Basket, boxe Quelle sfide nell’anfiteatro
Nel tempio della lirica le stelle di atletica, boxe, basket, volley e motori
Polisportiva Arena. Indirizzo, Piazza Bra. Discipline ospitate: atletica, pallavolo, pallacanestro, calcio, hockey, pattinaggio, lotta, pugilato, ciclismo, pallamano, tiro alla fune e non saremmo neanche a metà elenco. È un elenco di antiquariato. È l’Arena come l’abbiamo vista e fotografata. L’Arena che diventava stadio, o comunque contenitore di sport. E quindi anche di storie sportive, cioè - usando parole d’oggi - un altro tipo di extra-lirica. Tra fine Ottocento e anni Ottanta del secolo scorso, l’Arena è stata anche quel teatro lì. E adesso che l’idea torna a ronzare intorno a Palazzo Barbieri, la sensazione è quella di una Verona che riscoprirebbe una diapositiva antica.
Basta sfogliare un libro che all’Arena stile polisportiva, sì, ma a cinque stelle, ci ha dedicato quasi duecento pagine, «Stadium Arena», autore il giornalista scaligero Adriano Paganella. Per dire: Verona e la sua fertilità in quanto a campioni dell’atletica leggera? Ecco allora «l’importanza dell’Arena come veicolo promozionale dell’atletica stessa», una vetrina insomma, vedi il 25 febbraio 1906, giorno cui risale una vittoria nel lancio del disco di Alberto Masprone davanti a Guido Vivi ed Erminio Lucchi, presenti cinquemila spettatori. Sedici anni prima, invece, la prima vera corsa a piedi, all’interno dell’Arena, calendario del 1890. A inizio 900, in Arena, è attestato, dal canto suo, l’arrivo del tiro alla fune. Mentre a ben prima, 1883, risale il primo saggio ginnico. E se si parla di ginnastica bisogna parlare dell’11 aprile 1909, quando l’anfiteatro di Piazza Bra dava il benvenuto ad Alberto Braglia, stella alle Olimpiadi di Atene 1906 e Londra 1908. E il calcio? Eccolo lì. Ingresso in Arena il 18 febbraio 1906, una partita fra due squadre della Bentegodi, tremila persone a osservare dagli spalti, anni dopo ci avrebbe giocato anche l’Hellas, era tanto tempo fa e il pallone non aveva ancora monopolizzato i pensieri del Bar Sport.
Del ciclismo in Arena sono state viste e riviste le migliori fotografie. C’è quella di Francesco Moser che vince il Giro d’Italia del 1984, nell’ultima tappa a cronometro di Verona, con arrivo dentro il tempio della lirica. Una fotografia le cui radici affondano nel 1880, 14 marzo, il giorno - come ricorda Paganella nel suo libro - in cui veniva organizzata in Arena «una gara velocipedistica regolare» con il conte Stefano Galster fra i concorrenti. Avanti con i motori, allora? In Arena sono state disegnate gimkane per piloti dal piede sicuro, fra 1907 e 1951, e d’altronde dall’Arena stessa sono partite gare cui partecipava gente come Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari. Detto poi degli aerostati e del fatto che dall’Arena, un tempo, partirono spesso le ascensioni col pallone, c’è da ricordare il successo ch’ebbero i concorsi ippici, il primo datato 1898. Ma si è applaudito, tra quelle antiche mura romane, anche a lotta e pugilato. Cioè a numeri uno come Giovanni Raicevich, nel primo caso, o a guantoni locali come Giuseppe Zavarise e Mario Bandoria.
Tra le giovani leve del tifo della Scaligera Basket, poi, molti non erano ancora nati quando le italiane Simmenthal Milano, Ignis Varese, la jugoslava Jugoplastika e l’americana Gillette si contendevano in Arena un quadrangolare di pallacanestro: accadeva il 23 e 24 maggio 1972. Mentre accadeva il 23 maggio 1988 che, di fronte a 13mila spettatori, si affrontassero gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica della pallavolo. Vinsero gli Usa, come antipasto di quanto sarebbe successo pochi mesi dopo ai Giochi di Seul. Non possono restare fuori dalle citazioni, infine, hockey, pattinaggio, tiro a volo e paracadutismo. Perché quanto a sport, in Arena, s’è visto (quasi) di tutto.
Cartoline L’Arena ospitava anche ippica, tiro alla fune e hockey