Corriere di Verona

«Vale la pena essere capitale della cultura»

Il sindaco Pizzarotti racconta il progetto vincente della città emiliana «Sociale, rete fra pubblico e privato e idee che cambiano il territorio»

- di Matteo Sorio

«Quel che ha detto al VERONA sindaco di Verona, Vittorio Sgarbi l’aveva detto anche a me. Ossia che il concorso a Capitale della cultura dovrebbe riguardare città piccole con necessità di turismo. Ma, se può essere utile per Verona, da sindaco di Parma posso dire che candidarsi disegna un impegno e obiettivo comune che riesce a unire una città». Il sindaco Federico Pizzarotti racconta come la sua Parma abbia vinto la corsa a Capitale italiana della cultura 2020. La stessa corsa cui vuole iscriversi Verona per il 2021. Corsa che, stando a Pizzarotti, genera effetti positivi già di per sé.

«Quel che ha detto al sindaco di Verona, Vittorio Sgarbi l’aveva detto anche a me. Ossia che il concorso a Capitale della cultura dovrebbe riguardare città piccole con necessità di turismo. “E poi voglio vedervi se perdete da Reggio Emilia...”. Alla fine, avendo perso la scommessa, ci deve un culatello (ride, ndr). Ma a parte gli scherzi, se può essere utile per Verona, da sindaco di Parma posso dire che candidarsi incarna un impegno e obiettivo comune che riesce a unirti la città». Il sindaco Federico Pizzarotti racconta come la sua Parma abbia vinto la corsa a Capitale italiana della cultura 2020. La stessa corsa cui vuole iscriversi Verona per il 2021. Corsa che, stando a Pizzarotti, genera effetti positivi già di per sé.

Quante realtà locali ha coinvolto, Pizzarotti, nel caso della vostra candidatur­a?

«Di tutti i tipi. Associazio­ni di categoria. Imprendito­ria privata. Il Forum di Solidariet­à che coordina le realtà operanti nel sociale. Fondazioni. Associazio­ni industrial­i. Istituzion­i culturali. E la cittadinan­za, con un percorso d’incontri che ha diffuso la sensazione che stessimo andando a giocarci una finale». I progetti presentati nel dossier della candidatur­a?

«Il punto di partenza è che, come città, non basta avere una storia. Essere Capitale della cultura significa soprattutt­o rigenerazi­one e rilancio. Poi certo, se hai un patrimonio di storia, come Parma e Verona, hai un valore da spendere. Ma quello che interessa davvero alla commission­e del Ministero è capire quale sia l’idea di città e società che si vuole costruire». Quanti erano, i progetti?

«Ne abbiamo presentati 32. Non solo progetti culturali, ma culturali con ricaduta sociale. Idee nostre e della città. Ecco, nella parte culturale, per metterle a fuoco, è stato prezioso avvalersi di un appoggio esterno, nel nostro caso la Fondazione Promo P.A. (fondazione di ricerca che fa indagini sul campo nel mondo dei beni culturali, ndr) e lo dico perché mettere a fuoco le idee è stata una chiave». E la partnershi­p pubblicopr­ivato?

«Altro fattore. Abbiamo raccolto 5 milioni di euro di cui 2,6 milioni dai privati. Penso a quell’imprendito­ria con cui si è collaborat­o, sì, ma non solo per l’aspetto economico, semmai anche nella scelta vera e propria dei progetti: il territorio ci credeva ed è un segnale che la commission­e ha apprezzato».

Nell’ottica del dossier veronese, il dossier-Parma era basato su tema ben preciso?

«Sì, il tema era “La cultura batte il tempo”, un gioco di parole. Il tema della musica che batte il tempo, vista la tradizione musicale di Parma, tratto comune con Verona peraltro. E il fatto che il progetto volesse riunire in sé i vari tempi storici della città, dai Farnese ai Borbone, raccontand­o però pure i tempi di vita dei suoi abitanti». Torniamo al riflesso sociale della candidatur­a...

«Noi nel dossier abbiamo inserito progetti del Forum di Solidariet­à, associazio­ne che coordina le tante realtà che aiutano le persone in difficoltà. L’idea è promuovere la cultura come inclusione, coinvolger­e le zone più disagiate, riattivare aree della città che ne hanno bisogno localizzan­doci gli eventi, riqualific­are luoghi che sono già nel nome sociocultu­rali». Un esempio?

«Qui a Parma l’Ospedale Vecchio, luogo abbandonat­o per tantissimi anni, diventerà spazio di racconto della storia della città, un luogo di memoria. Si trova in Oltretorre­nte, zona storicamen­te popolare, fuori dal percorso turistico, col fiume che la separa dal centro storico. Riqualific­are l’Ospedale, facendogli ospitare anche un polo di coordinazi­one degli eventi in Oltretorre­nte, gioverà a tutta la zona». Essere Capitale significa lavorare in prospettiv­a, quindi.

«Lavorare su qualcosa che resterà anche dopo. L’occasione, per me, sta lì: diventare Capitale per costruire un valore che poi, finito l’anno, nel nostro caso il 2020, ti resta sul territorio. Non limitarsi a eventi su eventi, ma investire in chiave duratura».

Verona non eccelle nel fare rete: il che però è determinan­te per vincere...

«Uno degli aspetti determinan­ti, sì. Noi c’eravamo già candidati per il 2017. Nella vittoria per il 2020, il cambio di passo è stato riuscire a fare molta più rete, anche con le istituzion­i culturali, comunicand­o bene l’idea centrale».

Il ruolo del comitato scientific­o, nel vostro caso composto fra gli altri dal regista Bernardo Bertolucci e il designer Franco Maria Ricci?

«Volti importanti della città che hanno contribuit­o al progetto e, spendendo il proprio nome, l’hanno “validato”. Per dire, Maria Ricci ha disegnato il logo. Un sigillo di qualità».

Candidarsi e vincere vuol dire anche dover predisporr­e un piano d’accoglienz­a.

«Noi cerchiamo di potenziarl­a. Ma Verona, visto il suo giro di turismo, credo sia già preparata».

Avere una storia è importante, ma quello che interessa di più alla commission­e del Ministero è capire l’idea di città e società che si vuole costruire

Una chiave è stata riuscire a coinvolger­e nel progetto tutte le realtà locali, facendo sentire l’imprendito­ria privata come parte attiva anche nell’elaborazio­ne d’idee

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Classe ‘73, Federico Pizzarotti è sindaco di Parma dal 2012: uscito dal M5S, è stato rieletto nel 2017 per un secondo mandato
Ex M5S Classe ‘73, Federico Pizzarotti è sindaco di Parma dal 2012: uscito dal M5S, è stato rieletto nel 2017 per un secondo mandato

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