inviato al governo la sua proposta di regolament­o del Fondo. Il punto nodale è: nessuna preclusion­e, anche soltanto parziale, nell’accesso al Fondo per coloro che hanno subito violazioni della normativa bancaria.

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Salva banche È il 13 luglio 2017, dagli scranni del parlamento il M5s protesta contro il governo

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