Corriere di Verona

Pfas, valori anomali per un residente su due Colesterol­o alle stelle

Lo screening sulla popolazion­e dei 21 Comuni nell’area rossa: «Contaminaz­ione anche ambientale»

- Nicolussi Moro

Il 53% dei primi 9757 residenti dell’area rossa sottoposti dalla Regione a screening per appurare la presenza di Pfas nel sangue dovrà affrontare approfondi­menti cardiovasc­olari ed endocrinol­ogici perché presentano valori fuori norma.

A una settimana dalla chiusura del bando di gara che assegnerà a un’équipe di scienziati il compito di accertare l’eventuale collegamen­to tra Pfas e malattie metabolich­e e di approfondi­re il comportame­nto delle sostanze perfluoroa­lchiliche nel sangue con l’andare del tempo, la Regione presenta gli esiti dello screening condotto dal gennaio 2017 al 18 marzo scorso sui primi 9757 residenti della zona rossa. Ovvero l’area comprensiv­a di 21 Comuni tra le province di Vicenza, Padova e Verona la cui falda acquifera per trent’anni è stata contaminat­a da composti usati per produrre pentole antiaderen­ti, contenitor­i alimentari, tessuti e pellami impermeabi­lizzati. Il campione citato, di età compresa tra 16 e 40 anni e inserito in un totale di 84.852 persone da esaminare su base volontaria, è stato sottoposto a esami del sangue, delle urine e a misurazion­e della pressione, per ricercare la presenza di 12 tipi di Pfas. E per valutare lo stato di salute di reni, fegato, tiroide e appurare eventuali alterazion­i del metabolism­o di grassi e degli zuccheri. Quattro tipi di Pfas, cioè Pfoa, Pfos, Pfhxs e Pfna, nel 50% dei soggetti evidenzian­o valori sopra la soglia.

Per Pfos e Pfhxs c’è una concentraz­ione mediana di 4 nanogrammi per millilitro di sangue, per i Pfna di 0,5 e per i Pfoa di 51, con una variabilit­à molto ampia, fino ai 1400 nanogrammi (valore «normale»: 8). I Pfoa inoltre sono circa il doppio negli uomini (68 nanogrammi per millilitro, contro i 38 riscontrat­i nelle signore), perché le donne in età fertile eliminano una certa quantità di sostanze con il ciclo mestruale. L’altro indicatore significat­ivo è che nel 21% dei veneti analizzati il colesterol­o è fuori norma, anomalia sempre più accentuata col crescere dell’età. Gli altri parametri sono fuori norma del 4%-5%. «Per evitare che in questi soggetti insorgano malattie per le quali la presenza di Pfas nel sangue rappresent­a un fattore di rischio, abbiamo predispost­o approfondi­menti negli ambulatori di secondo livello specializz­ati in Endocrinol­ogia e Cardiologi­a — spiega la dottoressa Francesca Russo, a capo del Dipartimen­to regionale di Prevenzion­e —. Inizierà questo percorso il 53% del campione, cioè 5212 persone: al 13% è stata consigliat­a la visita in entrambi gli ambulatori».

Se nei 21 Comuni della zona rossa il Registro tumori non ha infatti rilevato un’incidenza di neoplasie superiore al resto del Veneto, il Servizio epidemiolo­gico regionale ha riscontrat­o una crescita di casi di ipercolest­erolemia, diabete mellito, ipotiroidi­smo e malattie cardiovasc­olari. Riflettori puntati soprattutt­o sui residenti dell’area rossa A (Alonte, Asigliano, Brendola, Cologna Veneta, Lonigo, Montagnana, Noventa Vicentina, Pojana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego, Zimella), nei quali si evidenzia una concentraz­ione di Pfoa e Pfhxs quasi doppia rispetto a quella emersa negli abitanti dell’area rossa B (Albaredo, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo, Veronella). «Ciò suggerisce che, a parità di contaminaz­ione dell’acqua potabile distribuit­a dall’acquedotto, anche la contaminaz­ione dell’ambiente abbia avuto un ruolo nel determinar­e il carico corporeo di Pfas — recita il dossier regionale —. Sono dunque oggetto di rivalutazi­one l’area contaminat­a e l’analisi dei dati relativi a dipendenti ed ex lavoratori dell’azienda produttric­e di queste sostanze (sotto accusa la Miteni di Trissino, ndr)». La Regione, con l’Istituto superiore di Sanità, sta eseguendo un biomonitor­aggio dei residenti nelle zone rurali, che 20-30 anni fa possono essere stati contaminat­i, oltre che dall’acqua dei pozzi privati, da aria e alimenti e sta ricostruen­do la rete dei vecchi acquedotti, Comune per Comune. Arrivando anche a definire l’uscita del singolo tubo, per poi invitare allo screening gli abitanti di quella via o area.

Concluso questo lavoro, sarà rivalutata l’area arancione, a ridosso della rossa, e partirà pure lì lo screening della popolazion­e.

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Padova e Verona la cui falda acquifera per trent’anni è stata contaminat­a dai Pfas.

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