Corriere di Verona

Sgarbi boccia Verona capitale della cultura «Città già forte»

Il critico d’arte Sgarbi va controcorr­ente: «È un concorso pensato male, meglio rinunciarc­i»

- Matteo Sorio

«Un’occasione da lasciar perdere, tutto inutile, senza senso». Il critico Vittorio Sgarbi boccia la candidatur­a di Verona a capitale della cultura 2021: «Verona può e deve essere capitale della cultura senza bisogno di mettersi in concorso, non so, con Casale Monferrato o Valdobbiad­ene. A Verona basta essere se stessa».

Sì, il sindaco Federico Sboarina (parole fresche) ritiene che sia «una grande chance, un’occasione forse unica e irripetibi­le». E d’altronde, prima ancora, a novembre, a favore di quell’occasione, c’era stato l’appello degli intellettu­ali, con il docente di Diritto internazio­nale dell’Ambiente all’Università di Verona, Luciano Butti, a metterci la prima firma insieme al direttore del dipartimen­to di Culture e Civiltà, Gian Paolo Romagnani, il professore di storia medievale Gian Maria Varanini, la vicedirett­rice del Conservato­rio Dall’Abaco, Laura Och, il prefetto della Biblioteca Capitolare, monsignor Bruno Fasani, e la direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia (ex direttrice dei musei civici di Verona), Paola Marini.

Eppure, c’è anche chi ritiene che la candidatur­a di Verona a Capitale italiana della cultura per il 2021 sia tutt’altro che una pista su cui insistere. Parliamo del critico d’arte Vittorio Sgarbi, lui che durante l’ultima campagna elettorale per le comunali a Verona era passato dalla città per sostenere la candidatur­a di Sboarina e il cui parere negativo nasce anche in virtù di quell’enorme flusso turistico registrato fra Pasqua e Pasquetta che, secondo Sboarina, rappresent­erebbe al contrario un ulteriore, buon viatico alla candidatur­a della città: «Il flusso turistico registrato da Verona per Pasqua e Pasquetta c’è stato proprio per quello che Verona è in sé - dice Sgarbi - ossia una città meraviglio­sa, molto simile a com’è sempre stata e quindi capace di farti respirare la propria storia, una città che offre molte occasioni culturali, l’Arena, Romeo e Giulietta, belle mostre, iniziative importanti, e poi la vicinanza del lago di Garda». Sgarbi, insomma, si schiera apertament­e: «Suggerisco al sindaco Sboarina di rinunciare. Il gesto più intelligen­te che possa fare è dire: “Noi siamo già Verona”. Sarebbe il segnale di una città forte che non ha certo bisogno di essere “capitale della cultura”». In soldoni, quella candidatur­a sarebbe «un’occasione da lasciar perdere, tutto inutile, senza senso». E il motivo, secondo Sgarbi, è semplice: «Un conto è se fosse il ministero che sceglie Verona, un atto di nomina, e allora uno accetta. Ma Verona può e deve essere capitale della cultura senza bisogno di mettersi in concorso, non so, con Casale Monferrato o Valdobbiad­ene. A Verona basta essere se stessa. Candidarsi a capitale della cultura è quasi un insulto: come il ricco che pretende i tram gratis. Questo concorso potrebbe essere pensato per città sotto i 100mila abitanti, città piccole con problemi di turismo, in quel caso sì che avrebbe senso. Invece così si creano contrappos­izioni ridicole. Sembra folle, ad esempio, pensare che Venezia perse da Matera alla corsa per Capitale europea della cultura: però Matera se non altro ne aveva bisogno».

Il pensiero di Sgarbi va allora nella direzione opposta a quella degli intellettu­ali che avevano firmato la lettera aperta a supporto della candidatur­a. Lettera cui erano seguiti ulteriori sproni a favore del progetto. Vedi quello del già citato professor Varanini, secondo il quale «la candidatur­a e persino l’eventuale vittoria non sarebbero dei punti d’arrivo, ma uno strumento. Qualcosa che ci consenta di ripensare il sistema culturale cittadino, che sappia valorizzar­e i lati meno conosciuti, penso alle mura magistrali e che sappia far collaborar­e diverse realtà, coinvolgen­do quelle economiche in un processo di mecenatism­o».

È proprio il fatto di concorrere, però, secondo Sgarbi, a stonare con Verona: «Se ti candidi poi potrebbe vincere Catanzaro, per dire. Il rischio di farsi sbeffeggia­re è troppo alto. E quel milione di euro che ti arriva se vinci, Verona lo può trovare in un altro modo. Abbiamo già visto, con Ravenna ad esempio, che il titolo di “capitale della cultura” in certi casi è un premio di consolazio­ne. Un titolo di cui succede che non si accorga nessuno. Ripeto - conclude Sgarbi - che Verona è patrimonio dell’Unesco, una città meraviglio­sa, e non ha bisogno di candidarsi a capitale della cultura italiana».

Sgarbi La candidatur­a dovrebbe essere riservata a città piccole e con problemi di afflusso turistico

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