Il veneziano che costruì la prima ferrovia sui monti
Rampati ripercorre la figura di Carlo Ghega: dal 1848 al 1854 realizzò la strada ferrata che collegò Vienna con Trieste. Ventimila operai, quindici gallerie in quasi cinque chilometri. Il suo volto era nelle banconote austriache
Chissà quanti viennesi sanno che Carl Ritter von Ghega, Cittadino onorario di Brno e Trieste, Commendatore dell’Ordine di Francesco Giuseppe, Cavaliere dell’Ordine della Corona Ferrea di III Classe, Cavaliere dell’Ordine di Leopoldo, Commendatore dell’Ordine Toscano di Giuseppe, ma soprattutto geniale ingegnere, ideatore della prima ferrovia di montagna della storia, tra l’altro, prima dell’avvento dell’euro, solennemente ritratto nella banconota da 20 scellini della Repubblica Austriaca, era il venezianissimo Carlo Ghega, nato nella parrocchia di San Pietro di Castello, nei pressi delle Fondamenta San Gioacchino, il 10 gennaio 1802. È una storia da raccontare, quella di Carlo Ghega.
I Ghega – ce lo rivela uno studio di Aldo Rampati, Carlo Ghega. Il cavaliere delle Alpi (Edizioni Italo Svevo, 123 pp., 13 euro), l’unico edito in italiano - erano una stirpe di probabile origine albanese che forniva da generazioni ufficiali di marina alla flotta veneziana. Carlo, eccezionalmente dotato in matematica e disegno, si laurea a Padova ingegnere e architetto a 16 anni ed ottiene l’anno dopo il dottorato in matematica «a pieni voti con lode». Sono gli anni in cui il Veneto è Austria. Assunto come praticante alla direzione provinciale delle pubbliche costruzioni, è addetto al tracciato della strada d’Alemagna, quella che ancor oggi conduce dal trevigiano a Dobbiaco passando per Cortina. Nel 1824 è ingegnere di reparto, dal ’30 al ’33 ingegnere di delegazione in provincia di Rovigo. Poi arriva la svolta. Nel 1836 la Banca Rotschild chiede il «privilegio imperiale» per la costruzione della «Kaiser-Ferdinand-Nordbahn», una strada ferrata che colleghi Vienna a nord con le miniere di Salzberg in Galizia (oggi la polacca Bochnia), a sud con il porto dell’Impero, Trieste. A presiedere la commissione tecnica del progetto è il consigliere di corte Ermenegildo Francesconi, anch’egli veneziano, estimatore del Ghega. Francesconi convoca a Vienna sia quest’ultimo che il trentino Luigi Negrelli, nativo di Fiera di Primiero, l’uomo che progetterà il Canale di Suez.
Ghega entra così per la prima volta in contatto con il mezzo di trasporto di cui sarà tra i più celebri pionieri: la ferrovia. Se ne va in viaggio di studi in giro per l’Europa e in America. In Inghilterra, a Newcastle, è ricevuto da George Stephenson, il padre della ferrovia a vapore, che riesce a vendergli due locomotive, l’ «Austria» e la «Morava». Portarle su carro a cavalli da Trieste a Vienna sarà un’impresa folle, soprattutto al momento di scavalcare il Semmering, una sella di 1.000 metri al confine tra la Stiria e la Bassa Austria, che da sempre costituisce il maggior ostacolo tra l’Adriatico e la capitale.
Farvi passare la ferrovia sarà la sfida della sua vita. Fa assumere 20.000 operai di ogni nazionalità che dal 1848 al 1854 costruiscono 15 gallerie per una lunghezza totale di 4600 metri e 16 viadotti per circa 1500 metri complessivi, rimuovendo 5 milioni di metri cubi di terra e roccia. Lo fa senza sapere se esisterà una locomotiva in grado di affrontare il dislivello. La fede nel progresso gli fa vincere la scommessa: nella primavera del ’54 l’imperatore Francesco Giuseppe, accompagnato dalla moglie Sissi, inaugura il percorso. Il 17 luglio la prima ferrovia di montagna al mondo apre ai passeggeri. Tre anni dopo Trieste è raggiunta.
Ghega, colmo di titoli, onori e fama muore di tubercolosi a Vienna il 14 marzo del 1860. La sua tomba monumentale è al Cimitero Centrale della capitale austriaca. La Ferrovia del Semmering dal 1998 è stata inclusa dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità. Via Ghega a Trieste è un’importante strada del centro. Non sarebbe il caso che anche Venezia trovasse il modo di onorare il suo cavaliere delle Alpi?