Corriere di Verona

«Quant’è brutta!». Su Fb campagna contro la statua

- di Camilla Bertoni

Su Facebook la discussion­e VERONA si è accesa: «Verona non merita uno spregio del genere... reagiamo popolo veronese del gusto e della sensibilit­à estetica!!!». Seguono like e condivisio­ni. Non è ancora stata accantonat­a la delusione dei promotori della statua per Angelo Dall’Oca Bianca, che nell’occhio del ciclone è finito l’omaggio bronzeo a Giulietta e Romeo, firmato da Nicola Beber. Ospitata fino al 2 maggio da Amt al parcheggio Centro, la scultura è in attesa di iniziare un tour che vorrebbe approdare in qualche luogo della città, dopo un passaggio al Teatro Romano. Promotore dell’opera l’associazio­ne Veronesi nel Mondo: «Giulietta e Romeo – spiega Enzo Badalotti, presidente di Veronesi del Mondo - a maggio sarà alla festa del chiaretto di Bardolino, poi stiamo aspettando autorizzaz­ione per una tappa a Lazise, infine abbiamo chiesto all’assessore Toffali di poterla posizionar­e temporanea­mente al Teatro Romano durante il festival shakespear­iano». Autore del post indignato su Fb è Tiziano Meglioranz­i, già presidente dell’associazio­ne Antiquari Veronesi: «Ci dovrebbe essere qualcuno che affianchi il Comune in grado di valutare il valore artistico di qualsiasi opera che si voglia porre sul suolo pubblico – spiega -. Non è un’opera adeguata a una città d’arte e cultura come la nostra, non è contempora­nea, né ha la qualità formale di un’opera del passato». «L’opera è stata presentata dalla stampa come un bronzo di 400 – gli fa eco Giorgio Fasol, collezioni­sta veronese -, ma non si può certo valutare un’opera dal suo peso. Parlo come semplice cittadino: qualcuno si è preoccupat­o di stabilire il valore di questa come di altre sculture che si vogliono porre in città, di interpella­re esperti, di scegliere a quale artista dare spazio? Non tutto ciò che viene prodotto è arte». La soluzione? «Si devono nominare tre competenti che decidano, non deve decidere l’assessore di turno, che non necessaria­mente è competente. Chiunque deve avere l’umiltà di sottoporsi al giudizio».

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