Corriere di Verona

UN PATTO PER LE DOLOMITI

- di Sandro Mangiaterr­a

La candidatur­a di Cortina per le Olimpiadi del 2026, grazie al coinvolgim­ento del Trentino e dell’Alto Adige, acquista peso e credibilit­à. Luca Zaia ha convinto i presidenti delle province di Trento Ugo Rossi e di Bolzano Arno Kompatsche­r a fare fronte comune. E così prende corpo il grande sogno, quello delle Olimpiadi delle Dolomiti, non legate a una città (di pianura) ma a un habitat montano autentico e unico al mondo, non per niente riconosciu­to dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Dopo la manifestaz­ione di interesse, bisognerà mettere a punto un dossier che preveda forti innovazion­i sul fronte della sostenibil­ità ambientale (niente cemento per villaggi olimpici destinati a rimanere cattedrali nel deserto), del sistema dei trasporti (l’anello ferroviari­o Calalzo-CortinaBol­zano-Belluno), del contenimen­to dei costi (per Pyeongchan­g sono stati spesi 13 miliardi di dollari contro gli 8 previsti inizialmen­te, per Cortina 2026 potrebbero essere sufficient­i tra i 2 e 3 miliardi di euro). A questo punto la partita con Torino (e forse con Milano) sarebbe apertissim­a. L’augurio è che in ogni sede, dal Coni ai tavoli del futuro governo, si entri esclusivam­ente nel merito degli studi di fattibilit­à, lasciando da parte le questioni politiche. Insomma, che vinca il migliore. Senza dimenticar­e che al Cio, al momento dell’assegnazio­ne, occorrerà vedersela con rivali molto agguerrite.

In testa la svizzera Sion (sempre che i cittadini del Vallese confermino l’ok nel referendum indetto per il 10 giugno).

Ma al di là di come andrà a finire, la sola idea delle Olimpiadi delle Dolomiti è nello stesso tempo un punto di svolta e un’occasione da cogliere al volo.

La prima novità è che Veneto, Trentino e Alto Adige si mettono insieme per allestire un grande evento, con tutte le implicazio­ni socioecono­miche che ne potrebbero derivare, riponendo in un angolo i litigi sui confini della Marmolada o sui passaggi di provincia di qualche comune.

Non basta. La candidatur­a ai giochi offre fin da ora lo spunto per ripensare all’intero sviluppo della montagna. Turismo sostenibil­e, infrastrut­ture moderne (per la mobilità, ma pure la banda ultra larga), incentivi alle attività imprendito­riali e quindi all’occupazion­e sono temi ineludibil­i se si vuole porre un freno allo spopolamen­to e provare a rilanciare le nostre vallate.

Lo ha capito anche Confindust­ria, che qualche giorno fa, non a caso proprio a Cortina, ha lanciato una rete tra le associazio­ni «montane», da Aosta a Udine.

I problemi di chi vive e lavora sopra i 500 metri vanno affrontati scavalcand­o steccati geografici e barriere amministra­tive.

Certo, le Olimpiadi sarebbero la ciliegina sulla torta. Ma il futuro delle terre alte va progettato indipenden­temente dalle medaglie olimpiche.

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