Libero dopo sequestro lampo in Camerun
Tra i 5 rapiti un vicentino che abita a Soave. «Solo trambusto»
C’era anche il vicentino Andrea Calderato ( foto), 51 anni di Arzignano, tra i italiani liberati dai militari camerunesi dopo essere stati sequestrati per qualche ora da una «banda di terroristi»: l’uomo abita a Soave.a
La telefonata è arrivata martedì sera, dopo circa 24 ore di black-out: «Sto bene, non volevo neanche dirtelo, ma c’è stato un po’ di trambusto». Un «trambusto» che ha fatto scattare l’allarme alla Farnesina, come ogni volta che ci sono connazionali rapiti all’estero. C’era anche il vicentino Andrea Calderato, 51 anni originario di Arzignano, tra i italiani liberati dai militari camerunesi dopo essere stati sequestrati per qualche ora da una «banda di terroristi» nella località di MoungoNdor, nel sudovest del Camerun. «Avrei dovuto esserci anch’io - racconta la moglie Martina Cristofori, rimasta a casa a Soave, nel Veronese dove la coppia vive da anni -. Mi ha chiamato ieri sera (martedì, ndr). In primis mi ha rassicurato: stavano tutti bene. Del resto African Adventures è un’associazione seria». È proprio al sito dell’associazione che aveva organizzato la spedizione che Martina chiede di far riferimento per notizie più precise. «Il 2 aprile durante lo svolgimento del nostro viaggio in Camerun, su un percorso aperto al traffico e regolarmente autorizzato dalle competenti autorità locali, siamo stati fermati da un gruppo di persone armate che ha effettuato un controllo dei nostri documenti e veicoli.- riporta la nota -. Poco prima della nostra partenza, una pattuglia delle Forze speciali dell’esercito camerunense è arrivata sul luogo e ne è scaturito un breve ingaggio, dopodiché siamo potuti ripartire e raggiungere un’importante caserma militare ed in seguito la capitale Yaoundé, dove abbiamo incontrato le massime autorità camerunensi e i rappresentanti delle ambasciate italiana e svizzera. Nessuno ha subito violente e tutti i partecipanti del gruppo stanno bene». I dettagli sono ancora da chiarire, ma anche Calderato ha confermato alla moglie di «essersi liberato da solo». Su un punto, però, Martina non transige: «Sui social sono già partiti i soliti commenti e le solite illazioni: dico che era tutto regolare e autorizzato e che non è stato pagato alcun riscatto». Partito da casa lo scorso 22 marzo, Calderato era atterrato a Ouagadougou (Burkina) con qualche giorno d’anticipo rispetto alla compagnia. «Per lui era la prima volta nell’Africa Subsahariana - racconta la moglie -, ma ha fatto parte più volte delle spedizioni. In passato ha lavorato come meccanico per la messa a punto di jeep e fuoristrada utilizzati proprio in queste occasioni». Ora, ha spiegato la moglie, il gruppo ha già ripreso il viaggio verso il Ciad.