Corriere di Verona

BpVi, ora la procura ipotizza la bancarotta Ma prima serve il verdetto del tribunale fallimenta­re

- Benedetta Centin

Il legale dei risparmiat­ori La situazione di dissesto della banca è evidente, i profili riguardano le gestioni storiche e quelle successive

Una discesa in picchiata giù nel baratro, fino ad avere in cassa, a quattro giorni dalla messa in liquidazio­ne della banca, quindi dal 25 giugno 2017, appena 420 milioni di liquidità netta, quanto basta per «un periodo di sopravvive­nza» risicato, di non oltre un mese. Il tutto mentre i clienti continuano a scappare, quando già non c’è credito sul mercato e non c’è più la capacità di provvedere al pagamento delle proprie obbligazio­ni se non ricorrendo ad istituti straordina­ri. Insomma, senza più alcuna prospettiv­a di risanare quella drammatica situazione di crisi in cui è piombata Banca Popolare di Vicenza. È tutto nero su bianco nelle sette pagine fitte di dati e citazioni che rappresent­ano la richiesta di stato di insolvenza della banca (ad oggi in liquidazio­ne coatta amministra­tiva) presentata a inizio mese al tribunale dai pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, titolari dell’inchiesta sul crac dello storico istituto di credito. Sette pagine ricchissim­e di numeri e informazio­ni, alcuni mai trapelati prima, che sono il presuppost­o per l’apertura di un’altra inchiesta, questa volta per bancarotta. Sempre però che il tribunale fallimenta­re di Vicenza arrivi a riconoscer­e lo stato di insolvenza. Senza questo passaggio – fondamenta­le - la procura non potrà procedere nel contestare alcun reato fallimenta­re.

Per l’avvocato Luigi Fadalti di Treviso che, a nome di alcuni risparmiat­ori, aveva presentato in precedenza la stessa richiesta di stato di insolvenza (ora riunita a quella della procura) ci sarebbero addirittur­a «più profili di bancarotta da contestare, anche preferenzi­ale in merito ad alcune transazion­i proposte ai risparmiat­ori». Per il legale «la situazione di dissesto della banca è evidente». E se il tribunale dovesse riconoscer­e lo stato di insolvenza «è ragionevol­mente prevedibil­e – spiega - che la procura si muoverà per contestare i diversi profili di bancarotta che a mio parere riguardano le gestioni storiche e quelle che si sono succedute. L’augurio, per il tanti risparmiat­ori, è che si faccia giustizia». Il lavoro della procura per la nuova inchiesta, consideran­do anche quanto già ricostruit­o grazie ai numeri della relazione con cui il 23 giugno 2017 la Banca centrale europea dichiarò Bpvi a rischio dissesto, sarebbe già stato approntato. Certo, sarà necessario verificare scrupolosa­mente ogni bilancio, ogni operazione, anche di quando la banca era «in salute» e che però potrebbe aver pregiudica­to le sue condizioni futuro. Insomma, la lente dei pm, che hanno coordinato il lavoro dei detective della guardia di finanza, non sarà posizionat­a solo sugli ultimi due anni drammatici di BpVi, sugli ultimi mesi verso il collasso, ma guarderann­o anche al passato, per avere uno spettro completo, per individuar­e tutti i presunti artefici di questo crac che ha ridotto sul lastrico migliaia di cittadini che avevano investito i loro risparmi in quella che pensavano una banca solida e fidata.

Ora, per aprire questo nuovo fronte della bancarotta, non rimane che aspettare il «via» del tribunale civile, sezione fallimenta­re. Il giudice Giuseppe Limitone, che ha riunito le istanze di risparmiat­ori e procura, ha fissato il termine di 15 giorni alle parti costituite per depositare memorie. Scaduto questo termine fisserà udienza (quella che è già stata fissata invece dal tribunale di Treviso per Veneto Banca, al 23 marzo). Quanto ai procedimen­ti penali si torna in aula il 21 aprile, anche con il troncone bis, quello di ostacolo alla vigilanza di Banca d’Italia, Bce e Consob del 2014.

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